Milano / Malpensa
"Grazie capitano; Gracias Javi"
- 09/05/2014 - 16:28
- Sport
Il giorno dei saluti. Si chiude un capitolo, se ne apre un altro. Ma più che di addio, in fondo, sarebbe giusto parlare di arrivederci, perché i campioni, quelli veri, quelli con la “C” maiuscola, anche se non saranno più in campo, continueranno sempre e comunque a rimanere stampati davanti agli occhi. Lo sanno bene i tifosi dell’Inter, lo sa (ne siamo certi) Javier Zanetti, per tutti solo ed unicamente “il capitano”. “C’è solo un capitano… un capitano; c’è solo un capitano…” il coro si leverà per l’ultima volta tra le mura amiche dello stadio San Siro sabato sera nell’anticipo serale contro la Lazio, la mitica maglia numero 4 là sulla fascia (se sarà durante la gara lo deciderà mister Walter Mazzarri, di sicuro in occasione del giro per i saluti), perché dopo 19 anni di nerazzurro (e 41 anni da compiere il prossimo mese di agosto) “Pupi” ha deciso di fermarsi. E inevitabilmente le immagini nelle menti e nei cuori sono tante, tantissime: l’arrivo, nel lontano 1995 (lui, un giovanissimo Zanetti che si presenta ad Appiano Gentile dimostrando fin da subito il carattere ed il temperamento del leader) o ancora i derby contro i cugini del Milan (la grinta che metteva ogni volta, un trascinatore nato anche quando purtroppo il risultato non era favorevole), il momento che diventa capitano dopo l’addio di Giuseppe Bergomi, il primo gol nel dicembre del 1995 contro la Cremonese e le altre reti (alcune fondamentali per il tricolore), fino alla prima coppa alzata al cielo (la coppa Uefa vinta con la Lazio nel 1998 a Parigi, con Gigi Simoni in panchina), ai primi scudetti con Mancini e ovviamente all’indimenticabile anno del triplete (2010) quando l’Inter di Mourinho riuscì a centrare contemporaneamente campionato, coppa italia e champions league. Ma Zanetti non è stato solo un fuoriclasse sul terreno di gioco: grande, infatti, il suo impegno nel sociale con la Fundaciòn P.U.P.I., organizzazione non profit che si occupa di fornire il necessario sostegno economico ai bambini disagiati ed alle loro famiglie nella zona di Buenos Aires, che lo stesso Javier ha creato con la moglie Paula. Campione, uomo, bandiera ed esempio, tutti assieme… “Grazie capitano”; “Gracias Javi”.
CAMILLO CEDRATI: "UN GRANDE ESEMPIO PER IL NOSTRO CALCIO"
Un anno, un anno e mezzo dal suo arrivo. La prima volta che il turbighese ed ex dirigente nerazzurro, Camillo Cedrati, ha conosciuto Javier Zanetti. “Subito ho capito che era un campione, ma prima di tutto un grande uomo - ricorda - Un condottiero, un leader, un punto di riferimento. In campo sapeva trasmetterti quella sicurezza che pochi sanno fare. Capiva subito se la squadra faceva fatica e riusciva a rimetterla a posto. Era un trascinatore nato. Se lo dovessi paragonare ad un calciatore dell’Inter del mio periodo in nerazzurro, dico Lothar Matthaus. Avevano entrambi qualità uniche. Spero rimanga come dirigente, il calcio ha bisogno di persone come lui”.
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