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sabato 27 luglio 2024 | ore 14:25

Approvato il nuovo PGT

Il progetto nelle parole del sindaco Christian Garavaglia e dell'assessore Marzia Artusi. Intanto, però, dalla Lega Nord è arrivato il voto contrario.
Turbigo - Approvato il nuovo PGT

Nessun ulteriore consumo di suolo pubblico sulle aree libere, garanzia per i cittadini dei diritti maturati di costruzione e incentivi per far partire i lavori sulle aree dismesse. Tre i pilastri, chiari e precisi, del nuovo PGT, approvato qualche settimana fa in Consiglio Comunale. Così, come chiari e precisi sono, contemporaneamente, gli obiettivi dell’Amministrazione turbighese in ottica presente, ma, soprattutto, futura. “Questo strumento – dice il sindaco Christian Garavaglia – pone le basi per il rilancio e lo sviluppo di Turbigo, con i requisiti per l’inserimento di nuove aziende, incentivi e sgravi economici per far ripartire le aree dismesse e rivitalizzare il paese. Ora tocca ai privati cogliere le opportunità e individuare la nostra realtà come possibilità di sviluppo”. Certamente un progetto importante, quello messo in campo dal primo cittadino e dal suo gruppo, con l’iter, avviato nel 2007 (dando l’incarico all’architetto Giuseppe Minei, tecnico della Scarl Navigli) e, adesso, diventato realtà, grazie anche al sostegno ed al coinvolgimento della stessa popolazione. “I cittadini – spiega l’assessore all’Urbanistica Marzia Artusi – hanno avuto l’opportunità di esprimere, attraverso un questionario, suggerimenti e criticità. Rendere partecipi i turbighesi ed i professionisti, con assemblee pubbliche e vari incontri per approfondire i differenti aspetti, un’idea che abbiamo sposato a pieno, fin dall’inizio. In parallelo, la fase pensata per le osservazioni, anche lei davvero ampia e senza termini perentori di chiusura”. Idee chiare e precise, come detto, nel nuovo PGT, che ha il suo punto di forza nel blocco dell’espansione su aree libere, con l’assoluto azzeramento di consumo di suolo. “Il Piano di Governo del Territorio – continua Artusi – è uno strumento aperto ed elastico, che ha lasciato aperte le definizioni realizzative di alcuni ambiti senza delineare uno sviluppo univoco per individuare il miglior intervento in base alle esigenze della comunità. Sono state, inoltre, trovate peculiarità e presenze del territorio da preservare e particolare attenzione è stata data alle zone dismesse, con l’obiettivo di favorirne il rilancio, in particolar modo partendo dallo sgravio degli oneri per le aree dismesse e l’edilizia di qualità (ove è previsto il risparmio energetico)”.

"SONO STATE FATTE LE VALUTAZIONI?" LA LEGA VOTA CONTRO
Un PGT che ‘vola alto’. L’ha ribattezzato così la Lega Nord, la stessa Lega che, ieri così oggi, continua a ribadire la sua contrarietà ad un progetto che guarda sì al paese, ma non certo alla realtà dei fatti. “Sono stati introdotti Piani Strategici che prevedono insediamenti universitari - dice Massimo Vezzani, consigliere di minoranza del Carroccio - Si progetta la trasformazione di Turbigo in paese a vocazione turistica, si pensa a ridisegnare completamente l’assetto del centro cittadino, spostando case ed aziende esistenti da oltre un secolo per armonizzare il potenziamento delle ferrovie. Insomma si ragiona ‘in grande’, ma non ci si preoccupa di ciò di cui il territorio ha bisogno. Azioni concrete e reali, non valutazioni, sicuramente ambiziose, ma che devono essere riviste e riaffrontate, anche in conseguenza di scenari che, nel frattempo, sono cambiati”. Turismo, housing universitario, potenziamento delle ferrovie, prima però bisognerebbe concentrarsi sul confronto, diretto, con il paese ed i turbighesi. “Bene una sede universitaria distaccata (laddove ci sono i Magazzini Generali Doganali, nonostante l’area sembra lungi dall’essere in fase di dismissione, nè tantomeno niente fa presagire ad un’imminente riconversione di tale zona; perciò si tratta di un progetto non realizzabile nei tempi di validità, 5 anni, del PGT), ma si sono fatte le necessarie analisi in merito - continua - Quindi, la vocazione turistica: una visione, che a nostro avviso, non trova riscontro nella realtà esistente. Ci si è posti il problema di capire quali ricadute economiche ed occupazionali tale scelta comporterebbe? Ci sono aree dismesse, c’è un paese che deve essere risollevato, che vuole tornare a vivere, o meglio, a rivivere. Ancora la delicata questione delle ferrovie, inizialmente pensata quale supporto all’aeroporto di Malpensa (con treni passeggeri) e, oggi, invece che, dopo il cambiamento dello scalo della provincia di Varese, vede in prima linea il trasporto merci. Si è pensato a tutto questo? Alle conseguenze future, al fatto che a soli 30 metri dalla linea ferrata c’è una scuola?

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