Milano / Malpensa
In Italia avanza la povertà
La fotografia ‘scattata’ dalla Caritas con il tradizionale rapporto sulla povertà in Italia è un’immagine purtroppo ‘in bianco e nero’ di un Paese in declino. La diapositiva più immediata è in un numero: 13,8%, la percentuale degli italiani in povertà secondo il rapporto legato al 2010 (ma vista l’evoluzione, sarà difficile aspettarsi un 2011 migliore, anzi). Sono questi i veri ‘indignati’, che vorrebbero un lavoro ma non gli viene offerto. Il rapporto, presentato lo scorso lunedì, è particolarmente preciso: “Un titolo che nasce da una semplice, ma non scontata considerazione: alle persone che vivono in condizioni di povertà si pensa solo in termini di insufficienti risorse economiche, ignorando che esiste tutta una serie di altre privazioni che peggiorano lo stato di precarietà e ne impediscono il superamento. Il diritto alla casa, al lavoro, alla famiglia, all’alimentazione, alla salute, all’educazione, alla giustizia, pur tutelati dalla Costituzione italiana, sono i primi a essere messi in discussione e “negati”. Nel 2010 la povertà relativa è aumentata, rispetto all’anno precedente, tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9 al 29,9%), tra le famiglie monogenitoriali (dall’11,8 al 14,1%), tra i nuclei residenti nel Mezzogiorno con tre o più figli minori (dal 36,7 al 47,3%) e tra le famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro (dal 13,7 al 17,1%). Ma la povertà è aumentata anche tra le famiglie che hanno come persona di riferimento un lavoratore autonomo (dal 6,2 al 7,8%) o con un titolo di studio medio alto (dal 4,8 al 5,6%). Andando agli stranieri in Italia, il 60,1% di loro non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 euro.
GUARDIAMO DA VICINO ALCUNI DEI DATI PIU' SIGNIFICATIVI:
- Risultano in povertà 8 milioni e 272 mila italiani (13,8%)
- In povertà assoluta 5,2 % degli italiani (3 milioni e 129 mila)
- Le persone ‘impoverite’ sono il 25% della popolazione
- Su 16 milioni di pensioni Inps, il 50% ha assegni inferiori a 500€
- Sui 27 Paesi dell’Unione Europea a rischio povertà 114 milioni di persone, di cui quasi 15 milioni risiedevano in Italia.
- L’occupazione è diminuita di 153 mila unità (-0,7%)
- La disoccupazione di lungo periodo è passata da 44,4% a 48,4%
- La retribuzione media dei lavoratori atipici è di 336 euro mensili
- Le donne, a pari livello, guadagnano il 16,8% meno degli uomini
- In Italia lavorano il 47% delle donne (60% in Francia)
- La disoccupazione giovanile è al 27,8% (+ 2,4% rispetto al 2009)
I 'NUOVI POVERI': MOLTO SPESSO SONO PROPRIO GLI ITALIANI
(DI ALESSIO BELLERI) C’è chi li ha già ribattezzati i ‘nuovi poveri’. Perché, se fino a qualche tempo fa erano soprattutto gli extracomunitari, ma anche le popolazioni rom, che arrivavano in Italia a doversi confrontare con la triste realtà della sopravvivenza, oggi, invece, di questi gruppi sono entrati a farne parte diversi italiani. Padri e madri di famiglia, giovani ed anziani senza più nulla, una casa, un letto e neppure un piatto con cui sfamarsi. Numeri e dati allarmanti quelli che arrivano dalla mensa dei poveri, che dal luglio del 2003 è attiva nella parrocchia di Santa Teresa a Legnano, e dove, ogni giorno, è un vero e proprio ‘via vai’ di gente. Tanti cittadini stranieri, come detto, però, anche diversi nostri connazionali. “Da quando abbiamo aperto – dicono dalla struttura – la presenza di italiani qui da noi è cresciuta in maniera significativa. Tanto che, in questo momento, possiamo dire che la percentuale di richieste è praticamente alla pari (50% da entrambe le parti)”. Un servizio costante, che i volontari legnanesi, senza il cui impegno ed aiuto tutto ciò non sarebbe stato possibile, garantiscono, in maniera puntuale, durante tutto l’anno, la mattina, dalle 11 alle 12, offrendo a quanti si recano nella struttura un primo, un secondo con contorno, frutta, dolce e bevande, il necessario, in quantitativo calorico, a trascorrere la giornata. “Nella maggior parte dei casi – continuano responsabili e volontari – sono, principalmente, le famiglie rom a trovare nella mensa un punto di riferimento (mamme e papà, molto spesso anche con bambini), quindi i cittadini nord africani (loro sono, per lo più, ragazzi tra i 20 ed i 30 anni), infine gli italiani, soprattutto persone sopra i 40 anni di età”.
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