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mercoledì 25 dicembre 2024 | ore 21:07

Violenza a scuola: "Episodi oggi più gravi"

La violenza nelle scuole è un fenomeno in preoccupante aumento. La cronaca porta alla luce, purtroppo, sempre più casi: ne abbiamo parlato con Luciano Marzorati.
Territorio / Scuole - Un momento dell'intervista

La violenza nelle scuole è un fenomeno in preoccupante aumento. La cronaca porta alla luce sempre più casi, i quali hanno attirato e attirano l’attenzione anche del Ministero dell’Istruzione. Il nostro territorio, per altro, è stato protagonista di casi purtroppo eccezionali: abbiamo raccolto le opinioni di Luciano Marzorati , già docente ed ex dirigente scolastico dell’Istituto Torno di Castano Primo. Professore, ritiene che la situazione sia peggiorata così tanto rispetto al passato? La cronaca degli ultimi mesi ci mette di fronte a episodi di una gravità inusuale. Mi riferisco al caso dell’insegnante di lettere dell’Istituto Alessandrini di Abbiategrasso la quale è stata pugnalata alle spalle con ripetuti colpi da un suo studente nello scorso maggio. A mia memoria non si era mai verificato un episodio così grave nelle nostre scuole. Non saprei dire se questo caso è il sintomo di un vero peggioramento della situazione, se è solo la ‘punta d’iceberg’ di una situazione che andrà ancora peggiorando oppure se è da riferirsi solo alla difficile storia educativa di un ragazzo vittima di un disagio particolare. Dobbiamo però cercare di inquadrare la situazione nel nostro contesto storico: credo che oggi molte figure professionali vengano incolpate personalmente delle carenze del sistema cui appartengono, quali il sistema sanitario o quello scolastico. Le aggressioni ai medici sono preoccupantemente aumentate, e così le aggressioni di alunni e genitori nei confronti di docenti e presidi: i professionisti diventano di fatto dei capri espiatori dei problemi generali. Oggi la scuola ha delle difficoltà a dare delle risposte e delle proposte che esulino dal mero compito di istruzione verso una dimensione più ampia, psicologica, emotiva e educativa. Nella sua carriera, quali problemi ha dovuto affrontare? Ha mai vissuto episodi particolarmente violenti? Nella mia carriera ho dovuto affrontare principalmente due problemi: il vandalismo e il bullismo. Al bullismo ho cercato di far fronte facendo capire ai miei studenti che oltre certe linee di demarcazione non si può evitare una sanzione: credo che una reprimenda sia fondamentale per far capire a ciascuno studente le gravità dei suoi comportamenti. Dall’alto poi del Ministero dell’Istruzione è arrivata di recente l’indicazione del ministro Valditara che propone di arginare il vandalismo facendo pagare le spese direttamente agli alunni coinvolti, ai quali sarebbe anche assegnato il 5 in condotta con conseguente bocciatura. Quando ero preside dell’istituto Torno poi si verificò un grave episodio: un pestaggio nel piazzale esterno dell’istituto. Quello che però più mi colpì fu il fatto che dei molti presenti alcuni si preoccuparono in primo luogo di registrare la scena con i cellulari. La mia opinione è che in realtà la violenza a scuola non sia certo una novità: anche in passato, posso assicurarlo, si verificavano eventi violenti. Oggi però sembra che sia aumentata piuttosto la gravità dei fatti che la frequenza: vedo più disagio nei nostri giovani, un disagio che non può non riversarsi in atti violenti. In qualunque caso ogni episodio merita di essere capito e analizzato nelle sue componenti: anche il bullo merita di essere compreso e accompagnato con un percorso specifico. Quali soluzioni crede possano migliorare il problema della violenza a scuola? Credo che l’istituzione del docente tutor,sia un’ottima opportunità per migliorare la situazione. I docenti tutor, oltre al lavoro didattico ‘classico’, devono farsi carico del tutoraggio individuale di una serie di studenti: questo porterebbe a un miglioramento sicuro delle situazioni di peggior disagio. Prendo atto del fatto che oggi presso molte scuole siano offerti servizi di consulenza psicologica, ma dalla mia esperienza ho capito che chi conosce meglio le dinamiche emotive degli alunni sono proprio i docenti. In questo senso spero che possano essere attivati percorsi ad hoc per formare le figure dei tutor e che il progetto non rimanga sulla carta”.

I DATI DEL MINISTERO: 26 CASI DA SETTEMBRE
I dati delle violenze nel mondo della scuola sono effettivamente preoccupanti. La cronaca si arricchisce ogni settimana di nuovi casi: aggressioni a presidi, insegnanti e collaboratori, oltre a violenze e bullismo tra gli studenti stessi. La situazione è sotto gli occhi anche del Ministero di viale Trastevere. Il ministro Valditara, intervenendo a riguardo dell’aggressione subita dal preside Marco Cesario a Taranto, ha esposto alcuni dati particolarmente preoccupanti: i casi di violenza nell’ultimo anno scolastico sono stati 36 e già 26 da settembre. Valditara, poi, ha riportato un aumento significativo delle aggressioni da parte dei familiari degli studenti, a conferma di un deterioramento nel rapporto tra scuola e famiglia (+111 da parte degli genitori, -11 da parte degli alunni). Per cercare di arginare il fenomeno, attualmente è in discussione alle Camere un disegno di legge che aumenta le pene per chi aggredisce il personale scolastico, inclusi presidi e collaboratori: dagli attuali cinque anni per aggressione, a sette anni e mezzo, e da tre a quattro anni e mezzo per oltraggio. Inoltre, la legge mira a istituire la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, da celebrarsi ogni anno il 15 dicembre. Un modus operandi, quello di aumentare le pene, che però troppo spesso si rivela inefficace: chi compie atti violenti di certo non lo fa regolando la propria ira in funzione dell’asprezza delle eventuali pene. È necessario piuttosto un vero e proprio intervento di natura educativa-psicologica di larga scala, che riesca a intercettare fin da subito le avvisaglie di violenza e accompagni gli studenti con percorsi psicoterapeutici che insegnino tecniche e buone norme per regolare le proprie emozioni.

VIOLENZA NELLE SCUOLE: L'OPINIONE DI MARZORATI

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