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domenica 28 luglio 2024 | ore 04:17

"L'Ospedale deve fare rete con il territorio"

Emergenza Covid e riforma sanitaria, intervista al direttore UOC di Medicina Interna di Legnano Antonino Mazzone. Tanti gli spunti, dalla gestione emergenziale agli Ospedali di Comunità.
Legnano - Ospedale, il dott. Antonino Mazzone

Dall’Ospedale ‘elastico’ alle ricerche sullo sviluppo degli anticorpi dopo il contagio da Covid, ma anche la riforma sanitaria e gli Ospedali di Comunità. Il dottor Antonino Mazzone, direttore dell’UOC di Medicina Interna di Legnano si racconta in una lunga intervista con la nostra testata. “Partiamo con le buone notizie, dopo diverse settimane inizia ad alleggerirsi la pressione sui Pronto Soccorso e sui reparti per i pazienti affetti da coronavirus - ci spiega il dottor Mazzone - il nostro Ospedale, anche perchè nuovo e tecnologicamente avanzato, ha saputo ancora una volta reagire benissimo all’emergenza, con una modalità ‘elastico’ che ha permesso di convertire diversi reparti a seconda delle situazioni. Basti pensare che l’ex medicina d’urgenza, malattie infettive e medicina A e B Covid sono ora ancora reparti per coronavirus, ma la capacità organizzativa ha permesso di tenere operativi anche alcuni reparti ‘puliti’. In questo ultimo periodo uno dei reparti è dedicato a pazienti con patologie ma a cui viene riscontrata la positività, ma con questa suddivisione si possono gestire anche queste tipologie di pazienti”. Questi due anni, sì, perchè anche a Legnano tutto iniziò intorno al 20 febbraio 2020, hanno radicalmente cambiato tutto: “Oltre che a riprogrammare continuamente le attività, spesso purtroppo rallentando le cure ordinarie, è cambiato molto anche il modo di lavorare e vivere l’ospedale. In fondo la ‘terapia intensiva’ è il reparto che è rimasto più uguale a sè stesso, pazienti gravi non covid, covid ora, ma con le stesse procedure e casistiche. Invece nelle medicine, sia medici che infermieri seppur non specializzati si sono dovuti re-inventare a gestire reparti di sub-intensiva. Oggi (26 gennaio, ndr) abbiamo ancora 25 caschi da gestire, non sono pochi. La loro grande disponibilità e professionalità ha permesso di coprire anche le malattie, il bisogno di più assistenza, i salti di riposo per assistere tutti. Spiace che spesso la gente non si renda conto di questo sforzo e anche a livello legislativo non venga riconosciuto”. Ma se il Covid si spera sia un’emergenza che andrà a ridursi è il mondo della sanità che deve re-inventarsi: “In queste settimane si parla spesso di mancanza di medici di base, ma in realtà mancano medici anche negli ospedali - commenta Antonino Mazzone - gli specialisti è difficile trovarli e tanti concorsi vanno a vuoto. Ora si parla di riforma, di Ospedale di Comunità, ecc, ma servono idee e risorse. I fondi ora potrebbero arrivare dal PNRR ma vanno spesi bene: pensate che il 20% dei nostri pazienti potrebbe essere gestito sul territorio, vorrebbe dire meno posti letto occupati e meno costi. Son persone con bisogni cronici che tornano per il ricovero anche più volte l’anno, serve una svolta e un approccio diverso. Noi abbiamo avviato da tempo la telemedicina e la digitalizzazione, spero che con la riforma si riesca a lavorare davvero in rete con i medici di base e le strutture nei paesi, lasciando agli Ospedali le urgenze e gli interventi più specialistici. Aggiungete che, per conformazione territoriale, nei nostri Ospedali (Abbiategrasso, Cuggiono, Legnano e Magenta) arrivano il 25% di pazienti da fuori zona (Varesotto, Brianza, ecc) e capite il carico di lavoro che si possa avere”. Quantità, ma anche qualità: “Proprio in questi giorni è uscita una ricerca su una prestigiosa rivista scientifica a firma di Gaetano Zizzo, Antonio Tamburello, Laura Castelnovo, Antonella Laria, Nicola Mumoli, Paola Faggioli, Ilario Stefani e me - spiega - Antonino Mazzone - ma anche noi stiamo facendo studi sugli anticorpi che si sviluppano dopo aver fatto il Covid. Io personalmente ho sempre sostenuto il fatto, come fanno in Svizzera, di fare indagini anticorpali prima di vaccinare chi ha contratto la malattia, ma i protocolli nazionali non vanno sempre così... invece affermo con soddisfazione che nei nostri reparti abbiamo sempre curato con monoclonali e antivirali dedicati con grandi risultati. Curare e fare indagini è fondamentale per la medicina”.

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