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LIUC: 30 anni verso il futuro

La LIUC taglia il traguardo dei suoi primi 30 anni e lo fa parlando di futuro, precisamente di “Un futuro che non è più quello di una volta”.
Scuole - LIUC: 30 anni

La LIUC taglia il traguardo dei suoi primi 30 anni e lo fa parlando di futuro, precisamente di “Un futuro che non è più quello di una volta”, con l’intervento di Gian Carlo Blangiardo, Presidente dell’ISTAT, davanti a una platea di oltre 500 persone radunate oggi, martedì 28 settembre 2021, presso l’Hangar SEA Prime di Malpensa per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2021/22 dell’Ateneo. Al centro della ricca prolusione di Blangiardo, i temi demografici e in particolare il tema dell’aspettativa di futuro. Il presidente ha ricordato che Istat determina le aspettative di vita per ogni età (distintamente per sesso) e le presenta nelle cosiddette "tavole di mortalità" (nell’occasione odierna sono stati presentati i dati relativi alla provincia di Varese). Sono state affrontate le correlazioni esistenti fra l’aspettativa di vita e i diversi livelli di istruzione: a conferma che anche studiare aiuta a vivere più a lungo, infatti, un Mario Rossi 52enne con laurea vede allungarsi la propria vita di 3 anni e 7 mesi rispetto a un Mario Rossi al livello più basso di istruzione. Ma cosa accade se proviamo a parlare del patrimonio di futuro di tutti, ovvero la popolazione, e non del singolo individuo? “Al 1° gennaio 2021 – ha detto Blangiardo - a modello di sopravvivenza del 2019 invariato, il patrimonio di futuro dei (all’epoca divenuti) 59 milioni e 258 mila residenti nel nostro Paese scende a 2 miliardi e 333 milioni di anni vita: 39 anni e 139 giorni pro capite. Si sono persi nel complesso 28 milioni di anni-vita che equivalgono a 76 giorni di vita pro-capite. La quota in età attiva scende al 53,4% e quella in età pensionistica sale al 42,2% (poco più di 79 da pensionati per ogni 100 da lavoratori). Mantenendo stabili i livelli di sopravvivenza del 2019, unicamente per il cambiamento nella struttura della popolazione si perderebbero tra il 2021 e il 2030, secondo previsioni realistiche, circa 216 milioni di anni-vita in termini assoluti; equivalenti a poco più di due anni a livello pro-capite: da 39,38 a 37,30. Il rapporto (modello «Rating») tra anni di pensione e anni di potenziale lavoro salirebbe dal 79% del 2021 al 85% del 2030”. Il paradosso è, dunque, che si delinea sempre più futuro per ognuno di noi singolarmente, ma sempre meno per tutti noi, insieme. Ma come intervenire sulla tendenziale erosione del nostro patrimonio demografico? Come si costruisce il futuro di un popolo? “Oltre a contenere le poste negative legate ai livelli di sopravvivenza e ai flussi di emigrazione – ha detto Blangiardo – occorre saper agire su quelle positive, vale a dire operare sul fronte dell’immigrazione e, soprattutto, della frequenza annua di nascite. In altri termini, si tratta di agire sulle due componenti che sono direttamente associabili al concetto di “PIL demografico”, un’invenzione un po’ provocatoria scaturita dall’idea di poter attribuire ad ogni evento demografico capace di generare anni-vita di futuro il significato di produttore di un “bene” il cui valore, per l’appunto, si esprime e si misura nei termini degli anni creati (il PIL demografico)”. Due dati per dare un’idea concreta del fenomeno: le stime sull’intervallo 2020 – 2040 ci prospettano una variazione del PIL del - 6,9% a fronte di 4.104.000 residenti in meno. Nelle parole del Rettore Federico Visconti, inevitabile il riferimento alla complessa quanto sfidante gestione dell’attività accademica durante la pandemia: “L’Università – ha detto - è un contesto formativo ed educativo che vive di relazioni interpersonali. Sono quelle che nascono nelle aule, nei laboratori, nelle biblioteche, nelle residenze. Su tutte, sono quelle tra docenti e studenti. Il lockdown ha scatenato sul sistema di relazioni tradizionali una sorta di tsunami, fatiche operative e disagi psicologici compresi nel pacchetto. Riletto a caldo, è stato un periodo che lascia in eredità delle “buone prassi”. Tensione all’innovazione, lavoro in team, apprendimento continuo, hanno efficacemente sostenuto la migrazione dell’attività didattica dalle quattro mura di un’aula ad un contesto virtuale. Ma a bilancio vanno messe anche “cattive pratiche”. Ad esempio, l’aver smarrito la dimensione formale, estetica, simbolica, di quanto si stava facendo. Una lezione in un’aula è un conto, davanti a un computer è un altro. Un esame e una seduta di laurea idem. Il messaggio è chiaro e forte: dopo tre semestri condizionati dalla pandemia, bisogna tornare a fare Università”. I valori fondanti della LIUC “non contemplano né visioni miopi né azioni deboli - ha ricordato il Rettore - proprio per questo, l’Università è attivamente impegnata in un’opera di costruzione orientata al futuro. Serviranno piedi per terra, disciplina istituzionale, progettualità sfidante, investimenti forti e sguardo lungo". Altro passaggio saliente della ricca relazione del Rettore, che ha toccato i principali “cantieri” attualmente aperti alla LIUC, quello dedicato all’andamento delle iscrizioni: “E’ opportuno ricordare che le immatricolazioni sono cresciute di circa il 10% nel periodo 2019-21 e di oltre il 45% nel periodo 2017-21. Anche per l’anno accademico 2021-22 si sta configurando, con largo anticipo rispetto al passato, il raggiungimento del tetto delle iscrizioni deliberato dal CDA. Attualmente, la popolazione studentesca è di circa 2.900 studenti”. Dal canto suo, il presidente della LIUC, Riccardo Comerio, ha ricordato le origini dell’Ateneo: “La LIUC rappresenta l’unico Ateneo italiano voluto, fondato e direttamente gestito da un’Associazione imprenditoriale, creato per offrire una formazione il più possibile aderente alle richieste del mondo aziendale. Trent’anni fa, è stata un’iniziativa del tutto coraggiosa e visionaria, volta a colmare un vuoto allora presente nel panorama formativo italiano. Di questo dobbiamo ringraziare la volontà di oltre 300 imprenditori di UNIVA e dell’Alto Milanese. Appena 26 mesi dopo l’avvio del progetto, nell’ottobre del 1991, hanno avuto inizio le attività accademiche. Il 3 settembre 1999, grazie a un’operazione di project financing per un intervento di ristrutturazione e adattamento funzionale, era pronta anche la nuova Residenza Universitaria, all’interno dello stesso Campus. Adesso, dopo 30 anni, LIUC rimane un punto di incontro tra Università, imprese e territorio.
Siamo partiti con poco più di 200 matricole nel 1991 e ora abbiamo oltre 1.000 nuove immatricolazioni”. Tra le priorità per l’immediato futuro, come riportato dal Presidente, un ulteriore impulso alle attività legate alla sostenibilità: la LIUC, infatti, aderisce alla RUS (la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile), ma ha anche avviato in collaborazione con UNECE (United Nations Economic Commission for Europe), un innovativo Centro di Eccellenza sulla finanza sostenibile per le infrastrutture e le smart cities. Esposto durante l’Inaugurazione un medaglione in gesso, con il ritratto di profilo di Carlo Cattaneo, realizzato da Paolo Troubetzkoy, scultore impressionista, donato alla LIUC dalla famiglia Mona (dell’azienda Secondo Mona) in occasione del trentennale.

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