Milano / Malpensa
Evacuate 2700 persone
- 25/08/2021 - 10:28
- Attualità
Ad oggi, dall'Afghanistan "abbiamo evacuato tutti gli italiani che ci hanno chiesto di lasciare il Paese, rispondendo alla comunicazione inviata dall'Ambasciata. Abbiamo portato in Italia quasi 2.700 afghani, principalmente collaboratori delle istituzioni italiane, a partire dal nostro contingente militare, e loro familiari". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenendo sulla crisi afghana e sui suoi sviluppi davanti alle Commissione riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. "Un numero destinato a crescere, considerati circa mille afghani già in sicurezza in aeroporto e previsti imbarcarsi sui prossimi voli italiani", ha aggiunto.
"La nostra presenza congiunta, con l’ambasciata italiana a Kabul, l’agenzia di cooperazione allo sviluppo, le organizzazioni non governative e il nostro contingente a supporto di queste attività, ha consentito di poter svolgere numerosi progetti a sostegno delle donne e per la scolarizzazione dei bambini, per la costruzione di pozzi, scuole, strade e reti elettriche - ha rivendicato il titolare della Farnesina - Li abbiamo realizzati con un approccio unico al mondo, quello che tutti definiscono l’'Italian Way'. Voglio ringraziare ogni singolo operatore italiano per il lavoro fatto e per il lavoro che sta ancora facendo in quell’area".
"La messa in sicurezza di quanti hanno collaborato a vario titolo con la comunità internazionale e di personalità che si sono esposte a favore dei diritti umani e civili è un dovere morale e deve rimanere al centro dei nostri sforzi", ha detto ancora. "La crisi in Afghanistan è tanto drammatica quanto complessa. Non vi sono risposte immediate né facili. Ma una cosa è certa: abbiamo il dovere morale di non voltare le spalle al popolo afghano", ha rimarcato il titolare della Farnesina.
"A tempo debito, non potremo e non dovremo esimerci - come Occidente, come Europa, come Nato - da una riflessione approfondita sulle lezioni da apprendere. Una riflessione che deve partire dal riconoscimento obiettivo delle nostre responsabilità, ma anche dalla consapevolezza di non essere stati in Afghanistan invano", ha detto ancora il ministro, secondo il quale "la fragilità delle istituzioni afghane, la liquefazione istantanea delle forze armate locali, l'inaffidabilità delle previsioni sulla loro tenuta sono sotto gli occhi di tutti. Ma è anche vero che in questi 20 anni abbiamo contribuito a mantenere la stabilità regionale, contrastare il terrorismo, favorire più istruzione, diritti e libertà per il popolo afghano. È proprio questa consapevolezza a spronarci a fare il possibile perché quei diritti non vengano ora brutalmente cancellati".
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