Milano / Malpensa
Assuefatti all'orrore
- 26/05/2021 - 09:56
- Post Scriptum
Se nemmeno l'immagine di piccoli corpi abbandonati dal mare sulla spiaggia smuove le nostre coscienze forse qualcosa non va. Assistiamo da tanti, troppi, anni agli orrori dei naufragi di migranti disperati in cerca di futuro verso l'Europa, ma spostiamo mentalmente il problema solo al raginamento: dove li mettiamo? Perchè accoglierli ancora? Come se nascere da una parte o dall'altra del mondo sia davvero solo fortuna e cambi le persone. La pandemia di questi due anni forse ci ha resi anche più ciechi di fronte alle tragedie, ma non possiamo accettare quanto visto e successo in Libia.
Ma cosa è accaduto?
Secondo Oscar Camps, fondatore di Open Arms, che ha ottenuto le immagini da operatori locali, i naufraghi senza vita “sono stati abbandonati su una spiaggia a Zuara, in Libia, per più di 3 giorni".
Da lontano sembra una piccola duna di sabbia. Di quelle che lascia la risacca dopo l’alta marea, quando il mare si ritira e sulla battigia restano detriti o mucchi di alghe. Erano bambini, invece. Un corpicino, probabilmente una neonata, è quasi del tutto seppellito. Indossava una tutina a fiori.
Li ha riportati il mare dopo giorni alla deriva. Almeno tre corpi, e poco lontano i resti di un gommone dai tubolari oramai sgonfi. E’ quel che resta di un naufragio, di altre vite perdute senza che alcuno abbia mosso un dito. I morti potrebbero essere decine. E chissà se le correnti li depositeranno da qualche parte.
Secondo Oscar Camps, fondatore di Open Arms, che ha ottenuto le immagini da operatori locali, i naufraghi senza vita “sono stati abbandonati su una spiaggia a Zuara, in Libia per più di 3 giorni. A nessuno importa di loro". Altre fonti, tra cui la giornalista Nancy Porsia, hanno spiegato che appena rinvenuti sulla spiaggia i cadaveri sono stati presi in consegna dalle autorità che si occuperanno della sepoltura e di conservarne i dati essenziali per una eventuale identificazione.
Comunque siano andate le cose dopo il naufragio, quei corpi sono una prova di reato. «I governi europei, e anche molta informazione, dicono spesso che queste persone "sono morte". In realtà, sono state "fatte morire". Non si tratta di "incidenti" o di "disgrazie" imprevedibili. L'Europa ne dovrà rispondere. Perché queste tragedie si ripetono sotto lo sguardo delle autorità nel Mediterraneo».
Per il fondatore dell’organizzazione di salvataggio spagnola questa ennesima tragedia è il frutto delle politiche “che hanno indotto i governi a negoziare con la mafia libica e così facendo hanno legittimato le organizzazioni criminali, in cambio di qualche barile di petrolio in più e di qualche migrante in meno. Senza chiedere in cambio neanche il minimo rispetto dei diritti umani». E ora l’aumento delle partenze è anche il frutto di quella “trattativa”, con i trafficanti “che alzano il prezzo”, conclude alludendo alle iniziative intavolate per frenare le partenze.
(fonte Caritas Ambrosiana)
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