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domenica 28 luglio 2024 | ore 01:13

"No alla chiusura della filiale"

I toni sono garbati, ma fermi. E mirano verso un concetto chiaro: no alla chiusura della filiale di Banca Intesa San Paolo di Sant'Ilario. Il sindaco di Nerviano portavoce dei cittadini.
Territorio - Banca (Foto internet)

I toni sono garbati, ma fermi. E mirano verso un concetto chiaro: no alla chiusura della filiale di Banca Intesa San Paolo di Sant'Ilario. Il sindaco di Nerviano Massimo Cozzi si fa portavoce di una protesta color preoccupazione che sale dai cittadini residenti, oltreché nella frazione nervianese, anche in quelle di Garbatola e Villanova e pure nel capoluogo e a Cantalupo di Cerro Maggiore. "E' evidente - scrive rivolgendosi all'ufficio reclami dell'istituto bancario - che sta completamente venendo a mancare la funzione sociale che ricopre la filiale di una banca nella frazione, privilegiando esclusivamente il capitale economico e dimenticandosi di tutto il resto". Cozzi si dice deluso perchè, afferma, "Ci saremmo aspettati ben altra attenzione e rispetto per il territorio". Il primo cittadino del Municipio dell'ex monastero degli Olivetani ci va giù ancora più duro sostenendo che "La popolazione nervianese ritiene irrispettoso l'atteggiamento nei confronti di uno dei Comuni demograficamente ed economicamente più importanti della Città Metropolitana di Milano". E prosegue rilevando come la chiusura dello sportello, pur potendosi inquadrare in un'opera di razionalizzazione economica della banca, finisca per riversare sui cittadini una cascata di disagi. "Con questa chiusura - sostiene - aumanta l'handicap commerciale dei territori decentrati, con imprese costrette a rimodulare la loro organizzazione entro un quadro più complesso e meno snello". A finire nella morsa del disagio, rileva Cozzi, sarà soprattutto la popolazione con i capelli bianchi "che sarà privata della residua autosufficienza nella gestione del proprio patrimonio, dato che la banca, grazie anche alla disponibilità dei suoi addetti e alla sua presenza, è per molti un autentico presidio". E conclude: "La scelta di chiudere la filiale e disattivare l'ultimo Atm è la dimostrazione del fatto che la ricchezza prodotta dagli individui e dalla comunità, cui questi appartengono, si sposta in una logica e in un altrove indefinito". E si pone una serie di domande: "chi prenderà il posto delle banche nei territori rimasti orfani di queste ultime?". E ancora, "chi si potrà l'obiettivo di assicurare la piena inclusione finanziaria della cittadinanza anziana e non, chi riuscirà ad attrarre e redistribuire la ricchezza prodotta in loco verso nuove imprese, startup e servizi di interesse pubblico e privato?". Cozzi auspica, quindi, un ripensamento da parte dell'istituto bancario nel non lasciare un territorio privo di un servizio di primaria importanza per la collettività che vi risiede.

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