Milano / Malpensa
Obama - Hillary: i ‘Repubblicani’ cercano il leader
- 12/01/2008 - 19:28
- Attualità
Una sfida all’ultimo voto. Se il primo mandato di George W. Bush si è aperto con una vittoria contata su poche centinaia di voti in Florida, il primo presidente del ‘dopo-Bush’ sarà eletto dopo una campagna elettorale decisamente sorprendente. Al momento non risulta ancora chiaro quali saranno i contendenti finali: se tra i repubblicani vi è tra i favoriti John McCain (aspettando la discesa in campo di Rudolph Giuliani, ex Sindaco di New York), tra i democratici si è riaperta la sfida per la leadership. Nell’Iowa aveva vinto infatti con un notevole distacco il primo candidato di colore Barack Obama, facendo ritenere ai principali media chiusa la partita, ma le primarie nel New Hampshire hanno rilanciato in maniera sorprendente Hillary Clinton (che nel caso venisse eletta sarebbe la prima Presidente donna per gli Stati Uniti). Sondaggisti e commentatori tv l'hanno subito ribattezzata “la vittoria da effetto lacrime”, forse per coprire il flop clamoroso delle loro previsioni completamente sbagliate. La vittoria di Hillary è arrivata in larga misura grazie alle donne, di ogni età e ceto sociale, che hanno fatto quadrato attorno a lei in nome della solidarietà femminile. In uno stato dove molte di loro sono al vertice, hanno votato per Hillary il 47 per cento delle elettrici, a differenza di quanto avvenne in Iowa, quando la defezione del gentil sesso la fece arrivare terza, dietro Obama e John Edwards.La sfida entra ora nella fase più ‘calda’ con la ripresa dei dibatti e dei confronti pubblici nell’arena di New York. Ora i contendenti procederanno a tappe forzate con elezioni nel giro di poche ore nei vari Stati, fino al tanto atteso ‘super-giovedì’ 5 febbraio con primarie simultanee in più contee. Si preannuncia così una campagna elettorale elettrizzante, anche se per ora, a dir la verità, ciò che sono mancati sono proprio i programmi ed i contenuti, in attesa delle elezioni finali. Un’attenzione crescente, da parte del mondo intero, proprio per l’influenza che gli USA hanno sulle decisioni globali.
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