Milano / Malpensa
"Prego, si accomodi..."
La serranda alzata, Davide e il suo staff sono dentro, intenti a servire i primi clienti che sono già comodamente seduti; ma, intanto, eccone altri che arrivano e altri ancora che, invece, chiamano per prenotare. Perché la 'zona gialla' vuole dire anche ristoranti e bar che possono riaprire e, soprattutto, tornare a riaccogliere ai tavoli le persone. "Una bella sensazione - racconta il titolare de 'L'antro della Sibilla' di via San Gregorio a Milano - Riavere la gente nel locale, infatti, è un tassello importante per risolvere una parte delle problematiche del 2020 e provare a lasciarci alle spalle un anno davvero complicato. La partenza è stata buona, adesso speriamo che ci sia continuità e che, un po' alla volta, si riesca a recuperare quella normalità che è venuta a mancare". Dodici mesi, alla fine, davvero lunghi e difficili, dove la parola chiave per la maggior parte dei ristoratori è stata 'reinventarsi'. "Nel nostro caso, ad esempio - ribadisce - ci siamo attivati con l'asporto, che è stata per noi una vera e propria novità. La sera, quindi, nonostante tutto, abbiamo lavorato sempre grazie, appunto, al servizio di asporto, mentre nel weekend facevamo pure le consegne a domicilio". Modi differenti, dunque, di lavorare (e che per certi aspetti hanno funzionato), senza dimenticarsi, però, che per chi ha un'attività di ristorazione, la presenza ed il rapporto diretto con la gente sono fondamentali e necessari. "Ovvio, vedendo quanto accaduto fino ad oggi (chiusure, poi aperture e di nuovo chiusure) la paura che possa succedere ancora c'è - conclude Davide - Purtroppo, in più occasioni, siamo stati additati come degli untori e questo ci ha penalizzato e fatto male. La domanda che ci passa in testa ormai da un anno è "come è possibile che in zona rossa determinate realtà, che svolgono la loro professione ancora più a contatto con le persone, possono funzionare regolarmente e, invece, ristoranti, pizzerie e bar devono abbassare le serrande?". Lo stesso per i periodi 'arancioni', noi sempre chiusi, mentre altri aprti. Praticamente soltanto in 'giallo' possiamo, almeno in parte, lavorare. Eppure ci hanno chiesto e obbligati a seguire una serie di misure di sicurezza e limitazioni e lo abbiamo fatto, ma, purtroppo, non è bastato". (Foto e video Eliuz Photography)
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