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giovedì 21 novembre 2024 | ore 20:53

La scuola... come il "due di picche"

Avete presente il due picche a briscola, ecco la scuola italiana, ancora una volta, per le nostre istituzioni sembra contare proprio così. Continua il valzer delle riaperture sì, anzi no. Meglio lasciare i ragazzi a casa, che trovare davvero delle soluzioni precise e mirate.
Scuola - Aule vuote (Foto internet)

Il 7 gennaio, ma non per tutti; gli altri l'11, anzi no; “Noi andiamo alla settimana successiva oppure addirittura all'inizio del prossimo mese". Avete presente quella 'vecchia' espressione che dice "Essere come il due di picche a briscola". Ecco, per l'ennesima volta, purtroppo, abbiamo capito che la scuola italiana conta proprio così. La triste realtà dei fatti, insomma, è questa. Già, perchè, di nuovo e dopo settimane e settimane (per non dire mesi) di confronti, discussioni, analisi, chiusure prima, riaperture poi e ancora limitazioni e ulteriori 'stop', quando sembrava, ormai, decisa la ripresa delle attività scolastiche, appunto il 7 gennaio, è arrivato un ulteriore passo indietro. Non si ricomincia, meglio (per essere precisi), non l'hanno potuto fare i ragazzi delle scuole Superiori (Elementari e Medie, invece, sono tornati sui banchi). Niente... piuttosto che metteresi davvero ad un tavolo e ragionare, in maniera seria e precisa, sulle possibili soluzioni da addottare, più semplice fermare tutto (così evitiamo qualsiasi problema che ne potrebbe derivare; beh, se questo è il modo di guidare un Paese!). La realtà (la scuola, lo ribadiamo), quella che, da anni, ci stanno continuando a ripetere che "E' fondamentale; il luogo principale per la crescita e la formazione dei 'nostri' giovani", alla fine è, purtroppo, anche quella che, puntualmente, viene sacrificata. "Ma si continua, comunque, con la didattica a distanza", ribadiscono. Certo, peccato che, innanzitutto, non è la stessa cosa di stare in presenza tra i compagni e con gli insegnanti (vivendo a pieno le aule e i corridoi dei vari istituti); quindi, la cosiddetta 'Dad' avrebbe bisogno di strumentazioni e apparecchiature che, in molti casi, sono carenti o mancano quasi nella loro totalità, perché chi avrebbe dovuto pensarci (non oggi, bensì da tempo) va avanti, solo e soltanto, a rimpallarsi le responsabilità e le colpe. Gli insegnanti ed il personale scolastico, nei 12 mesi che si sono appena conclusi e in piena emergenza, hanno dimostrato grande impegno e sforzo per rispondere al complicato periodo; le istituzioni, però, per l'ennesima volta, hanno continuano e stanno continuando a 'brancolare nel buio'. E, intanto, le giornate passano e tutto resta un grosso punto di domanda.

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