Milano / Malpensa
Legnano, "donne in prima linea"
Ogni anno nel mondo vengono uccise 87.000 donne, circa 137 femminicidi ogni giorno, una donna ogni 15 minuti. I 2/3 delle vittime di omicidi in ambito familiare sono donne. Il 35% delle donne nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale.
Anche nel nostro Paese la violenza contro le donne è una tragica realtà, resa più acuta dal confinamento dovuto alla pandemia. Negli 87 giorni di lockdown per l'emergenza Covid (9 marzo - 3 giugno 2020), sono stati 44 i femminicidi: ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia, un dato triplicato rispetto ai periodi di “normalità”, mentre le richieste di aiuto giunte ai Centri antiviolenza sono aumentati del 67%.
Il 45,3% delle vittime ha paura per la propria incolumità e il 72,8% non denuncia il reato subito. Nel 93,4% dei casi la violenza si consuma tra le mura domestiche. Nel 64,1% si riportano anche casi di violenza assistita da minori, un male invisibile, con effetti a breve e a lungo termine.
Intanto il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha “bocciato” nuovamente l’Italia, responsabile di ostacolare l'accesso alla giustizia alle donne vittime di violenza. Il nostro Paese resterà sotto vigilanza rafforzata per dimostrare di non essere inadempiente alla Convenzione di Istanbul e dovrà fornire, entro il 31 marzo del 2021, “informazioni sulle misure adottate o previste per garantire un'adeguata ed efficace valutazione e gestione del rischio”. In particolare, viene richiesto dal Comitato dei Ministri un sistema completo di raccolta dati su ordini di protezione, numero delle denunce ricevute, tempi medi di risposta delle autorità e misure di protezione attuate.
In parallelo cresce la povertà femminile, in Italia tra uomini e donne ci sono 20 punti di differenza nel tasso di occupazione e durante la pandemia quello delle donne è diminuito quasi del doppio rispetto a quello degli uomini. Sulle spalle delle donne è stato scaricato il maggior peso delle conseguenze del lockdown.
Ma crescono nel mondo anche la consapevolezza e la determinazione da parte delle donne, lo testimoniano le sollevazioni che dall'Argentina alla Polonia hanno riempito le piazze a rivendicare il diritto all’autodeterminazione, contro il patriarcato e per la parità di genere. Che sono presto diventate lotte per i diritti di tutti, perché non può dirsi libera una società che conserva al proprio interno ineguaglianze, ingiustizie, sopraffazioni, disconoscimento di diritti individuali e sociali.
Così come nel nostro Paese cresce la volontà di “uscire dal silenzio” per rivendicare il riconoscimento della soggettività femminile e del ruolo delle donne in tutti gli ambiti della società, superando una visione falsamente “neutra” del mondo coniugata ad un sessismo diffuso. Un traguardo ancora molto lontano, come ci dicono i dati sulla condizione delle donne in Italia, ma a cui le donne italiane non hanno alcuna intenzione di rinunciare e che dovrebbe diventare obiettivo comune di donne e uomini, se vogliamo costruire una società migliore per tutti.
Alle istituzioni ad ogni livello e al mondo della cultura e dell’informazione chiediamo un impegno forte in questa direzione, perché il 25 novembre cade una volta all'anno, ma le donne subiscono discriminazioni e violenze tutti i giorni.
La SINISTRA - Legnano in Comune
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