Milano / Malpensa
Minardi vicepresidente Amerigo
Un nuovo, prestigioso incarico attende Silvia Minardi, magentina illustre, professoressa di inglese del Liceo Quasimodo, da anni attiva sulla scena politica cittadina: è stata, infatti, nominata vicepresidente di Amerigo, l’associazione che riunisce alunni italiani dei Programmi internazionali di scambio culturale del Dipartimento di Stato americano tra i quali Fulbright, International Visitor Leadership Program e Eisenhower Fellows, da sempre impegnata nella promozione dei rapporti transatlantici attraverso progetti realizzati in collaborazione con la Missione diplomatica degli Stati Uniti in Italia. “Non me l’aspettavo, a dire la verità. È avvenuto tutto nel mese di maggio, in modalità telematica. Il candidato presidente, Andrea Gumina, ha nominato preventivamente due vice, proprio come accade con le elezioni presidenziali americane. Sono entrata in questa associazione anni fa, dopo aver ricevuto una borsa di studio Fullbright per approfondire negli USA lo studio della letteratura americana. L’associazione è prevalentemente maschile, ma noi donne siamo agguerrite”. Silvia è già all’opera con la commissione di cui le è stato chiesto di guidare i lavori, occupandosi dello sviluppo associativo e organizzazione, con un occhio attento alle pagine di storia che, nel bene e nel male, si stanno in questi giorni scrivendo negli Stati Uniti di America. “Pensavamo di aver voltato definitivamente pagina con gli 8 anni di presidenza Obama, ma il tema razziale è un problema grosso, una sorta di fiume carsico che salta fuori periodicamente nei momenti critici della storia degli USA. Gli amici americani di colore sono stufi di raccontare la loro storia, sembrano volerci dire “Ma non avete ancora capito che in questo paese siamo cittadini di serie Z?”. Anche se sono giovani, hanno già una storia di violenze e diritti negati”. Quanto ha influito la politica dell’attuale presidente su tutto questo? “Ha influito molto! I suoi discorsi che gettano benzina sul fuoco e aizzano le folle rendono l’idea di un presidente che sembra ignorare (o forse, al contrario, ne è perfettamente consapevole) quanto possa contare un suo tweet. Ha una responsabilità enorme e se la sta giocando per dividere ancora di più il paese. Quando sono andata per la prima volta negli Stati Uniti, nel 2005, si era appena insediato Bush; quando sono tornata con Obama mi sembrava di respirare un’aria completamente diversa. Tutti gli anni di elezioni presidenziali, la mia estate la passo negli USA, ma quest’anno - anche se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria - non so se ci sarei andata. Non so se sarei pronta ad affrontare la situazione attuale nel paese”. Da italiana, imparziale interprete dello scenario americano, ci dica: Biden ce la farà a diventare presidente? “I sondaggi dicono che Trump sta perdendo tantissimi voti al momento, ma io penso che potrebbe ancora diventare ancora presidente. Biden, candidato democratico e vicepresidente di Obama, non convince l’elettorato che non vota repubblicano. Molti amici non hanno votato Trump alle scorse elezioni, ma non sono nemmeno convinti di votare Biden quest’anno. Io ho detto loro: “Dovrete fare quello che noi in Italia facciamo spessissimo: scegliere il male minore”. Ma è un concetto che negli Stati Uniti non passa. Biden viene visto come molto spento, mi aspetto quindi che l’astensione torni a livelli molto alti. E che Trump la possa spuntare. D’altronde da un punto di vista economico, tolto il periodo presente, l’attuale presidente ha fatto esattamente quello che si aspettavano i suoi elettori in termini di economia: allentare pressione fiscale, favorire le grandi corporations. Negli USA l’economia incide tanto, le lobby sono fortissime”.
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