Milano / Malpensa
RSA: interviene il Sindacato
Presenza in 7 regioni italiane, servizi offerti quotidianamente a 6.600 persone, 3.253 tra soci e lavoratori a disposizione, una produzione del valore di 130,7 milioni di euro e un patrimonio di 43,91 milioni di euro (dati 2018). Con queste risorse, con queste professionalità in campo, ci si chiede: poteva Coopselios gestire meglio la situazione della RSA di Mesero Dott. Mario Leone?
Sabato 28 marzo, il Direttore generale della cooperativa emiliana Raul Cavalli dichiarava, intervistato dalla Gazzetta di Reggio: “La Cooperativa si è dotata di un Tavolo di Crisi permanente composto dalla Direzione Generale, dalla Direzione Socio‐Sanitaria, dal Servizio Prevenzione e Protezione dei Lavoratori nonché dai servizi aziendali deputati a garantire gli approvvigionamenti straordinari di materiali sanitari e dispositivi di protezione. Abbiamo attivato sia un sistema informatico che monitora la condizione clinica dei nostri anziani residenti sia un contact center medico aziendale che supporta i medici e le capo sala che costituiscono, insieme al responsabile del servizio, lo staff di governo delle residenze. Quotidianamente monitoriamo le varie normative che Governo, Ministeri e Regioni emanano in materia e aggiorniamo i protocolli operativi per l’assistenza dei pazienti e per la sicurezza dei lavoratori”. Affermazioni che fanno sembrare Coopselios preparata a gestire l’emergenza.
Ma questi protocolli e queste attenzioni sono stati effettivamente applicati anche nella RSA di Mesero? Cosa è andato storto? Si poteva salvare qualche vita, nonché salvaguardare meglio la salute dei lavoratori?
“Ci sono delle situazioni che ricorrono. Tutte le cooperative sono rimaste spiazzate, nessuno era preparato per una cosa del genere. Ci sono state le piccole cooperative, che si sono chiuse dentro e non hanno nessun caso di Covid, perché il personale su base volontaria ha scelto di isolarsi nella struttura; ci sono quelle che hanno avuto qualche problema, ma si sono attrezzate. Certo è che le cooperative più grandi, come Coopselios, dovevano prepararsi prima e procurarsi le necessarie attrezzature, perché hanno più possibilità rispetto alle realtà più piccole, che gestiscono una sola RSA - ci spiega Rosetta Grigolon, Operatore sindacale CISL del territorio Legnano-Magenta. - Si stanno attrezzando solo adesso, anche perché essendoci le inchieste in corso, allora tutti si stanno attivando. Però anche le ATS si sono mosse troppo tardi, o forse erano troppo prese dalle situazioni ospedaliere e dalle urgenze. Queste strutture invece sono passate in secondo piano, tutto è successo troppo in fretta e tutto all’improvviso”.
Coopselios non sta rispondendo alle nostre domande, come non ha risposto nemmeno alle vostre richieste di sigle sindacali…
“Il 17 marzo, abbiamo scritto al Prefetto e a Coopselios in via cautelativa, per fare presente la situazione, chiedendo di tutelare i lavoratori con la fornitura di dispositivi di protezione individuale e la sanificazione degli spazi di lavoro. Non ci ha risposto nessuno, Coopselios non ci ha risposto - continua Rosetta Grigolon. - Sono mancati gli strumenti di protezione individuale, sono stati forniti al personale solo dopo il 22 marzo. Un 60% sul totale dell’organico degli operatori è a casa con sintomi o con tampone positivo. L’azienda i tamponi adesso li sta facendo fare, ma confermo che i lavoratori hanno dovuto insistere molto per ottenerli”.
C’erano vie percorribili per evitare tutto questo?
“Per quanto mi risulta, la casa di riposo di Mesero non ha spazi da adibire esclusivamente ai pazienti Covid. Ma vista la situazione, ovviamente non siamo nemmeno potuto entrare nella struttura per verificare la situazione. Dall’interno della struttura ci dicono di aver avuto dei problemi, che non sapevano come affrontarli, ma che ora stanno cercando di risolvere al meglio. Intanto, però, tanti ospiti sono deceduti e i lavoratori sono a casa in convalescenza o in quarantena.”
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