Milano / Malpensa
La Scuola Primaria si reinventa
- 20/04/2020 - 14:20
- Casorezzo
- Ossona
- Scuola
- S.Stefano Ticino
Didattica a distanza? Praticabile per l'Università, molto più difficile per gli altri studenti. Un lavoro impegnativo per gli insegnanti, ma, in questa situazione di emergenza sanitaria, la didattica a distanza è l'unica soluzione possibile.
Ci racconta la gestione, e la necessità di riorganizzare, in un riassetto rapido di progettazione, dinamicità e riadattamento, il sistema classico della didattica, con i suoi alunni (una classe di terza della Scuola Primaria) Monica Coltro, docente a Casorezzo (insegna le discipline dell'ambito logico-matematico e lingua straniera, inglese) e coordinatrice di plesso a Casorezzo per l'Istituto comprensivo Amedeo Duca d'Aosta (organizzato su tre plessi, Casorezzo, Ossona, Santo Stefano Ticino).
Come strutturare una didattica a distanza con i bambini della Scuola Primaria? “L'aspetto più complesso di questa vicenda - ci spiega - è stata sicuramente l'imprevedibilità degli eventi, l'effetto sorpresa: inizialmente si parlava di proroga settimanale, che ha comportato una fatica nella gestione e nell'organizzazione della didattica, in quanto i tempi si potevano considerare 'indefinibili', non avere tempistiche predefinite: per quanto tempo? Ma soprattutto in che modalità comunicare con i bambini/ragazzi? Non nego, inizialmente, le mie paure, come insegnante, di dover riadattare una didattica in un modo totalmente nuovo. Credo che a tutti faccia un po' paura l'ignoto... E non mi riferisco all'utilizzo di tecnologia ma proprio a come arriva la didattica: insegnare non significa trasmettere nozioni, passare informazioni, meccanismi, processi; insegnare significa arrivare al bambino. E come farlo da lontano? Senza guardarli negli occhi, senza osservare le matite orchestrate dalle loro manine, senza poter passare tra i banchi e dire: 'Bravissimo/a, continua così!'. È difficile, certamente, ci sono state fatiche, perché negarlo? Anche come personale docente le fasce d'età sono differenti e comunque non tutti sono esperti di tecnologie, ma, subito, è stato attivato un tutorial per le insegnanti, per imparare il funzionamento della piattaforma. Ringrazio tutte le colleghe per la collaborazione e il supporto nei miei confronti, il lavoro è vincente solo se è di squadra. Per un lungo lasso di tempo stiamo vivendo una realtà totalmente diversa dalla scuola, a cui gradualmente poi dovremo tornare”.
Con il passare delle settimane è stato modificato il modo di continuare la didattica? Come reagivano i ragazzi? “Con il passare delle settimane la didattica si è assolutamente modificata: in primis perché piano piano noi docenti abbiamo acquisito una consapevolezza maggiore di quello che stava accadendo; all'inizio siamo state un po' tutte colte da una grande bufera.
Il percorso è stato lungo, tortuoso e faticoso ma grazie alla collaborazione e alle direttive nel nostro Dirigente Scolastico siamo riusciti a rientrare in carreggiata e proseguire con la didattica: abbiamo semplicemente 'ricalcolato il percorso' perché la meta è sempre la stessa, abbiamo solo cambiato strada. Abbiamo compreso che era importante valorizzare la relazione, rassicurare che l'insegnante, percepito come un punto di riferimento, c'è. Ogni insegnante, poi, secondo le linee predisposte dall'intero istituto, gestisce la propria realtà e i bambini che la compongono, adattando la didattica secondo la classe, con strategie differenti. È stata attivata la piattaforma MyEduPlus, altri insegnanti invece proseguono con planning settimanali.
La didattica varia al variare dell'età dei bambini: tengo molto a sottolineare - precisa l'insegnante Monica Coltro - il grande salto all'interno della primaria: abbiamo bambini dai 6 anni ai 10 per cui il gap evolutivo è notevole soprattutto per quanto riguarda l'indipendenza e la capacità di auto-gestirsi.
Abbiamo sicuramente riadattato le nostre progettazioni annuali cercando di concentrarci sui nuclei fondamentali delle discipline: qualche concetto in meno ma decisamente significativi, proposto in maniera più accattivante e più approfondito. Bisogna concentrarsi non solo sulla quantità ma anche sulla qualità: questo in realtà avviene anche a scuola ordinariamente; la variabile modificata è il setting: casa non è scuola, come giusto che sia, pertanto i bambini hanno modalità di approccio alla didattica differenti, è naturale”.
Come valutare i ragazzi e le prove effettuate a casa? “Aspetteremo sicuramente notizie e direttive ufficiali dal Ministero dell'Istruzione ma sicuramente sarà molto difficile: mi trovo davvero in difficoltà a dare una risposta. Questi bambini, a casa, stanno faticando il doppio: contesto nuovo, modalità alternative, apprendimenti innovativi (tenendo conto della situazione: mancanza dei compagni, i compiti e lo studio interamente a casa, valorizziamo molto l'autostima e l'impegno dei bambini)”.
Quale aspetto ritiene fondamentale nella didattica a distanza proposta in questo periodo complesso di grande preoccupazione per tutti? “Il rapporto con le famiglie: credo che questo sia alla base di tutto. È fondamentale, per il nostro ruolo, rassicurare, accompagnare e aiutare le famiglie in questo momento. Il supporto, la trasparenza e la fiducia reciproca sono alla base di tutto... Questo è ancora più importante come sostegno alle famiglie con disabilità, affiancandole e accompagnando. Si sta rafforzando questo rapporto con le famiglie.
Oltre a ciò, il supporto, nel nostro Istituto comprensivo, è stato anche di altro tipo: per tutte le famiglie che non avessero a disposizione strumenti tecnologici, sono stati distribuiti tablet e 30 pc in comodato d'uso per venire incontro alle famiglie che si trovano a dover utilizzare la DAD ma a non averne gli strumenti e che necessitavano di supporto. Il Ministero ha messo infatti a disposizione dei fondi per l'acquisto di strumenti informatici per garantire gli strumenti agli studenti, anche se noi come Istituto ci eravamo già attivati”.
Cosa manca maggiormente delle lezioni e dell'incontro con i bambini a scuola? “Manca la prossimità fisica, quando si è in difficoltà è fondamentale... manca lavorare in gruppo, va a inficiare la componente sociale. La domanda più frequente? 'Maestra, quando torniamo a scuola? Maestra, ci manchi...' Percepiamo netta la richiesta dei bambini a una normalità perduta. Noi, con tranquillità, spieghiamo che sta succedendo questa cosa, che vedete anche al tg, ma ci possiamo vedere quando volete (seppur con videochiamate): è importante rimanere aderenti alla realtà, essere trasparenti, siamo a casa per un motivo, questo non ci permette di fare determinate cose, ma porta anche a scoperte nuove, può portare anche a situazioni positive... È importante - conclude - trasmettere serenità e tranquillità”.
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