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Ferrario e l'anagramma del Genio

Il 64enne, titolare del ristorante 'Il Messale', è stato il primo a decifrare l’unico anagramma scritto da Leonardo e a ravvedere nella sua pittura i dettami matematici.
Storie - Ferrario e l'anagramma di Leonardo da Vinci

Quest’anno ricorrono 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. Ebbene, molto di lui è stato scoperto, detto e scritto nel tempo, ma non tutto: il suo Genio, immenso e insondabile, presentava ancora dei punti oscuri. Punti che sono stati ripresi e studiati da un artista di Inveruno, Luigi Ferrario, il primo a decifrare l’unico anagramma scritto da Leonardo e a ravvedere nella sua pittura i dettami matematici a lui tanto cari. 64 anni, titolare del ristorante 'Il Messale' a Ossona, ma artista da sempre, Ferrario comincia i suoi studi su Leonardo a inizio anni Ottanta, quando frequentava il corso di tecniche pittoriche presso l’Istituto Alessandro Durini di Milano. Lì, oltre a imparare tecniche sconosciute (come la tempera all’aceto con cui oggi dipinge le sue opere), si verificò l’episodio che lo spinse ad approfondire la figura del Genio: “Il mio insegnante, spiegandoci l’Umanesimo, liquidò Leonardo come un pittore da quattro soldi – racconta Ferrario – Com’era possibile che una figura del genere peccasse in una delle sette arti? Così cominciai a leggere gli scritti originali di Leonardo, fino a che la mia attenzione non fu richiamata dal frammento scritto a matita nel Codice K”. Il frammento recita: “La luna densa | Egra densa egrave | Come sta la lu | na”. A uno sguardo superficiale, pare che Leonardo stia parlando della luna, ma così non è: “Dopo anni e anni di studi, anagrammando le lettere, scopro che invece il Genio sta parlando dell’essenza della filosofia. La frase quindi diventa: “Da sé nulla genera nulla cosa da me va generata”, ovvero “Nulla può generarsi dal nulla”, principio della filosofia e pensiero che se esplicitato a quei tempi, avrebbe potuto portare Leonardo alla forca dell’Inquisizione”. Una scoperta pubblicata da Ferrario nel libro “Nulla è la luna”, edito da La libreria del mondo. Ma non l’unica: Ferrario riesce a dimostrare che la pittura di Leonardo era geometria, tramite le matematiche dimostrazioni care a Da Vinci. Analizzando il dipinto della Ginevra de’ Benci e tracciando le rette che incorniciano il volto della dama, Ferrario ottiene un quadrato: “Disegnando le diagonali e le successive linee verticali e orizzontali, ho ottenuto un reticolato entro il quale Leonardo è riuscito a dipingere un volto di donna per due terzi girato di profilo e per un terzo frontale. Un risultato che a mano libera non è ottenibile, senza generare un disegno disarmonico. Questo mi fa pensare addirittura che la Ginevra non sia mai esistita, ma sia il frutto di un disegno puramente geometrico, un ologramma”. Le stesse scoperte e gli stessi studi geometrici sono stati applicati al dipinto assai più celebre della Gioconda. Per il suo apporto all’arte e per le sue scoperte ricche di fondamento scientifico, il libro di Ferrario è stato catalogato presso la Biblioteca Trivulziana del Castello Sforzesco di Milano, a disposizione per chi lo volesse consultare, ma è acquistabile anche in tutte le librerie e online. Ora, Ferrario parteciperà alla prossima Biennale di Firenze, in programma dal 18 al 27 ottobre: qui, durante una conferenza dedicata a Leonardo Da Vinci (sabato 26 ottobre alle 16), mostrerà un video in cui vengono spiegate le sue scoperte riportate nel suo libro. “Auspico che questo riaccenda il dibattito sul Genio di Leonardo anche come pittore. Intanto, nel mio piccolo, spero di avergli reso giustizia”.

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