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"Giù le mani dalla Carapelli"

Lavoratori, sindacati e istituzioni in prima linea per salvare il sito produttivo di Inveruno. Il 17 novembre a Roma è stato convocato un tavolo di lavoro al Ministero.
Inveruno - Rischio posti di lavoro alla Carapelli

"Giù le mani dalla Carapelli". L'appello dei lavoratori e dei sindacati è stato raccolto dalle istituzioni e dalla politica che in maniera bipartisan si sta muovendo per salvaguardare il sito produttivo di Inveruno. La decisione della multinazionale spagnola Deoleo, che detiene il marchio, è arrivata improvvisa, una vera e propria doccia gelata: per 98 lavoratori su 136 è stato deciso un piano di messa in mobilità, l'anticamera del licenziamento. In pratica si preannuncia la chiusura della parte produttiva. La prima reazione dei lavoratori è stato un corteo che ha raggiunto dalla sede dell'azienda in corso Europa il centro cittadino dove al teatro Brera si è tenuto un consiglio comunale straordinario. Oltre ai politici locali erano presenti consiglieri di Regione Lombardia e onorevoli, istituzioni unite nella difesa di una azienda che non è solo patrimonio locale, ma anche italiano. Dopo la mozione unitaria del Consiglio comunale è arrivata quella del Consiglio regionale, atti che vanno nella direzione di creare un cordone di protezione attorno a Carapelli e spinge affinchè il piano di ristrutturazione non sia applicato in modo unilaterale portando all'ennesima grave crisi lavorativa per l'area dell'ovest milanese. Soddisfatta della mobilitazione delle istituzioni il sindaco di Inveruno Sara Bettinelli che subito si era mossa per portare azioni concrete ai lavoratori. L'incontro più importante è in programma il 17 novembre a Roma dove è stato convocato un tavolo di lavoro al Ministero dello Sviluppo Economico. Ci saranno le parti sindacali e i funzionari del Ministero e l'auspicio è che si presenti anche l'azienda per aprire un dialogo che possa portare ad altre soluzioni rispetto alla procedura di mobilità. Procedura che creerà un forte impatto sociale, con ricadute pesanti sul territorio perchè considerato l'indotto le persone coinvolte arrivano a oltre 200. "Lo stabilimento rappresenta un’eccellenza - commenta Claudia Riva (rappresentante sindacale Cisl e impiegata al controllo qualità) - e non possiamo assistere al suo smantellamento. Non possono essere i lavoratori a pagare per scelte manageriali sbagliate. Dobbiamo impedire la chiusura del sito produttivo di corso Europa". Per i lavoratori questa è la quinta mobilità che devono affrontare da quando nel 2009 l'azienda è stata ceduta da Unilever alla multinazionale spagnola. E' la più pesante perchè prevede la chiusura dello stabilimento, scenario da scongiurare assolutamente.

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