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La malattia di Dupuytren

Non si cura più in sala operatoria, ma in ambulatorio. Il 'Fornaroli' di Magenta tra i 6 centri lombardi di chirurgia della mano che offrono il trattamento con la collagenasi.
Salute - La malattia di Dupuytren si cura in ambulatorio

La malattia di Dupuytren prende nome da un eclettico chirurgo francese, Guillaume Dupuytren (1777-1839) che per primo la descrisse all’inizio del 1800. E’ una patologia progressivamente invalidante a carico della mano, che colpisce principalmente gli uomini dai 35 ai 65 anni di età. Malgrado la si conosca da molto tempo, le motivazioni più intime del suo manifestarsi sono numerose e spesso ancora misteriose: certa è la sua origine genetica (familiarità) e il suo rapporto con malattie metaboliche come il diabete, ma non si possono escludere neppure interferenze di natura ambientale o legate alle abitudini del paziente, per esempio il fumo di sigaretta. Si manifesta inizialmente con noduli sotto la pelle del palmo, spesso interpretati come callosità dovute al lavoro, che evolvono più o meno lentamente formando un cordone fibroso. La conseguenza è una flessione progressiva di uno o più dita della mano, che può portare a un peggioramento anche delle più semplici attività abitualmente svolte. Sino ad oggi, l’unica possibilità di cura di questa malattia era chirurgica e consisteva nell’ottenere l’estensione delle dita piegate asportando il cordone fibroso. In rapporto alla gravità del danno e al numero di dita interessate, l’intervento poteva essere anche molto invasivo e difficoltoso, con lunghi periodi di convalescenza e riabilitazione. Recentemente è stata proposta una soluzione farmacologica al problema: si chiama Xiapex (collagenasi da Clostridium Histolyticum). Questo enzima, iniettato nel cordone fibroso, ne provoca dopo 24 ore la rottura, senza la necessità di intervento chirurgico e di ricovero del paziente. Dopo aver infiltrato il farmaco, il paziente viene riconvocato il giorno successivo nel centro di Chirurgia ambulatoriale, allestito da aprile all’Ospedale di Magenta, dove, in assoluta sicurezza per il paziente e in anestesia locale, si effettua la manovra di rottura della corda, senza tagli sulla pelle, riportando il dito piegato alla sua condizione normale. Dopo qualche giorno di immobilizzazione con le dita estese, il paziente è lasciato libero di muovere e di riprendere le abitudini consuete. I vantaggi della nuova metodica, se correttamente indicata e praticata, sono evidenti: assenza delle complicanze tipiche della chirurgia, dolore quasi inesistente, convalescenza ridotta al minimo (l’intervento classico necessitava di tempi di ripresa sino a due mesi), ridotto numero di controlli in ambulatorio. Nel gennaio 2014, Regione Lombardia è stata fra le prime in Italia a legiferare circa l’utilizzo del farmaco, limitandone l’impiego nelle sole strutture sanitarie identificate dalla Regione stessa: l’Ospedale di Magenta, che oltretutto ha partecipato agli studi sperimentali di valutazione del farmaco, è uno dei 6 centri autorizzati in tutto il territorio regionale. A oggi la chirurgia plastica magentina ha trattato con successo con la nuova tecnica oltre 50 casi. Il chirurgo che effettua la procedura deve avere esperienza nella diagnosi, nell’anatomia e nel trattamento della malattia di Dupuytren e essere autorizzato alla somministrazione della collagenasi dall’Agenzia Nazionale del Farmaco (AIFA) dopo un adeguato corso di addestramento. Il numero di ricoveri per anno, richiesti dal trattamento chirurgico tradizionale per Malattia di Dupuytren, è di 8647 in Italia e di 1885 in Lombardia (dati Ministeriali 2013). Questi grandi numeri rendono la nuova metodica molto interessante non solo per i pazienti che non vengono più ricoverati, ma anche dal punto di vista di una migliore razionalizzazione della spesa sanitaria. Al momento, grandi nazioni come Francia e Germania non dispongono di questo trattamento, e probabilmente i loro pazienti dovranno venire in Italia per approfittare dei grandi benefici offerti dalla collagenasi nella cura della Malattia di Dupuytren. Tutto questo ribadisce e conferma le eccellenze italiane e lombarde in ambito di assistenza sanitaria.

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