Milano / Malpensa
"La mia Prima... alla Scala"
- 01/02/2016 - 11:29
- Cultura
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Ricordo il 7 dicembre dell'anno passato il pIù celebre teatro lirico al mondo ha dato avvio alla propria stagione operistica. Ogni anno il giorno del patrono milanese Sant'Ambrogio il sipario scaligero inaugura la stagione d'opera e di balletto tra vip e contestazioni degli antagonisti già da più di 70 anni. La prima della Scala per questo diventa un evento riservato per pochi ed unico al mondo.
Amaramente però risulta più un evento mondano che culturale con sfoggio di abiti e presenza di celebrità anche mondiali.
L'opera di quest'anno è la Giovanna D'Arco verdiana che mancava da più di 150 anni. Perciò Riccardo Chailly, direttore musicale del teatro, voleva riportarla sul palcoscenico dove è nata e segnare cosi' anche il suo primo 7 dicembre. Quest'anno i livelli di sicurezza erano massimi, con cecchini sui tetti della piazza e con addirittura tre carri armati da difesa. La città risultò blindata per tutto il giorno. Il teatro milanese decise di anticipare di un paio d'ore l'apertura delle porte, per consentire i controlli attraverso i metal detector. Pochi mesi prima dell'evento i capi di stato e i ministri rifiutarono l'invito all'evento motivandosi che il seguente giorno dovranno partecipare al Giubileo. Ma a sorpresa nel palco reale si accomodarono il presidente del consiglio Renzi con la moglie, Roberto Maroni, Giuliano Pisapia e il ministro della cultura Franceschini.
L'Inno di Mameli "contro la paura" ha aperto la serata. Poco prima il sovrintendente Pereira aveva annunciato al pubblico il forfait del baritono Alvarez sostituito dal giovane Cecconi. Per l'occasione sono state rafforzate le misure di sicurezza per l'allarme scattato dopo i fatti tragici di Parigi del 13 novembre. Pereira confermò, inoltre, la cosiddetta zona "rossa", con transenne posizionate a centinaia di metri dall'ingresso, la piazza bonificata da artificieri, tiratori-cecchini e pure 3 elicotteri.
La protagonista della serata è certamente la Giovanna interpretata dal soprano russo Anna Netrebko, diva dell'opera ed artista più rinomata del mondo. Ad essa si accosta il tenore "dorato" Franceso Meli che è Carlo VII insieme al padre Giacomo che è Cecconi. Il tutto è incorniciato dalla direzione di Chailly che la ripropone dal 1986 ma non alla Scala e dal duetto dei registi Leisier Caurier. Di quest'ultimi è giusto affidare poche parole: sono noti per chiavi di lettura registiche molto estremizzate.
"Attuale, non un'icona da cartolina ma nemmeno trasgressione gratuita" replica Leisier. "Elmi e corazze, medioevo e cattedrali gotiche, il sacrificio amoroso e la nevrosi, conflitti politici e dibattiti religiosi: questo è la nostra pulzella" commenta il secondo metteur en scene caurier. Il tutto viene in un ottocento romantico nella stanza di una fanciulla che si crede liberatrice della Francia. Così la sua stanza diventa sia campo da battaglia sia cattedrale marmorea della coronazione. Solo nell'ultimo atto (dei 4 atti) suo padre riesce a riportarla in sè ma inutilmente ella spira tra "le braccia dei più cari al mondo". Durante le prove nel backstage avviene una forte lite tra la direzione e la regia: Chailly e Leisier si insultano a vicenda, cosicchè al cenone di gala, iniziato verso mezzanotte dopo l'opera, i due artisti erano assenti.
Andata in diretta sui più importanti canali italiani e mondiali i telespettatori hanno raggiunto un record, sono più di 2 milioni. Tra i primi ad arrivare c'era anche la cantante Patty Smith che spiegò la propria presenza così: "Non bisogna avere paura, sono venuta perchè amo l'opera e specialmente l'eroina". La serata sarà ricordata anche per l'abito verde della Santanchè che provocò una bufera di commenti sui social.
Con lieve ironia si commentava la prima "Prima" di Renzi e l'ultima del primo cittadino milanese che arrivarono alle 17.35. Mattarella non c'era, anche se quella sera era "il posto più sicuro del mondo" hanno detto i vip che pagarono più di 3000 euro per essere lì. "Non dobbiamo lasciarci spaventare, nel nome della cultura" questo era il motto della serata. Serata a cui era onorevole esserci e che verrà ricordata per molti anni.
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