L'idea di santo che ognuno di noi immagina dalla propria infanzia è quella di una figura solo spirituale, come gli angeli, con quell'aureola di luce che circonda la testa che ci giunge dall'iconografia e dai bellissimi dipinti di tanti artisti.
E' difficile comprendere cosa sia davvero 'un santo'.
Una persona come tutti, che ha vissuto in mezzo agli altri, che ha riso o pianto, provando le emozioni che tutti noi viviamo ogni giorno. Forse solo un po' più intense.
Una persona che si è improvvisata giocoliere per condurre a sé i giovani, come San Giovanni Bosco, o che si è liberata di abiti di seta per indossare un saio stracciato, come San Francesco. Oppure di una mamma che dovendo scegliere tra la propria vita e quella di un figlio, non ha avuto dubbi: salvare il bambino, come Santa Gianna Beretta Molla.
Una persona che da normale sa trasformarsi in straordinaria, interpretando totalmente il messaggio di amore, carità e umiltà che duemila anni fa Gesù annunciò da un monte: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli...”.
Una persona che non pensa a se stessa e capace di spendersi totalmente per gli altri, soprattutto per i più deboli e i bisognosi.
Una persona che attraverso la sofferenza, il sacrificio o il martirio rivive dentro di sé la passione di Cristo.
E' proprio accogliendo l'esempio di queste persone straordinarie che ognuno di noi può rendere migliore la propria vita normale, dove non mancano fragilità e insicurezze.
A questo proposito Papa Francesco, oggi, nel celebrare la ricorrenza di Ognissanti, ha ricordato come “nella schiera innumerevole dei santi e delle sante di tutti i tempi ci sono uomini e donne comuni, semplici, a volte ultimi per il mondo, ma primi per Dio”.

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