Milano / Malpensa
Paralimpiadi, il sogno è... realtà
- 27/09/2012 - 16:39
- Parabiago
- Sport locale
- Storie
Dopo essere stata teatro nel 2007 dei Mondiali di Handbike e nel 2011 dell’ultima tappa del circuito europeo della stessa disciplina, la città di Parabiago ha avuto modo di confermarsi nuovamente come sede privilegiata dello sport che vede gli atleti sfidarsi su biciclette sospinte a forza di braccia. Durante le scorse Paralimpiadi, infatti, il nome della città della calzatura è stato portato a Londra da Haki Doku, atleta del Gruppo Sportivo Rancilio, che ha partecipato alla cronometro individuale e alla gara in linea accompagnato dall’allenatore parabiaghese Vittorio Bonissi. Haki Doku, nato 43 anni fa a Kruje, ha gareggiato indossando con orgoglio i colori della sua patria di origine, l’Albania, per la quale è stato il primo atleta disabile a rappresentare la Nazione nella storia dei Giochi Paralimpici. Dal 1995 Haki, laureato in ingegneria informatica, vive a Milano lavorando in uno studio di consulenza e ha iniziato a gareggiare in handbike nel 2000, dopo essere diventato disabile nel 1997 in seguito ad un incidente. Nel 2006 è entrato a far parte del team handbike del GS Rancilio e ha partecipato ai Campionati Mondiali del 2009 a Bogogno (Italia) e del 2011 a Roskilde (Danimarca), sempre difendendo i colori dell’Albania. La sua partecipazione alle Paralimpiadi è stata, però, in dubbio fino all’ultimo: a causa di problemi organizzativi del Comitato Paralimpico Albanese sembrava essere stato escluso dalla competizione, ma, grazie alla sua caparbietà e al sostegno del Gruppo sportivo Rancilio, ha potuto essere presente a Londra.
HAKI COSA HA SIGNIFICATO ESSERE IL PRIMO ATLETA ALBANESE ALLE PARALIMPIADI?
Abbiamo scritto una storia, una storia incancellabile. Ho realizzato il mio sogno, il sogno della mia famiglia, il sogno di un Paese intero che desiderava vedere la sua bandiera sfilare insieme agli altri 166 paesi per la prima volta nella storia paraolimpica. E tutto questo grazie a tutti i miei sostenitori e collaboratori. Grazie a loro ho raggiunto il mio obiettivo, il nostro obiettivo.
COME TI SEI AVVICINATO AL MONDO DELL'HANDBIKE E QUALI RISULTATI HAI OTTENUTO?
Ho conosciuto per caso il mondo handbike e ringrazio il Gruppo Sportivo Rancilio che, non solo ha educato me come atleta, ma ha fatto un grande lavoro a livello promozionale nel mondo del handbike. Durante gli ultimi anni, in Italia gli atleti di handbike sono aumentati in una maniera impressionante e il Team Rancilio ha acquisito una grande competenza, sia livello nazionale che internazionale, nell’organizzazione e nella promozione dello sport del paraciclismo. Personalmente dopo l’incidente del 1997 mi sento rinato. In Italia ho avuto la grande fortuna di trovarmi tra persone straordinarie e partendo da zero sono arrivato agli obiettivi sportivi più alti. Nel 2012 ho partecipato a diverse gare raggiungendo tre volte il podio, anche se
per me la cosa più importante non è fare i migliori risultati, bensì essere presente agli eventi per sensibilizzare sullo sport per disabili o, meglio, sullo “sport per tutti”, perché con lo sport è possibile abbattere tutte le barriere. E' poi fondamentale costruirsi una vita sociale parallela a quella sportiva: io ho due figli, Mario e Alissa, e con loro trovo gioia e felicità. Giocare e stare con i miei figli è la “gara” più importante: educarli richiede responsabilità e impegno, ma dà molta soddisfazione.
IN COSA CONSISTE IL TUO IMPEGNO PER DIFFONDERE LA CULTURA DELLO SPORT PARALIMPICO?
Io mi impegno a portare e a trasmettere alla gente in Albania tutte le esperienze provate durante questi anni in Italia. Insieme al Gruppo Sportivo Rancilio e ad altri collaboratori sto lavorando a diversi progetti: uno è quello di portare alcuni atleti di handbike provenienti da tutta Europa a partecipare, per la prima volta, alla Maratona di Tirana e un altro, sostenuto da Vodafone Albania Foundation e dal Consiglio Britannico a Tirana, consiste nel realizzare un tour di 900 chilometri in Albania per sensibilizzare sullo sport per persone diversamente abili.
La parola, adesso, passa a Vittorio Bonissi, l'allenatore di Haki:
VITTORIO CI PUOI RACCONTARE CHI E' HAKI?
E' un atleta speciale. Riesce a coniugare famiglia (ha 2 figli di 5 e 2 anni), lavoro e handbike e potete immaginare con quali difficoltà. Ha una determinazione senza pari che lo ha portato ad essere il primo atleta albanese nel mondo delle Paralimpiadi. Allenarlo è molto gratificante anche se non sempre facile a causa della distanza e dei ritmi lavorativi di entrambi.
COME SI SVOLGE L'ATTIVITA' DEL GRUPPO RANCILIO E QUALI I PROGETTI PORTATI AVANTI?
Come Gruppo Sportivo Rancilio abbiamo sette atleti tesserati FCI per l’handbike, ma che diventeranno presto dieci perché abbiamo tre atleti che si sono avvicinati all’handbike anche a seguito di quelle favolose giornate parabiaghesi del Mondiale. Questa manifestazione ha contribuito in maniera fantastica a pubblicizzare l’handbike e spinto altre società ad organizzare simili eventi. Qualche amico mi ha detto che vedendomi a Londra si è ricordato della prima gara organizzata da noi più di dieci anni fa davanti alla Villa Corvini con una decina di atleti. Come allenatore cerco di dare il mio contributo, la mia esperienza e, quando posso, i miei consigli a tutti. Tutti i nostri atleti o studiano o lavorano e, quindi, dedicano all’handbike il tempo libero. Chiaramente non sono solo e sono aiutato in primis dal presidente Mario Bonissi e da Roberto Rancilio (presidente onorario), oltre che da tutti gli altri soci del Gruppo Sportivo (anche mia moglie, per vedermi un po’, si è aggiunta al gruppo). Roberto, poi, è anche il presidente del Circuito Europeo di handbike (EHC) dove io sono il responsabile tecnico. Tanti atleti si ricordano ancora adesso di quale e quanto affetto Parabiago li abbia “sommersi”.
A PROPOSITO DI PARABIAGO, COSA HA PORTATO A CASA DALL'ESPERIENZA LONDINESE?
Il mondo delle Paralimpiadi è veramente speciale. Ho vissuto undici giorni fantastici e non smetterò mai di ringraziare Haki per avermi dato questa possibilità. L’emozione della cerimonia inaugurale è stata indescrivibile anche perché per la prima volta in assoluto l’Albania partecipava alle Paralimpiadi. Diversi possono essere i “messaggi” di questa esperienza, ma il principale è quello di aver dato inizio al “mondo paralimpico” in Albania (Haki ne è il promotore): sicuramente a Rio nel 2016 avremo qualche atleta albanese in più e crescerà l’interesse per questo tipo di sport che sa entrare nel cuore delle persone, come testimoniato dall’affetto dei tanti emigranti albanesi a Londra che salutavano Haki come un eroe.
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