Milano / Malpensa
“Noi e la dislessia”, esperienze di vita
- 21/11/2011 - 17:22
- Marcallo
Dislessia. Una parola, tante difficoltà. Un problema importante dal quale, però, se ne può uscire. Alle volte, trascurato persino dai famigliari del bambino o ragazzo affetto. Disturbi che possono essere sorretti e sconfitti, non solo grazie agli specialisti (logopedisti e via dicendo), ma in primo piano da tutte le persone che aiutano a crescere, con l’affetto e l’istruzione, coloro che ne soffrono. Di questo e molto altro si è parlato, l'altro giorno, a Marcallo con Casone, durante il convegno organizzato da 'A.G.I.A.D.', in collaborazione con l'istituto scolastico 'De Amicis' ed il comune. Ad aprire l'incontro, il sindaco, Massimo Olivares che ha ricordato "L'importanza della condivisione, in materia di problematiche che vanno a incrociarsi nell’ambito scolastico – familiare. Qui è fondamentale intervenire per garantire il sostegno al ragazzo che, senza voler suo, è affetto da questo genere di disturbo, la dislessia”. Quindi, è stata la volta dei vari relatori: il dottor Giacomo Cutrera, laureato in informatica, Daniele Zanoni, laureato in fisica, e Sonia Servino, responsabile infopoint AGIAD magentino. "La dislessia, esperienza singolare, è sempre esistita e, ciò nonostante, ancora oggi, ci sono dubbi e interrogativi in merito alle varie forme con cui si può manifestare - ha spiegato la docente Marisa Oldani - Ci si chiede, insegnanti e genitori, come possa accadere... Non si tratta ne di malattia ne tantomeno di diversità”. Poi, la dottoressa Oldani, ha proseguito mostrando come sia complessa la spiegazione su un problema che, inizialmente, non viene preso in considerazione, tendendo a minimizzare la difficoltà del bambino o alunno. “I genitori, non hanno tesi plausibili e, pertanto, chiedono qualche consiglio su come poter aiutare il proprio figlio nella lettura, scrittura, domandandosi il motivo di tanta difficoltà - ha concluso Marisa Oldani. Francesco, classe 1994, bresciano, uno dei due ragazzi presenti per riportare l'esperienza con la dislessia, ha scritto un racconto autobiografico dal titolo 'Dislesia', con la “S” sottolineata in rosso. “Rosso perchè le docenti tendono a correggere la grammatica, senza sapere per davvero cosa c’è dietro ad una lettera mancante - spiega Francesco - Lo sfondo della copertina è nero perchè delinea il tunnel che noi, affetti da questo disturbo, attraversiamo nell’arco della vita, mentre il titolo 'Dislesia' è del colore più chiaro che ci sia, bianco, perchè da questo corridoio buio... si può uscire”. Il presidente dell’associazione italiana dei ragazzi dislessici, Giacomo Cutrera, scorre le slide che ripercorrono i loro percorsi e, una in particolare, segnala il Campus San Marino, indirizzato ai soli ragazzi dislessici. “L’immagine del leone - prosegue Cutrera - rappresenta la dislessia che non accettavo, con cui mi arrabbiavo ogni qualvolta non riuscivo a risolvere un’analisi grammaticale, un problema di matematica o una semplice moltiplicazione. Su quest’ultima, ce l'abbiamo tutti noi del mondo dei dislessici, non ce la caviamo con le formule standard, ma con metodi personalizzati che ci consentono di risalire al risultato, in maniera del tutto corretta. Il mio era un metodo costituito da mappe e schemi che mi facilitavano, dalle scuole Medie all’Università, l’apprendimento su ciò che veniva proposto. Finalmente, dopo che avevo accordato col professore un’ora in più per il compito in classe, ero in grado di stare in pari con i miei compagni, con cui, sin dalla seconda Elementare (periodo d’inizio del disturbo), avevo difficoltà perchè mi sentivo “diverso”. Diverso perchè uscivo prima per andare dalla logopedista, perchè ci impiegavo qualche secondo in più nel dare il risultato di una moltiplicazione che, a turno, veniva richiesta anche a me. I ragazzi dislessici impiegano più tempo perchè non riescono ad automatizzare le parole, i numeri e, quindi, la lettura di un testo". A concludere l’incontro è stato il dottor Daniele Zanoni, docente di matematica. “La mia professoressa di matematica alle Superiori non credeva nelle mie potenzialità (noi dislessici siamo dotati in egual modo di questo), per cui, dopo la seconda bocciatura, mi disse che dovevo rinunciare allo studio della fisica, in particolare della matematica e così... dopo anni andai dalla stessa docente per comunicarle il dottorato in fisica e matematica. Ciò dimostra quanto sia possibile “guarire” da questo disturbo, che tutti i genitori possono aiutare il proprio figlio con continuo allenamento linguistico, non devono mancare gli stimoli da parte degli insegnanti, determinanti per il futuro dei giovani. La mia dislessia, riconosciuta a 15 anni, dovette fare i conti con la solitudine che cavalcava dentro me. In quel periodo, infatti, rimanevo nella mia stanza a piangere perchè mi sentivo escluso. Poi, con l’aiuto di più persone, capii che ci si poteva spogliare di questo disturbo e, con sacrifici e impegno, ce l’ho fatta!”.
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