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venerdì 27 settembre 2024 | ore 09:18

Giovani artigiani: troppo pochi

Nel convegno di Unione Artigiani la situazione emersa è preoccupante: le aziende hanno sempre più difficoltà a trovare giovani disponibili per i lavori 'tradizionali'.
Attualità - Artigianato (Foto internet)

Non ci sono più sufficienti risorse umane per garantire il futuro dell’artigianato italiano e lombardo. Il sistema regionale dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che solo in Lombardia registra 77mila studenti iscritti (20% stranieri, 45% donne) riesce a immettere sul mercato del lavoro ogni anno circa 24mila giovani, di fronte ad una domanda di tecnici e artigiani che per il settore, solo nella nostra regione, è pari ad oltre 250mila persone. E non sempre i ragazzi che terminano il percorso formativo, secondo le imprese, risultano pronti per affrontare il mondo del lavoro: un aspetto che contribuisce ad ampliare ulteriormente la forbice del mismatch tra i giovani e le aspettative delle 233.402 aziende artigiane lombarde (e 1.290.000 circa italiane), costringendole a rinunciare ad ulteriori opportunità di sviluppo o semplicemente a non proseguire l’attività.

Anche in Lombardia, del resto, sono oramai quasi introvabili gli artigiani dei mestieri tradizionali. Le imprese cercano falegnami, carpentieri, fabbri, idraulici, installatori, sarti e ricamatori, elettricisti, saldatori, orafi, riparatori, muratori, tappezzieri, meccanici, panettieri, autisti, esperti di trasformazione alimentare, calzolai, vetrai, parrucchieri, ottici… Ed è fortissima anche la richiesta di addetti alla logistica e all’ospitalità, come è elevata la ricerca di artigiani 4.0, capaci di unire tecnologia, digitalizzazione e creatività, e di giovani competenti e appassionati ai temi della sostenibilità e alle energie rinnovabili applicati alla micro e piccola impresa. Una domanda, in questo caso, solo in parte placata dallo sviluppo dei nuovi ITS. Alle imprese artigiane più fortunate servono almeno 6 mesi per trovare i giovani disponibili e ritenuti sufficientemente preparati, senza parlare del tempo e delle energie investite per la formazione sul campo.

La “riforma della formazione professionale potrebbe passare da un modello sperimentale: un campus 4+2, quattro anni di Formazione Professionale più altri due di ITS a cui i ragazzi potrebbero accedere direttamente. Un progetto di filiera formativa – ha spiegato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara – da attuare con le Regioni, imprese, scuole e sindacati. Nei prossimi giorni daremo via al dialogo. Il ministro ha annunciato anche l’intenzione, qualora vi fosse la necessità e la disponibilità degli istituti professionali statali, di offrire cattedre agli imprenditori, esperti e tecnici, in un progetto di rinforzo del rapporto tra le scuole e il mondo del lavoro”.

“Qualunque cambio di rotta proveremo a definire a partire da oggi, avrà bisogno di almeno 6/7 anni per garantire i primi risultati utili ma il sistema artigiano non ha più tempo”, commenta Stefano Fugazza, presidente di Unione Artigiani Milano e Monza-Brianza. “Le nostre imprese sono agli ultimi minuti dei tempi supplementari: non c’è più ricambio generazionale, i titolari sono sempre più anziani, i giovani imprenditori artigiani under 30 sono calati in Italia del 40% negli ultimi cinque anni. Eppure, si tratta di mestieri anche ben pagati e che offrono grandi opportunità, forse ancora troppo poco conosciute. Il risultato è che oggi i centri di formazione non riescono a conquistare le nuove generazioni”.

Osserva Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi: “Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro penalizza i nostri giovani e danneggia l’economia. Si stima che ogni anno in Lombardia manchino per le necessità delle imprese circa 40 mila lavoratori. È, dunque, urgente rilanciare un’alleanza tra mondo della formazione, sistema imprenditoriale e istituzioni. A questo proposito ricordo l’esperienza dell’Istruzione e formazione professionale (IeFP), in Lombardia, che ha ottenuto ottimi risultati coinvolgendo migliaia di imprese”. “Guardando ai contesti lavorativi e ai fabbisogni emergenti si conferma sempre più l’efficacia della modalità ‘duale’ di erogazione e fruizione di percorsi di formazione – osserva Mattia Dolci, Executive Vicepresidente di PTSCLAS, che ha curato una ricerca in preparazione al convegno – perché garantisce un raccordo organico e continuo tra formazione e mondo del lavoro: tramite forme di progettazione condivisa è possibile, infatti, acquisire competenze e conoscenze nei luoghi di lavoro, in modo complementare a quelle raggiunte all’interno dei soli contesti formativi (scuola, enti di formazione e università) anche con l’obiettivo di favorire l’inserimento nel mercato del lavoro dei giovani, e per rafforzare l’efficacia dei percorsi di re-skilling per gli adulti”.

“In Lombardia la IeFP – parte strutturale del sistema nazionale gestito dalla Regione – coinvolge circa 77.000 studenti che scelgono i percorsi professionalizzanti dopo la terza media” interviene Diego Montrone, Presidente AEF Lombardia (Associazione Enti di Formazione). “Il tessuto imprenditoriale e produttivo manifesta ripetuti riconoscimenti e disponibilità a cooperare con la formazione professionale. Bisogna puntare a valorizzare questo sistema che ha dimostrato di essere attrattivo e di funzionare creando reali opportunità professionali per tanti giovani”.

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