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domenica 24 novembre 2024 | ore 00:28

'Il Mondo in trasformazione...'

Fino al 27 marzo Palazzo Leone da Perego a Legnano ospita 'Il Mondo in trasformazione - da Previati a Sironi', mostra che indaga, attraverso una sessantina di opere, i grandi cambiamenti che si sono succeduti fra Ottocento e Novecento nella società e, di pari passo con questi, nel linguaggio pittorico che li ha rappresentati.
Eventi - 'Il Mondo in trasformazione - da Previati a Sironi'

Fino al 27 marzo Palazzo Leone da Perego a Legnano ospita 'Il Mondo in trasformazione - da Previati a Sironi', mostra che indaga, attraverso una sessantina di opere, i grandi cambiamenti che si sono succeduti fra Ottocento e Novecento nella società e, di pari passo con questi, nel linguaggio pittorico che li ha rappresentati. Immagine simbolo della mostra, promossa dal Comune di Legnano e dalla Fondazione Comunitaria Ticino Olona con i patrocini di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, è Una via di Milano di Luigi Rossi, prestito eccezionale dalla Collezione di Fondazione Cariplo, esposta presso le Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano. La rassegna fa dialogare la ricchezza e il valore delle raccolte di importanti istituzioni, come Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia - Piazza Scala, Gruppo Banco BPM, Museo Ma*Ga, Accademia Tadini di Lovere, Fondazione Corrente, Fondazione Famiglia Legnanese e di enti pubblici, tra i quali il Comune di Saronno, che ospita a Villa Gianetti il Centro Studi sul Chiarismo, il Comune di Milano che ha straordinariamente concesso in prestito Il refettorio dei Vecchioni di Angelo Morbelli da Palazzo Morando, oltre al fondamentale apporto della Galleria Il Chiostro Arte Contemporanea di Saronno, della Quadreria dell’800 di Milano e di collezionisti privati che hanno generosamente messo a disposizione le loro opere. La Filanda nel Bergamasco di Pietro Ronzoni apre un percorso che si sviluppa dall’Ottocento alla metà del Novecento attorno ai grandi temi del lavoro, della società e della cultura e che spazia dalla rappresentazione del lavoro, spesso intrecciato con l’esplorazione dell’emarginazione sociale, alla descrizione del mondo rurale, sul quale si fonda l’economia italiana almeno fino alla prima guerra mondiale. Nella prima sezione, accanto alle vivaci scene contadine di Mosè Bianchi, si ritrovano i lavori di Giulio Aristide Sartorio, Lodovico Cavaleri, Eugenio Spreafico, che oscillano tra l’illustrazione fedele di riti consueti e millenari, la nostalgia verso la vita agreste a contatto con la natura ancora incontaminata, la rappresentazione affettuosa e partecipe della quotidianità, mentre Arrigo Renato Marzola si sofferma a indagare la contrapposizione tra fatica umana e progresso nella grande tela Fine di giornata, riprendendo un tema particolarmente caro agli artisti lombardi. Nei decenni di passaggio tra i due secoli, mentre si aggravano le disuguaglianze e i problemi delle classi lavoratrici, sul versante artistico questo profondo disagio si traduce in una grande varietà di soluzioni formali e accenti emotivi che vanno dalla spietata rappresentazione documentaria della vita degli ultimi alla riflessione sulla condizione delle masse, tra rivolta e rassegnazione, delle opere di Lorenzo Viani e Enrico Spelta, fino al commosso omaggio alla vecchiaia nella nuova società industriale di Angelo Morbelli. Durante tutto l’Ottocento l’animato passeggio nelle vie centralissime, il fascino dei Navigli, i quartieri popolari sono soggetti privilegiati per gli artisti che interpretano la città con differenti sensibilità, tra gusto pittoresco e resa oggettiva della realtà, come nelle opere di Emilio Gola e Giuseppe Mentessi, o nell’episodio catturato da Luigi Steffani con la posa della prima lampada elettrica dell’illuminazione pubblica di Milano, una tappa, questa, nel cammino verso la moderna metropoli del XX secolo. Contemporaneamente nel mondo borghese si diffondono nuove forme di svago e di divertimento che vanno dal teatro alle occasioni mondane, dalle gite fuori porta fino alle più avventurose escursioni alpine, alla ricerca del contatto diretto con la natura. Se la tradizionale gita campestre del giorno di San Giorgio dipinto da Vespasiano Bignami si svolge nella luce chiara della bella stagione, con le guglie del Duomo di Milano e le ciminiere fumanti che si intravedono appena in lontananza, Armando Spadini offre una contemplazione gioiosa e dolcemente sensuale del dato naturalistico con le figure immerse nel paesaggio fermate in un istante di intimità domestica. Di tutt’altro segno è, invece, la Primavera di Gaetano Previati: la luminosità soffusa che avvolge le figure dei bambini e l’intensità del colore - che derivano all’artista dall’assidua frequentazione del litorale ligure - conferiscono alla scena un’atmosfera lirica e sognante, trasformando la visione del momento nell’immagine simbolica della vita e della natura che si rinnovano perpetuamente. Un tempo pratica esclusiva delle élite aristocratiche, durante l’Ottocento la villeggiatura si trasforma in una consuetudine borghese; un tema affrontato ripetutamente da Emilio Gola e poi da Savino Labò, Ernesto Crespi, Livia Maino, Aldo Carpi. Negli anni che seguono la prima guerra mondiale riemerge il tema del paesaggio, studiato nel variare della luce e delle stagioni, ma concepito anche come immagine universale dell’ordine delle cose, da Ottone Rosai, Ardengo Soffici e Arturo Tosi: in questo periodo l’Italia è un paese in gran parte ancora rurale e la sua rappresentazione varia da un mondo energico, potente, austero, alla visione rarefatta dei contadini al lavoro, immersi in una vita quotidiana dalla grazia incantata, come nei dipinti di Francesco De Rocchi. Il legame con la terra si contrappone alla realtà cosmopolita e industriale delle metropoli, che saprà suscitare in artisti come Mario Sironi lo stile di una bellezza e di una grandiosità nuove, in una continua tensione tra dramma esistenziale e potenza creativa. Moderni panorami dominati da ciminiere svettanti, profili delle fabbriche e caseggiati in costruzione, come pure lo sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione, forniscono lo spunto agli artisti per un nuovo repertorio di soggetti e linguaggi espressivi. Dal territorio legnanese, contraddistinto dallo sviluppo rapido dell’industria tessile prima e di quella meccanica in seguito, prende avvio la vicenda artistica dei 'Candidi', Pino Furrer, Riccardo Gironi, Maurizio Simonetta, Ernesto Crespi e sua moglie Livia Maino, dilettanti dal talento straordinario che dagli anni Trenta saranno impegnati in un continuo confronto con le istanze più vitali della cultura milanese, come ricostruito in modo esemplare dagli studi di Ilaria De Palma e Fabrizio Rovesti. Gli aeroplani di Simonetta del 1927, le ciminiere di Crespi del 1933 e più tardi, negli anni Cinquanta, i telai meccanici in azione di Silvio Zanella saranno i simboli della contemporaneità, cui si affiancano la visione fantastica e onirica della città moderna di Italo Valenti e la fabbrica di Ernesto Treccani evocata nella dimensione poetica dell’infanzia.

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