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6 aprile 2009: la notte più lunga all'Aquila

"Dodici anni fa, la notte più lunga all'Aquila. Una ferita incancellabile". Il ricordo del presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, nell'anniversario del sisma.
Attualità - Il terremoto all'Aquila (Foto internet)

La pandemia non può e non deve farci dimenticare altri dolori, altri strappi, altre ferite che meritano costante memoria: uno su tutti il sisma che colpì L’Aquila nel 2009. Una ferita incancellabile. Il 6 aprile del 2009 - È impossibile dimenticare quella terribile scossa, la paura, la sveglia all’alba, le urla della gente, i soccorritori che scavano, la polvere protagonista di ogni immagine che arriva. Impossibile scordare la notte più lunga di dodici anni fa: quella del 6 aprile 2009 all’Aquila. Quella notte non svanirà mai dalla mia memoria. Non si potranno mai scordare l’arrivo nella città abruzzese, la dignità degli abitanti delle zone colpite, giorno dopo giorno. La lezione di una comunità intera. Il lavoro dei volontari della Croce Rossa - Che realizzarono 12 tendopoli, 10 cucine da campo e 10 posti medici avanzati, mantenendo quella promessa: essere i “primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via”. Un impegno che guida la CRI in ogni situazione e che ha spinto anche i volontari colpiti in prima persona a mettersi al servizio dei più vulnerabili senza esitare. Storie che si ripetono ad ogni emergenza. Il ricordo delle vittime - "Oggi è il momento del ricordo e il pensiero va alle vittime, a chi ha perso una persona cara, a chi ancora oggi fa di tutto per far rinascere la propria città o il proprio paese - ha detto il presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca - Ma il 6 aprile deve essere anche una data per ricordare l’importanza della prevenzione e della preparazione delle comunità. Grazie L’Aquila, grazie aquilani: con il vostro esempio possiamo, anche adesso, affermare che soltanto uniti ce la faremo".

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