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sabato 23 novembre 2024 | ore 18:30

"Noi non ci stiamo..."

Alcuni Comuni anche del nostro territorio firmano una lettera indirizzata dal Premier Giuseppe Conte, per ribadire la loro posizione sulle nuove disposizioni dell'ultimo Dpcm.
Politica - Sindaci (Foto internet)

"Caro presidente, questa lettera da parte nostra per esplicitare un sentimento sempre più diffuso, su scala locale e nazionale, riassumibile in quattro parole: Noi non ci stiamo", inizia così la lettera scritta dal sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, e che ha visto, poi, la firma di diversi Comuni anche del nostro territorio (Vanzaghello, Mesero, Nerviano, Santo Stefano Ticino, Abbiategrasso, Cisliano e Cerro Maggiore), indirizzata dal Premier Giuseppe Conte, al fine di concedere la possibilità a coloro che rispetteranno la normativa vigente (l'ultimo Dpcm del Governo con le nuove restrizioni e limitazioni per l'emergenza Covid-19) di continuare a svolgere il proprio lavoro. "In qualità di sindaci e di rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini - prosegue la missiva - ci facciamo portavoce di questi ultimi e della loro sopravvivenza. Sì, signor presidente, perché è di questo che si tratta, di sopravvivenza. E noi non ci stiamo più a subire inermi gli effetti drammatici delle misure di sicurezza. Per noi tutti è sacro dovere morale e istituzionale tutelare l'incolumità e la salute dei nostri concittadini e porteremo avanti con dignità e rispetto questo compito che mai ci saremmo aspettati di dover assolvere. Ma riteniamo che sia ora di tutelare al massimo delle capacità e possibilità la vita delle famiglie, delle persone, duramente infettate dagli effetti drammatici scaturiti dalle misure restrittive. Riteniamo che i cittadini non meritino di sopravvivere, bensì di vivere in modo economicamente dignitoso". In particolare, i punti al centro dell'attenzione sono: "Dissentiamo in toto sulla decisione di imporre un coprifuoco generalizzato ed indiscriminato su attività già duramente colpite. Parliamo di bar, ristoranti, locali, cinema, teatri e palestre; parliamo di realtà affossate dalle ultime disposizioni; parliamo di azioni decise dal Governo che hanno demolito a tappetto il già fragile tessuto economico della nostra Nazione. "Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente", questa dichiarazione, signor presidente, è contenuta una lettera da lei inviata agli organi di stampa. Ci permetta di muovere un appunto: voi avete chiuso indiscriminatamente bar, ristoranti, palestre, piscine, cinema e teatri senza prendere in considerazione i sacrifici fatti da queste imprese per adattarsi ai rigidi protocolli di sicurezza e sanitari che, a 'giro di valzer', avete trasmesso. Per questo noi proponiamo con determinazione uno spunto di riflessione. Invece di applicare un semi lockdown generale sulle categorie sociali interessate dall'ultimo decreto, in qualità di 'controllori in trincea' chiediamo la riapertura delle attività che garantiscono i livelli di sicurezza necessari per contenere l'emergenza epidemiologica, sostenuta da un intensificarsi dei controlli sanitari e di polizia per identificare i trasgressori. Solo così si potrà davvero tutelare la salute e la vita di ogni cittadino, di ogni famiglia. Infine, ci saremmo aspettati dal Governo un'attenzione maggiore sul trasporto pubblico, dove la possibilità di contagio raggiunge livelli alti e drammatici. Lei dichiara "Impossibile l'acquisto immediato di centinaia di nuovi mezzi pubblici", No, signor presidente, non le chiediamo di acquistare subito, noi ci saremmo aspettati dal Ministero dei Trasporti una visione lungimirante, consapevole dell'emergenza in corso, ma purtroppo così non è stato. A settembre l'aumento degli spostamenti sui mezzi per motivi scolastici sono scontati e noi ci domandiamo per quale motivo il Ministero non si sia attivato per tempo in merito al potenziamento delle linee di trasporto. Noi, signor presidente, rispettiamo le regole e le facciamo rispettare, ma non ci stiamo ad essere lasciati solo insieme ai nostri cittadini. Ora è il momento in cui dobbiamo salvare davvero tutti".

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