Milano / Malpensa
50 anni fa... l'uomo sulla Luna
- 19/07/2019 - 08:17
- Attualità
- Exponiamoci
Erano le 22,16 del 20 luglio 1969 in Italia, un’estate caldissima, la vita e l’entusiasmo della rinascita del boom economico, le vacanze al mare, nei locali risuonavano i Beatles o ‘Acqua azzurra, acqua chiara’ di Lucio Battisti. Ma vi erano anche le tensioni della ‘Guerra Fredda’, la sfida incrociata tra USA e URSS. Però quella notte, in quel momento, l’Italia, come il mondo, si fermò per un’attesa lunga 28 ore. Fino al grido in diretta TV, la più lunga di allora, di Tito Stagno con “Ha toccato, ha toccato il suolo lunare” , davanti a milioni di persone e uno share del 96%. In quell’istante Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins stavano scrivendo la storia dell’umanità, quella ‘passeggiata’ che segnava un passaggio epocale verso la civiltà moderna. Per la prima volta, infatti, l’uomo era sbarcato su un altro mondo, la Luna, con la missione Apollo 11. Ci vollero poi molte ore, fino alle 4,57 ora italiana, perchè si arrivasse a toccare fisicamente con il piede la terra lunare, quel “piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”. Un qualcosa di epico, grandioso, al limite della follia se pensiamo che il modulo lunare aveva meno ‘intelligenza’ di un nostro cellulare attuale. Una sfida per una nazione, gli USA, per un primato fortemente voluto dal presidente Kennedy che divenne uno spartiacque per la vita, la scienza, la ricerca. Secoli di fede, credenze, sogni, illusioni, poesie e immaginazione di narratori... la Luna era davvero lì, sotto i loro piedi. E da lì, tutto fu diverso, anche se solo poche altre missioni seguirono e, in totale, solo 12 uomini toccarono il suono lunare. E ci sono voluti 50 anni, in cui l’uomo non si è reso conto che il progresso che lo accompagnava stava distruggendo se stesso oltre che il pianeta che ci ospita, a ridarci il romanticismo e il sogno di continuare a scoprire lo spazio. A ritornare sulla Luna, come ‘trampolino’ verso Marte e, chissà, un giorno verso nuovi pianeti che possano ridare speranza all’umanità. In questo cinquantesimo, tante iniziative si stanno svolgendo e si svolgeranno nel mondo, da noi, sicuramente, la ‘mostra/visita’ più bella è al padiglione spaziale di Volandia, ma è soprattutto quel senso di emozione, come se tutti fossimo Armstrong a ridare impulso e vitalità nell’immaginare un futuro in cui lo spazio possa diventare di casa, per progredire e comunicare, magari davvero, anche con altre forme di vita e civiltà. Il progresso tecnologico di questi 50 anni, però, deve anche farci fermare a riflettere su quello che siamo e abbiamo. Perchè se alzare lo sguardo e immaginare magari un futuro lontano (in tutti i sensi) dalla Terra è ‘futuribile’, ora abbiamo ancora un pianeta da salvare. Un pianeta meraviglioso come quello immortalato, blu nell’universo nero, dagli uomini che arrivarono sulla Luna.
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