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giovedì 21 novembre 2024 | ore 15:54

Alitalia: agonia che costa cara

La questione Alitalia descrive una lenta agonia, che tuttavia riesce sempre a dimostrarsi di straordinaria attualità. La cronicità del disturbo che affligge la compagnia aerea.
Attualità - Alitalia (Foto internet)

La questione Alitalia descrive una lenta agonia, che tuttavia riesce sempre a dimostrarsi di straordinaria attualità. Ancora in questi ultimi giorni si è, infatti, riproposta la cronicità del disturbo che affligge la compagnia aerea, circa il quale lo Stato non riesce, o pare non volere, proprio, trovare una soluzione. La S.p.A. tricolore, nata nel primo dopoguerra, è stata a lungo di proprietà del Mise e solo dal 2008 è stata ceduta la quota di maggioranza. La privatizzazione è sopravvenuta al moltiplicarsi dei problemi economici della società, ma prima il CAI (Compagnia Aerea Italiana), e poi Ethiad hanno nettamente fallito nel piano di risanamento dell’azienda. Nel mezzo, tra la crisi economica di un’impresa così grande e la necessità di una soluzione definitiva, ci sono i drammi di lavoratori preoccupati per il loro posto di lavoro e circa 10 miliardi di soldi pubblici concessi dallo Stato sotto forma di aumenti di capitale, prestiti e spese per il ripiano dei passivi. L’ultimo prestito (900 milioni), così definito dalla stampa “prestito ponte”, doveva essere rimborsato entro il 15 dicembre del 2018, salvo poi aver ottenuto una proroga del termine al 30 giugno di quest’anno, quando la restituzione non avverrà mai, perché la deadline è già stata depennata. L’unica cosa che si è definita è che i proventi degli interessi saranno utilizzati dallo stato per sottoscrivere quote di capitale della nuova ipotetica società che andrebbe a costituirsi se le trattative con Ferrovie dello Stato, società pubblica interessata a rilevare la società, andassero a buon fine. Insomma, un gran casino piuttosto oneroso, dal quale non sarà certamente la nuova Alitalia a tirarsi fuori. Dunque, la domanda è lecita: ha ancora senso avere una compagnia di Stato, se poi questa compagnia ha in sé stessa le ragioni della sua incapacità di risalire la china e si rivela solo un peso? La realtà ci dice chiaramente che si può salvare Alitalia solo ridisegnando completamente la società e abbattendo i costi. Questo significa licenziare, licenziare e ripensare. I tagli sono una componente ineliminabile per intraprendere la strada del risanamento e se l’impossibilità di questi diventa, come lo è da anni, la condizione sulla quale costruire nuove trattative, ecco spiegato il motivo per il quale nemmeno le prossime 10 proprietà riusciranno a riassestarla. Vogliamo salvare la compagnia? Vendiamola definitivamente, lasciamo lavorare gli amministratori e salveremo anche posti di lavoro. Non siamo pronti? Lasciamola fallire.

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