Milano / Malpensa
"Niente panico, noi si corre"
- 04/05/2019 - 10:50
- Castano Primo
- Libri
La classica e immancabile comicità, ma stavolta niente spettacoli, sketch oppure film. No, stavolta si è andati di corsa, o meglio lui l’ha fatto in questi anni, il pubblico, invece, l’ha potuto vivere attraverso le pagine del suo libro. ‘Niente panico, si continua a correre’... su, allora, il sipario dell’auditorium Paccagnini di Castano ed ecco entrare in scena nientemeno che Giovanni Storti (per tutti, il mitico Giovanni del trio ‘Aldo, Giovanni e Giacomo’) e Franz Rossi. Un vero e proprio viaggio tra ricordi, immagini, episodi, aneddoti, momenti particolari ed unici, con un doppio filo conduttore: da una parte, appunto, quei chilometri e chilometri macinati tra strade e sentieri, dall’altra, in modo particolare, la grande amicizia che li lega. C’è, alla fine, un po’ di tutto sfogliando il loro ultimo testo (che arriva dopo ‘Corro perché mia mamma mi picchia’ e ‘Una seducente sospensione del buon senso’), dalla vetta del Kilimangiaro alla Muraglia Cinese, dalle corsette sotto casa alle maratone nel deserto e, poi, molto altro ancora, in un mix di avventure, coinvolgimento ed emozioni. Sempre o quasi insieme, insomma, i due assaggiatori di corse, come ebbero modo di definirsi, con un obiettivo preciso, ossia dimostrare che spesso la ricerca del proprio record personale può avere quale effetto collaterale la felicità. E la felicità oggi porta appunto i loro nomi, perché il primo (Giovanni) sono ormai anni che è nel mondo del trail (ha corso in pianura, in montagna, nel deserto, da 0 a 5 mila metri, girando praticamente il mondo intero, Marocco, Tunisia, Brasile, Libano, Stati Uniti, Bolivia, Canton Ticino, ecc...), mentre il secondo (Franz), per sua stessa ammissione, essendo fondamentalmente un pigro, cerca di sfruttare ogni occasione per vivere le mie passioni: così viaggia per correre e conoscere persone nuove. E viaggiando colleziona storie da raccontare”. Un libro, dunque, davvero imperdibile per chi corre e per quelli che non capiscono come, passati i sessanta, si continui a correre. “Che poi - ricorda Giovanni - se ho iniziato io a cinquant’anni, possono farlo tutti”.
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