Milano / Malpensa
Marvel e l’epica contemporanea
- 27/04/2019 - 00:10
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Il capitolo finale della guerra per le gemme dell’infinto cominciata in ‘Infinity War’ di un anno fa trova la propria conclusione in ‘Avengers: Endgame’, in questi giorni nelle sale cinematografiche. Non mi soffermerò sui contenuti del film, bensì sul motivo del gran successo degli eroi che compongono il Marvel Cinematic Universe, del quale Avengers fa parte.
A chi dobbiamo essere grati?
Per tutto questo dobbiamo ringraziare tre figure fondamentali della nona arte, senza le quali non avremmo oggi i supereroi che tanto amiamo. Questi sono Stan Lee, sceneggiatore, Jack Kirby e Steve Ditko, disegnatori. Si deve a loro, infatti, la creazione dei personaggi più famosi della Marvel, a partire dal primo supergruppo della storia, i ‘Fantastici Quattro’, passando per tutti gli eroi che vediamo da anni sulle pagine a fumetti e sui nostri schermi. Il primo, Stan “The Man” Lee è famoso al grande pubblico per aver partecipato con simpatiche e brevi apparizioni in tutti i film del franchise. (Insomma, non proprio tutti, ma quelli dove è assente sono trascurabili.) Le loro storie sono state capaci di toccare il cuore e la quotidianità dei lettori perché parlavano sì di tizi con i poteri, ma anche afflitti da grandi problemi. Avevano, e hanno tuttora, delle grandi responsabilità nelle proprie mani, ma anche una vita spesso complicata e sono costretti a sopportare le difficoltà quotidiane che abbiamo tutti. Prove scolastiche, relazioni amorose, conflitti con figli e genitori sono i temi più gettonati, talvolta sono anche accompagnati da grossi traumi famigliari. Riuscire a superare queste difficoltà e nel frattempo tenere testa a nemici spesso forti come o più di loro ha sempre dato speranza a tutti i lettori. Fanno grandi, grandissime cose: combattono criminali, alieni e dei, sventano minacce provenienti da altre dimensioni, salvano il pianeta da distruttori cosmici. Poi tornano dalle loro famiglie, al loro lavoro per pagare le bollette, ad assistere un familiare malato, a rimboccare le coperte alla propria bambina. Spesso, gli stessi eroi sono diventati esempi da seguire, dispensatori di consigli per affrontare le piccole e grandi difficoltà della vita e in generale figure in cui è facile identificarsi.
Peter Parker, alias Spider-Man, deve sopravvivere alla scuola, all'amore e a un nemico temibile nel trailer di 'Spider-Man: Homecoming' (2017)
Supereroi al cinema
La saga che si conclude oggi al cinema ha origini relativamente recenti. La pellicola che ha inaugurato tutto, infatti, risale al 2008, con ‘Iron Man’. Prima di lui, dagli anni Sessanta, molti altri eroi, sia della Marvel che della distinta concorrenza, la DC Comics, si sono avvicendati in televisione e al cinema. Il ‘Batman’ interpretato da Adam West, con le sue onomatopee a schermo che ricordavano i fumetti, poi Linda Carter nel ruolo di 'Wonder Woman’, ‘Hulk’ con Lou Ferrigno e ‘Flash’ in tv. Sul grande schermo, invece, assistevamo alle avventure del famosissimo ‘Superman’, entrato nel mito grazie al volto di Christopher Reeve, poi il ‘Batman’ gotico di Tim Burton e successivamente quello più realistico di Christopher Nolan, senza dimenticare l’amichevole ‘Spider-Man’ di quartiere di Sam Raimi. Escludo volontariamente altri esperimenti meno riusciti per non fare una lista infinita, ma ne esistono molti di più. Tutti condividevano un elemento importante, ovvero l’identità segreta degli eroi. Chi protetto da una maschera, chi irriconoscibile solo grazie a un paio di occhiali, tutti quanti hanno sempre separato la vita privata da quella eroica.
Qual è, perciò, la scintilla che ha cambiato per sempre lo stile di vita degli eroi? Sono convinto che sia merito di quella fatidica dichiarazione di Tony Stark: “Io sono Iron Man”, alla fine dell’omonima pellicola. Una battuta che cambiò per sempre il cinema supereroistico e una vera sorpresa per il pubblico dell’epoca. Da quel momento in avanti, molti eroi avrebbero assunto un’identità alternativa, ma non sarebbe stata importante. Iron Man, Thor, Capitan America, Black Panther, Dottor Strange e i Guardiani della Galassia, se indossano elmi, mantelli o armature, servono soltanto come protezione in combattimento, non per celare la propria identità. Questo rende gli eroi più vicini alle persone, li rende più umani e meno divini.
L’altro grande merito che hanno i Marvel Studios è la pianificazione attenta di una narrativa a lungo termine. Se già esisteva nel cinema l’idea di universo condiviso, dove due o più pellicole si citavano a vicenda, con i nuovi film prodotti da Marvel Studios assistiamo a tanti piccoli tasselli che insieme sono arrivati a formare un grande mosaico corale, con i protagonisti che abbiamo imparato a conoscere nei propri film in solitaria riuniti in grandi kolossal. Chi si sarebbe mai immaginato, prima del 2008, di attendere la conclusione dei titoli di coda per assistere a pochi secondi di scena che avrebbe suggerito la connessione con altri film? Quando alla fine di ‘Iron Man’ gli spettatori si ritrovarono di fronte Nick Fury, i lettori di fumetti hanno fatto un salto sulla sedia, mentre coloro che si sono approcciati alla Marvel solo grazie a quel film sono stati colpiti da questo misterioso progetto “Vendicatori” citato dalla spia. Chi conosceva già le dinamiche da fumetto, sapeva che i vari eroi si incontrano spesso con altri personaggi, ospitandoli sulle proprie testate per brevi missioni, i cosiddetti team-up, oppure in storie più lunghe che cominciavano su una testata e proseguivano in un’altra, i crossover. Al cinema non si era ancora vista un’operazione di simile portata, che avrebbe condotto i protagonisti di ‘Iron Man’, ‘L’incredibile Hulk’, ‘Iron Man 2’, ‘Thor’ e ‘Captain America’ a convergere nel grande evento del 2012: ‘The Avengers’, i Vendicatori, appunto, ottenendo un successo clamoroso.
Iron Man, Capitan America, Thor, Hulk e gli agenti segreti Vedova Nera e Occhio di falco si uniscono per la prima volta in 'The Avengers' (2012)
Avengers (e spettatori) uniti
Col tempo, gli eroi in gioco sono aumentati, le varie “fasi” culminate con l’unione degli Avengers nelle omonime pellicole sono diventate sempre più interconnesse fra loro e sono cresciute in popolarità.
Ecco perché le avventure di questi supereroi con superproblemi non sono semplicemente film. La saga dei supereroi Marvel è ben più che un semplice intrattenimento: è un sostegno nei momenti difficili, è l’epica del nostro tempo, nella quale percepiamo i personaggi come nostri amici, avendoli visti crescere in questi undici anni.
Avevo detto che non avrei parlato di ‘Endgame’, eppure due parole sul film le vorrei spendere comunque. Tranquilli, niente spoiler. Non parlerò nemmeno dei temi trattati. Vorrei soltanto invitarvi ad andare al cinema per godervi questo capitolo finale. Entrati in sala, lasciatevi trasportare dalle emozioni. Per una serie di circostanze sbagliate mi sono trovato ad andare da solo a vedere questo film, che attendevo da tempo. Non che mi dispiaccia il cinema in solitaria, l’ho fatto tante volte, ma in genere amo condividere eventi di questa portata in compagnia di amici appassionati. Eppure, questa volta non mi sono sentito affatto solo, perché il pubblico intorno a me è rimasto profondamente coinvolto dalla storia. Partecipava attivamente, applaudendo una, due, dieci volte, quando appariva un personaggio amato o assisteva a qualche scena particolarmente avvincente. Ho condiviso una forte emozione insieme a perfetti sconosciuti, tutti uniti dalle storie che ci hanno accompagnati per oltre dieci anni. Assistere a un evento simile, insieme a un pubblico così partecipativo, è un doppio spettacolo che resterà un ricordo indelebile.
Il trailer di 'Avengers: Endgame' (2019), il quarto capitolo corale dei supereroi Marvel.
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