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mercoledì 27 novembre 2024 | ore 05:11

Contratto di Governo

"Se 17 milioni di persone hanno deciso che a governare sarebbero dovuti essere Lega e 5 stelle è giusto che lo facciano"
Attualità - Quirinale (da internet)

Mettere in discussione la democrazia no, questo mai. E se dunque 17 milioni di persone hanno deciso che a governare sarebbero dovuti essere Lega e 5 stelle è giusto che lo facciano. Non è davanti a qualche spauracchio agitato dall’Europa sui mercati, che si deve fermare il processo democratico di ogni paese. Nonostante la cupa descrizione mediatica del calo in borsa di questa settimana, infatti, Piazza affare fa registrare profitti quattro volte migliori della Francia e otto volte della Germania da inizio anno ad oggi. È certo, però, che una discussione su questo fantomatico contratto di governo vada fatta e che anche l’Europa stia tirando le proprie conclusioni. 59 pagine pubblicate in queste ore racchiudono il succo di quello che sarà l’agire politico di un ormai probabile governo giallo-verde. Di seguito cercheremo di analizzare le soluzioni più discutibili. Pagina 7 del contratto: è prevista la possibilità di “convocazione di un Comitato di conciliazione, qualora le diversità persistano” tra le due forze politiche. Premessa la dubbia costituzionalità dell’organo, che, in ogni caso, costituirebbe un precedente estremamente rilevante, questo tentativo si iscrive in una sorta di percorso di deresponsabilizzazione già intrapreso dai due leader. La delega alla risoluzione dei contrasti all’interno di un piccolo circolo non è poi tanto lontano dalla scelta di sottoporre all’approvazione dei militanti la bontà del contratto, quasi come il nostro sistema democratico non fosse più rappresentativo, ma diretto. Troppo facile. Un eletto ha il dovere di scegliere per conto di chi l’ha votato. Pagina 10 del contratto: “c’è bisogno di portare la questione ecologica al centro dell’agenda politica, potenziando il contrasto al cambiamento climatico e la transizione a un’economia sostenibile”. Vizio globale, ad eccezione di Trump e qualche suo razionale imitatore, è quello di pensare che il cambiamento climatico sia indissolubilmente legato all’inquinamento umano. Nonostante l’IPCC promulghi costantemente questa versione, non ci sono sufficienti prove e consenso scientifico a supporto della tesi, tanto che le politiche di conversione dell’economia rischiano di rivelarsi quantomeno inappropriate per due semplici motivi. In primo luogo alla base della produzione di gran parte delle rinnovabili sta l’energia fossile e, in secondo luogo, il fabbisogno energetico italiano verrebbe coperto solo per il 40%, lasciando l’Italia al primo posto in Europa per energia importata. Pagina 19 ; 34: “il nuovo regime fiscale si caratterizza con due aliquote fisse al 15% e 20% per persone fisiche e 15% per le società”; “è necessario assegnare un reddito di cittadinanza”. Il mix di questi due elementi rischia di rivelarsi esplosivo per l’economia del paese. I benefici che avrebbero buona probabilità di prodursi con la “flat tax” verrebbero inevitabilmente abbattuti da una misura assistenzialista come quella del RdC, la quale avrebbe l’inglorioso ruolo di incentivo alla disoccupazione, di fatto arrestando fin dall’inizio quel ricircolo di capitale necessario per il funzionamento della tassa piatta. Pagina 48 del contratto: “Con riguardo alla linea Alta Velocità Torino-Lione ci impegniamo a sospendere i lavori esecutivi”. Basterebbe questa affermazione per qualificare un programma che in linea teorica promette “il ruolo di principale sistema di trasporto” alla ferrovia. L’alta velocità rientra nell’alveo di quelle misure necessarie al paese; cedere ai rigurgiti “no global”, vorrebbe dire condannare l’Italia all’isolamento. È inevitabile, in questo caso, anche il riferimento al progetto TAP, che ne condivide le condizioni, sul quale si era già espresso negativamente il movimento. Infine pagina 53 del contratto: “Ritornare allo stato pre-Maastricht e ridiscussione dei Trattati dell’UE”. Per contro basta leggere l’articolo 48 del TUE (Trattato dell’Unione Europea), il quale disciplina le procedure di revisione dei trattati, che sostanzialmente riconosce quale strumento decisionale la pronuncia unanime del Consiglio Europeo o degli Stati membri, a seconda della materia. Toccherà a Mattarella, a questo punto, togliere le castagne dal fuoco

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