Milano / Malpensa
La cultura pop salverà il mondo?
- 04/04/2018 - 03:04
- Over the Game
- Cinema
Questo sembra un periodo ideale per far leva sulla nostalgia degli spettatori; il momento perfetto per l'uscita al cinema di ‘Ready Player One’. Non c'è altro regista al mondo più adatto di Steven Spieberg per portare su grande schermo un tributo alle più grandi icone pop che lui stesso ha, in buona parte, contribuito a creare.
Gli anni Ottanta hanno avuto una ribalta incredibile negli ultimi tempi. Se fosse possibile identificare un'origine, la dobbiamo in letteratura a Ernest Cline nel 2010 con il romanzo ‘Ready Player One’, mentre per il cinema a J.J. Abrams nel 2011 con 'Super8'. Di recente 'Stranger Things' è una serie tv prodotta da Netflix che si è già elevata nell'olimpo del cult, mentre i fumetti DC Comics hanno riesumato il mondo di 'He-Man'. Per non farci mancare nulla, i videogiochi propongono le riedizioni delle console più gloriose, dal Nintendo originale al Commodore 64.
‘Ready Player One’ fa tutto questo e va oltre. Il romanzo e il film fanno leva sulla nostalgia per il passato, ricco di innovazioni e passione, proiettandolo nel futuro imminente. È una dichiarazione d’amore verso la storia del cinema dei videogiochi e la cultura dell’epoca, ma allo stesso tempo è una critica non molto velata al nostro presente.
La trama è presto detta: siamo nel 2045, l'economia è collassata e il mondo si è trasformato in un ambiente dal gusto post-apocalittico. Gran parte della vita si è spostata su Oasis, un universo alternativo alla portata di tutti, che unisce l'esperienza della realtà virtuale alla rete di informazione fino all'intrattenimento. Ciascuno in Oasis ha un proprio avatar e può fare veramente di tutto: dal prendere parte a missioni di combattimento, fare shopping, fino a frequentare lezioni scolastiche. Il mondo virtuale è partorito dalla mente geniale di James Halliday, che lo ha reso un prodotto dal valore multimiliardario. Con la sua morte, ha lasciato un testamento per tutti gli utenti: chiunque fosse riuscito a trovare tre chiavi nascoste nell'immenso mondo virtuale, avrebbe ereditato l'intero controllo di Oasis, rilevandone anche il valore commerciale. Inizia quindi la caccia al cosiddetto 'Easter Egg', letteralmente ‘Uovo di Pasqua’, ma che nel mondo videoludico viene utilizzato per indicare qualcosa che viene nascosto all'interno dei videogiochi. Gli utenti che prendono parte alla caccia vengono chiamati 'Gunter', contrazione di Egg Hunters (cacciatori dell'uovo), impegnati a cercare ovunque qualsiasi indizio che possa portarli alle chiavi.
Il primo easter egg della storia si deve a Warren Robinett, che ha inserito il proprio nome in una stanza segreta nel gioco 'Adventure' del 1979, prodotto da Atari.
Una serie di immagini nascoste come easter egg sono presenti nel banner di questa stessa rubrica. Ci avete mai fatto caso? Vi sfido a trovarli e riconoscerli tutti.
La storia dei videogiochi è costellata di avventure bizzarre. La stessa Atari è protagonista di una leggenda che vede coinvolto il gioco 'E.T.'; sì, proprio quello prodotto su licenza dal film di Steven Spielberg.
Si dice che a causa della bancarotta di Atari e della sovrapproduzione del gioco incriminato, centinaia di cartucce fossero state sepolte in una discarica del New Mexico. In un documentario initolato 'Atari: Game Over', lo stesso Ernest Cline prende parte alla ricerca, trasformandosi in un Gunter del mondo reale. Nella foto a fianco, Ernest Cline indossa la maglietta di un classico dei videogiochi: 'Dig Doug', immortalato insieme alla sua altrettanto leggendaria DeLorean, durante la spedizione alla ricerca delle cartucce perdute di 'E.T.'.
Il libro e il film di 'Ready Player One' condividono i principali snodi di trama come solidi pilastri, ma si rivelando due storie piuttosto diverse, perfette per i medium a cui sono state pensate. Questo, forse, è uno dei pochissimi casi in cui si può prima leggere e poi vedere o viceversa, evitando il problema del "già visto". Quello che avviene su schermo è una delle migliori trasposizioni realizzate finora. Fedele al libro non tanto nella trama, quanto nell'anima. Chiunque abbia vissuto minimamente la cultura pop dagli anni Ottanta in avanti, può trovare nel film un pezzetto di qualcosa che ha amato. 'Star Trek', 'Gundam', 'Jurassic Park', 'Il Gigante di Ferro', 'Shining', 'Ritorno al Futuro', 'Overwatch', e tanti, tantissimi altri riferimenti al mondo dell'intrattenimento a 360 gradi, con moltissime sorprese che faranno la gioia degli appassionati. Oasis è un ambiente dove qualsiasi cosa sia stata prodotta è disponibile, al giusto prezzo. Ci si trova, quindi, facilmente a contatto con mondi molto diversi tra loro, ma perfettamente amalgamati. Come accade con il videogioco 'Lego Dimensions', dove è possibile importare nell'avventura a mattoncini il mago Gandalf dal 'Signore degli Anelli', affiancarlo a un eroe degli 'Avengers' a bordo dell'hoverboard di 'Ritorno al Futuro' per combattere il fantasma di 'Ghostbusters'.
Su Oasis è possibile pescare a piene mani dalla cultura popolare, per interagire con oggetti e personaggi provenienti da quello che si è letto o visto. Più o meno come succede nel romanzo 'Libriomancer', di Jim C. Hines, dove i poteri magici non sono lanciare palle di fuoco e leggere il pensiero, ma estrarre dai libri ciò che un autore ha immaginato e usarlo nella realtà.
Il momento migliore del film? Ho apprezzato moltissimo tutto quello che è avvenuto fuori dallo schermo: ovvero gli scambi di commenti e caccia alle citazioni sia con gli amici che con gli sconosciuti presenti in sala. Quando un film riesce a generare tanto entusiasmo da unire il pubblico, ha vinto su tutta la linea. Personalmente, non vedo l'ora di tornare in Oasis ancora una volta per cercare tutti gli easter egg che mi sono perso in preda all'incanto della prima visione. Se ripenso all'inizio carico di adrenalina veloce come 'Burnout', alla prova per ottenere la seconda chiave che permette di vedere il Cinema (quello con la C maiuscola) sotto un'altra prospettiva, fino al finale denso di emozioni, si può dire che il film abbia colto perfettamente nel segno. La meraviglia che si prova a contatto con la realtà virtuale è genuina e qui viene trasmessa alla perfezione.
Per dire, mentre scrivevo questo pezzo, sentivo il bisogno di un sottofondo musicale adeguato. La scelta è ricaduta sulla colonna sonora di ’Aquila d’Acciaio’. Non ricordate il film? Peccato. La strada per diventare Gunter per voi è ancora lunga, allora.
P.S. Un’idea simile è stata messa in pratica con gusto umoristico da una commedia italiana del 1999.
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