Milano / Malpensa
'Errare è umano': il mondo di Marco
Un titolo certamente singolare, unico e davvero accattivante ('Errare è umano. Il giro del mondo in bicicletta'). Eccolo il libro del cuggionese Marco Invernizzi. Un anno dopo esatto il suo rientro a casa e due anni dopo la partenza, insomma, quell'avventura o, come qualcuno giustamente l'ha ribattezzata, quell'impresa è diventata appunto un testo, tra parole, foto e i tanti, tantissimi ricordi e le emozioni che l'hanno accompagnato lungo l'intero percorso. "L’anno scorso proprio nel mese di luglio tornavo a casa dopo il giro del mondo in bicicletta; e l’anno prima, invece, sempre a luglio, cominciava il mio viaggio. Adesso, invece, coincidenza nello stesso periodo, è uscito il libro dove racconto l'esperienza - dice lo stesso Invernizzi - Ci ho messo un po’, è vero, e avrei potuto continuare a pubblicare frequentemente sulla pagina facebook dedicata proprio all’iniziativa, ma non sono così social come molti pensano. La mia vita ‘normale’, alla quale sono tornato, è davvero frenetica e non sarebbe stato naturale continuare a parlare di viaggi. Ho ripreso le fila della mia attività, una società di software, e ho avviato pure alcune start up; tuttavia l’impresa più difficile in cui mi sono lanciato è stata un’altra. Più ci penso, più mi sembra incredibile, considerato che si tratta di una delle cose più lontane dalle mie abitudini e inclinazioni. Ho scritto appunto un libro. Sia durante sia dopo il giro del mondo, infatti, ho ricevuto centinaia di messaggi con i quali mi si chiedeva se stessi già scrivendo qualcosa o se avessi intenzione di farlo. All’inizio mi sembrava un’idea folle e difficile, impegnativa quanto rimontare in sella e attraversare nuovamente il globo terrestre. Poi, a mente fredda, ho cominciato a pensarci in maniera seria, finché mi sono messo lì a buttare giù qualche appunto e parole. E sapete, mi sono reso conto, mentre passavo le notti a scrivere senza un vero motivo, che quella era finalmente l’unica occasione per provare a trasmettere ciò che può spingere una persona a compiere un viaggio simile al mio. Sui social si hanno a disposizione poche righe e pochi secondi di attenzione, qui finalmente ho davvero potuto raccontare la mia storia, completa di tutte le sue acrobazie e perché no anche con alcune riflessioni". Dalle parole, dunque, alle pagine vere e proprie. "Non ho voluto concentrarmi, però, sulle tematiche e sugli argomenti legati al ciclismo, alla fatica, alla bicicletta ed alla parte tecnica - conclude - Ho scelto, invece, di mostrare gli incontri, le emozioni, quanto vissuto in prima persona e con la gente sul percorso. Le relazioni umane, la collaborazione e il contatto diretto. E’ stato, infatti, un anno impegnativo certo, ma bello sotto più aspetti e punti di vista. L’ospitalità delle persone, le nuove amicizie fate, i trasferimenti da uno Stato all’altro, le notti trascorse in tenda o in qualche riparo di fortuna, la conoscenza di culture e tradizioni diverse, le giornate a pedalare con il sole o il brutto tempo".
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