Milano / Malpensa
La dote innata di Sara
Quanti di noi, nella tenera età, si cimentava a disegnare grandi e simpatici scarabocchi colorati, uscendo anche dal foglio di lavoro e sbavando la tavolozza dei colori? Tutti, o quasi. Quanti di noi, invece, sui banchi dell'asilo, era in grado di scopiazzare dai libricini per fumetti, un disegno vero e proprio, riproducendone la copia? Pochi, molto pochi. Sara Donat(i)ello faceva parte di quel ridotto numero di bambini che, un giorno, avrebbe messo all'opera il talento innato, rendendolo visibile a tutti, regalando arcobaleni di emozioni. "Da piccola ero solita ritrarre i cartoni animati che trasmettevano in tv, compresi manga e i paesaggi, ma in prevalenza i cartoon", introduce la giovane artista che nel corso degli anni, prendendo in mano i pastelli nel tempo libero, intraprese l'indirizzo scolastico 'grafico pubblicitario'. Null'altro. Solo il diploma per l'indirizzo pubblicitario e niente corsi di pittura o studi sull'arte. "Ricordo come da un giorno qualunque nel corso del terzo anno, ebbi un chiarore", racconta Sara emozionata nei suoi ricordi adolescenziali, "un compito in classe, richiedeva uno schizzo pubblicitario da presentare e così, decisi di dar vita a due giovani, in una posa di attrazione e quindi molto espressivi tra loro". Fu questa la chiave dello scrigno che custodiva il prezioso dono di Sara: la pittura e la strada del ritratto in bianco e nero. "Tutto ebbe inizio con il volto di un'attrice indiana, Celina Jaitley", spiega l'autrice, "le caratteristiche che facevano di questa donna una bellezza eterea, erano la collana sfarzosa, tempestata di gioielli e i vestiti tipici orientali". "Una sfida difficile e impegnativa, quella di potermi esprimere liberamente su tela e senza clessidre da rispettare... tutto nella quiete più naturale della Terra, nella stanza di casa mia", sottolinea Sara che definisce il disegno un'evasione dal mondo, in cui la mente si svuota e non esiste più nulla". A far danzare le curve dei ritratti ad olio di Sara, specialmente nelle onde di capelli (parte più difficile), è la musica, conservatrice di un ruolo fondamentale in cui rivela sensazioni e umori, sprigionando la persona che vorrebbe essere in quel preciso istante. "Ciò che pitturo con più entusiasmo è il volto delle persone: se una persona sorride con la bocca, non è detto che lo stia facendo anche con gli occhi", esordisce la pittrice che dalle fotografie, lasciatele da parenti o conoscenti, svela autentici capolavori. "Il motivo per cui preferisco riprodurre i volti da immagini, piuttosto che dal vivo, è legato alla staticità: dalla fotografia si ricavano tutti gli stati d'animo di quel momento, mentre nella realtà di un soggetto davanti a me, il volto può sottoporsi a mille tensioni e non risulterà mai attendibile quanto da uno scatto", sottolinea la pittrice. Sara disegna per pura passione, ispirandosi ad un certo Rob Hefferan, padre di tele artistiche da sembrare fotografie e a Dan Gerhartz, affermato artista e fotografo. Per la giovane pittrice, non vi è l'intenzione di alcuna competizione, "perché questo lo lascio volentieri ad artisti migliori di me", confida. Durante l'intervista, alla pagina Facebook Sara Donatiello, sfoglio la galleria dei ritratti che ha realizzato e mi soffermo un'immagine piena d'amore,... un padre fiero della sua piccola da poco venuta al mondo. Erano zio e nipote di Sara in bianco e nero. "Mediante un'associazione che mi contattò sui social, è capitato che uno dei miei ritratti venisse scelto per l'esposizione in un agriturismo in Umbria, ma a seguito di quell'esperienza, capii che il mio obiettivo era semplicemente trasmettere emozioni, senza necessariamente dover partecipare a fiere o cose di altro tipo", conclude Sara. A scorrere i tantissimi volti di Sara, si pensa, inevitabilmente, a chissà quale Accademia possa aver preso parte, eppure con la tecnica a carboncino, matite e caffè, Brigitte Bardò mi pareva in carne ed ossa!
Mesero - Le opere di Sara Donatiello
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