Milano / Malpensa
Dieci anni fa... Giovanni Paolo II
Sono trascorsi dieci anni dalla morte di Karol Wojtyla, quando, in quella sera del 2 aprile 2005, tutto il mondo, seguendo senza interruzioni la diretta da diversi collegamenti televisivi, trepidava per quell'imminente doloroso annuncio. In ogni casa entravano le immagini di una Piazza San Pietro affollatissima, moltissimi i giovani, con i rosari tra le mani e le lacrime agli occhi. E, appena venne comunicato che il Papa era tornato alla casa del Padre, unanime era salito sulle labbra di tutti quel: “Santo subito!”. Quanta commozione e dolorosa partecipazione nei giorni successivi, quando milioni di persone avevano seguito i suoi funerali, celebrati dal Cardinale Ratzinger, che sarebbe diventato il suo successore con il nome di Benedetto XVI, con quel Vangelo appoggiato alla bara, sfogliato dal vento... Una santità che era sotto gli occhi di tutti, in quei lunghi ventisette anni di pontificato, costruita con l'intensa preghiera, la devozione alla Madonna, il servizio agli altri e la sofferenza fisica e spirituale. Una santità proclamata lo scorso anno, durante la cerimonia di canonizzazione di due Papi, San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII, celebrata da Papa Francesco, nel 27 aprile, prima domenica successiva alla Pasqua, dedicata alla Divina Misericordia.
Da quel lontano 1978, anno della sua elezione, un ancora giovane Papa polacco, venuto da lontano, è entrato nel cuore di tutti, con il suo coraggio, il suo carisma, la sua capacità di comunicare, a ciascuno, la sua forza, espressa già dall'inizio con quelle intense parole: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. Una forza che emergeva con energia nei suoi richiami alla pace nei confronti di tutta l'umanità: “ Mai più la guerra!” o nel coraggio di perdonare al suo attentatore, Alì Agca.
In molti ricordano la sua figura bianca, agile e sportiva, tanto da essere definito 'l'atleta di Dio', sullo sfondo dei monti, che egli tanto amava, ma sono tanti anche coloro che ripensano con tenerezza al suo passo stanco e incerto, al volto sofferente degli ultimi anni della sua malattia e a quando rimaneva a lungo assorto in preghiera aggrappato alla Croce. Ma l'immagine che nessuno può dimenticare è quello di un Papa circondato da una moltitudine di persone, di etnie diverse, che incontrava nei suoi numerosissimi viaggi per avvicinare tutto il mondo, come in quei meravigliosi raduni da lui ideati, chiamati Giornate Mondiali della Gioventù, nelle quali condivideva l'allegria e l'entusiasmo dei giovani, invitandoli a fare della propria vita un capolavoro e sentendosi, a sua volta, 'giovane tra i giovani'.
Papa Francesco, in occasione del decimo anniversario della morte di San Giovanni Paolo II, all'Udienza Generale in Piazza San Pietro, del 1 aprile 2015, ha così espresso la sua partecipazione:“Lo ricordiamo come grande Testimone di Cristo sofferente, morto e risorto, e gli chiediamo di intercedere per noi, per le nostre famiglie, per la Chiesa, affinché la luce della Risurrezione risplenda su tutte le ombre della nostra vita e ci riempia di gioia e di pace”.
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