Milano / Malpensa
'Viki che voleva andare a scuola'
- 09/01/2015 - 15:22
- Libri
Oggi l’immigrazione è un fenomeno con cui l’Italia tutta deve convivere. Ogni giorno saranno centinaia le persone che da quelle coste, in un giorno sereno, guardando verso l’Italia pensano, immaginano, desiderano, poi, ritornano alla propria vita. Un giorno però tutto cambia, l’occasione di una vita si presenta; una mattina parte un’imbarcazione, c’è un posto libero, lì proprio sulla prua del gommone e allora, dopo aver pagato i risparmi di una vita di duro lavoro al ‘Caronte’ del mare Nostrum, si parte. Ebbene, questo è ciò che quotidianamente accade, ma ci si chiede mai quali siano le ragioni per cui un uomo, donna, bambino, decida di mettere in gioco la propria vita per un viaggio verso un ipotetico paradiso? Ci si è mai domandati quale possano essere i fiumi di pensieri che scorrono nella mente di quella persona che lascia la sua terra senza alcuna speranza, auspicando i ritrovarla con l’approdo sulle coste italiane? E ancora, le condizioni di vita, una volta giunti in Italia, potranno essere degne di un uomo? Questi sono i temi, trattati con grande maestria e chiarezza dal giornalista Fabrizio Gatti, nel suo libro ‘Viki voleva andare a scuola’. Un libro che si preferirebbe fosse un romanzo, una di quelle storie che molti scrittori immaginano e con queste riempiono pagine di inchiostro, ma non è così. Questa è una storia vera, è la vita di Viki, della sua sorellina Brunilda e della madre Mara, che con loro decide di partire dall’Albania per raggiungere il padre, che in Italia ha trovato un lavoro ed è riuscito a trovare un’abitazione, sempre che così possa essere definita. E’ una storia come altre mille mai raccontate: tedeschi, marocchini, italiani, irlandesi, polacchi, cinesi, spagnoli, ghanesi, cingalesi... si potrebbe riempire un’intera pagina enumerando tutti quei popoli che in un frangente della storia sono emigrati, ma il punto è che, a pensarci bene, tutti loro sono uniti da un filo sottile ma resistente: lo stesso destino. Marchiati a fuoco dalle molte parole stereotipate, segnati dagli stessi incubi, accompagnati dagli stessi pregiudizi ma accomunati dalla stessa speranza di una vita migliore. Ecco che quindi, quella di Viki, di sua madre e della sorellina che lasciano l’Albania per raggiungere il padre, è una storia che si fonde in modo indissolubile con quelle di milioni di altre persone, ma ognuna ha qualcosa di diverso da raccontare, pur sembrando analoghe le una con le altre. Questo libro racconta un viaggio speranzoso e al contempo terrificante, un incontro traumatico, un inserimento difficile. Sì, perché a nessuna piace vivere in una baracca di legno alla periferia di Milano, dove ai bordi scorre la fogna della città, tra il fango, i topi e la continua paura di essere scoperti dalla Polizia che può rimandarti immediatamente al tuo Paese in quanto immigrato clandestino. In tutto questo però Viki a ben chiaro una meta: andare a scuola. Lui vuole crescere, imparare, diventare un cittadino italiano proprio come tutti gli altri, uscendo dalle prigioni della paura e dei pregiudizi per entrare a far parte integralmente di quell’Italia che un giorno, come lui sa, riuscirà ad accettarlo e a farlo sentire finalmente come fosse a casa sua.
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