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domenica 24 novembre 2024 | ore 05:53

Lo 'scarico' degli aerei

Lo scorso 9 luglio a 1800 metri di quota un aereo cileno a scaricato nei cieli 72 tonnellate di cherosene: l'agenzia per l'ambiente esclude, dopo un mese di analisi e prelievi, conseguenze per acque e terreni in zona.
Generica - Aereo in volo

Iniziamo dai fatti: il 9 luglio un aereo della compagnia cilena con 398 persone a bordo, aveva avuto un contatto della coda con la pista in fase di decollo da Malpensa. Secondo la ricostruzione che era stata fornita dagli organismi preposti,
l'equipaggio aveva chiesto a quel punto di entrare in una «zona di attesa» vicino all'aeroporto per seguire la procedura di emergenza. Dopo due virate circolari sopra i cieli di Abbiategrasso e Vigevano, il volo aveva effettuato una serie di ampi giri («holding») sopra Santhià, avvistato da molte persone, quindi aveva più volte sorvolato i cieli della provincia di Vercelli scaricando parte del carburante prima di far ritorno all'aeroporto lombardo.
Ecco allora che si è avviato un rilascio che sarebbe avvenuto in particolare in un'area tra i comuni di Santhià, Tronzano e San Germano, a una quota di circa 1800 metri e a una velocità di volo di circa 124 m/s, disegnando un'ellisse e attivando il cosiddetto dumping, durante il quale erano stati scaricati circa 72.000 chilogrammi di carburante, composto da cherosene e da una miscela di idrocarburi.
Si tratta di una procedura utilizzata in caso un velivolo debba tornare all’aeroporto subito dopo il decollo. Avendo i serbatoi pieni, l’aereo potrebbe avere seri problemi al momento dell’atterraggio, e quindi un parte del carburante che doveva essere bruciato viene volatilizzata in cielo.
Il tutto in 32 minuti, con una portata media di rilascio di 37.5 kg al secondo. La superficie complessiva delimitata dalle rotte di sorvolo era stata di circa 116 chilometri quadrati mentre la superficie effettiva sottesa alle rotte di circa 33 chilometri quadri.
Dopo diverse polemiche e dibattito, sia suoi social, che sui paesi coinvolti, ecco la fine delle indagini. Ora Arpa, con una nota inviata ai comitati, al Ministero e alle istituzioni del territorio, rende noti gli esiti degli accertamenti effettuati.
L'agenzia ha calcolato dunque che che la frazione di combustibile che raggiunge terra sotto forma di goccioline liquide ha potuto raggiungere, al massimo, l'1% del combustibile complessivamente scaricato. Inoltre, sulla base del modello di calcolo comunemente impiegato per calcolare l'impatto delle ricadute al suolo di inquinanti atmosferici, Arpa ha rilevato valori decisamente molto inferiori a soglie che prevedano qualche tipo di intervento. A seguito di una specifica richiesta della Regione, inoltre, il 22 luglio sono stati effettuati sopralluoghi nei laghetti presenti a Salasco, Cavaglià e Santhià per verificare eventuali translucenze sul pelo dell'acqua stessa, senza trovare nulla.

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