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sabato 23 novembre 2024 | ore 08:44

Centro Psicodiagnostico Italiano

Da un modo a un metodo: conoscere la patologia per scegliere la terapia e lo psicologo adeguato alle proprie esigenze. L’innovazione del centro psicodiagnostico italiano che unisce l’approccio medico alla psicologia.
Regione Lombardia_salute mentale

Andreste mai da un cardiologo per curare una gamba rotta? E allora perché andare da uno psicologo qualunque, senza prima conoscere la patologia di cui si è affetti?

Negli ultimi anni, si è osservato un crescente interesse generale per la salute mentale, con una presa di coscienza universale sull’importanza del benessere psicofisico della Persona. Tuttavia, l’unica novità introdotta recentemente in ambito psicologico riguarda più che altro la modalità di erogazione del servizio che sempre più spesso avviene tramite un consulto online. Può quindi un semplice metodo essere l’innovazione?

Ed è proprio per affermare un cambio di prospettiva e approccio che si è sviluppato a Milano Il Centro Psicodiagnostico Italiano (CPI) che ha scelto come punto di forza un metodo ben preciso che parte dal diagnosticare sin da subito il bisogno del paziente. Con centinaia di pazienti presenti su tutto il territorio nazionale e un team di 28 psicologi esperti, il CPI parte da un percorso di diagnosi - in psicologia chiamata “psicodiagnosi” - prima di intraprendere un percorso di psicoterapia. Un metodo che analizza il bisogno del paziente dà un nome alla sofferenza indagando i motivi per cui una persona sta male, per poi orientarla al meglio verso il giusto percorso terapeutico. Ciò significa dare un approccio medico alla psicologia partendo da quello che in medicina è, appunto, la diagnosi.

Questo cambio di rotta nasce a partire dall’osservazione di un aumento dell’utilizzo della psicologia online, un mezzo travestito da metodo, che su alcune piattaforme ha come prerogativa proprio quella di considerare lo psicologo come un “amico”, per combattere lo stigma storico dello “strizzacervelli”. Tuttavia, questa modalità rischia solo di allungare i tempi di ricezione di una diagnosi corretta e puntuale e quindi il protrarsi di terapie scarsamente efficaci, ritrovandosi spesso a ripartire dall’inizio.

Partendo dalla diagnosi per arrivare al trattamento, il metodo CPI riduce tempo e denaro speso nell’affrontare una terapia, perché indaga a monte la patologia di cui si soffre e consente di indirizzare la persona verso il giusto specialista. Il percorso diagnostico è strutturato ad hoc su ogni persona e si svolge seguendo le linee guida del settore per arrivare, alla fine delle 4 sedute, a fornire alla Persona un documento completo, che inquadri i motivi e le buone ragioni del malessere della Persona e che definisca un corretto e adeguato percorso terapeutico. Nel percorso è inclusa una diagnosi differenziale per escludere o confermare eventuali comorbidità.

Un’altra cifra che caratterizza l’innovazione del CPI è l’attenzione alle neurodivergenze in età adulta con particolare attenzione verso il disturbo dell’attenzione e iperattività (ADHD), l’autismo ad alto funzionamento e la plusdotazione. Non è casuale il focus su cui il Centro ha voluto specializzarsi. Infatti, negli ultimi anni il paradigma della salute mentale è cambiato, o meglio, si è rovesciato. Se prima chi soffriva di disturbi mentali presentava dei deficit, ad oggi soffre chi presenta dei plus. Si tratta di persone estremamente sensibili, intelligenti, interessate a tante cose, ipersensibili alle critiche e ipercritici con sé stessi. Difficoltà identitarie e di genere, scarse competenze sociali, disregolazione emotiva, problemi alimentari e over thinking sono le principali conseguenze di essere “troppo”. Una popolazione che spesso si sente estranea, diversa, incompresa e che spesso corrisponde al target dei giovani adulti.

Il Centro offre una vasta rete di sedi sul territorio - Milano, Verona, Trento, Trieste, Bologna, Perugia, Roma, Napoli – scelta che non è stata casuale. Qui, il CPI ha anche individuato città universitarie, talvolta sprovviste di servizi piscologici adeguati, per andare incontro alle esigenze dei giovani adulti ma anche di studenti stranieri, che si rivolgono al Centro per proseguire la terapia iniziata nel loro paese di origine, oltre ad offrire la possibilità di sedute online.

“Oggi abbiamo una popolazione di 20-35enni che costituiranno o iniziano a costituire la classe dirigente del nostro Paese, affetti da neurodivergenze sorte certamente in età infantile, quando purtroppo non era ancora così comune diagnosticare e trattare, e che oggi trovano grande difficoltà ad affrontare la vita e il lavoro. Diventa quindi necessario prestare attenzione a tutti i giovani adulti che non sono stati diagnosticati in infanzia per negligenza o per buona compensazione della persona stessa, e che giunti in età adulta conducono una vita piena di difficoltà in una società di tipo prestazionale, che li spinge verso obiettivi irrealistici con conseguenze più traumatiche” - dichiara Francesca Scarpellini, fondatrice e psicodiagnosta del Centro Psicodiagnostico Italiano.

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