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lunedì 22 luglio 2024 | ore 13:24

Sale la 'febbre' da videopoker

La testimonianza di un giocatore che ha deciso di 'Dire basta...'
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Troppo spesso, purtroppo, si sente in televisione o si legge sui giornali di persone, semplici e normali cittadini, operai, impiegati ed anche pensionati, che vengono letteralmente ‘rovinati’ dai video poker o slot machine, o meglio ancora dal gioco in generale (negli scorsi anni sono stati diversi anche i casi di suicidio proprio legati a questo fenomeno, o ancora episodi di gente comune che si è resa protagonista di fatti criminosi per cercare di far fronte alle perdite legate al gioco). Uomini o donne, adulti o giovani, non fa differenza. Perchè, come la chiama qualcuno, la ‘febbre’ da video poker colpisce tutti, indistintamente. L’inchiesta di questa settimana è proprio dedicata a questa. Nei giorni scorsi abbiamo intervistato un uomo che vive nel nostro territorio, del quale, per motivi di privacy, omettiamo di mettere nomi e dati, che ci ha raccontato la sua storia di giocatore, di quando stava al bar, ore ed ore, davanti alle ‘macchinette’, continuando a metterci soldi, spinto dal continuo desiderio di vincere sempre di più. Per fortuna questa persona, oggi, ha capito, grazie anche all’aiuto di familiari ed amici, che si stava rovinando e, quindi, ha deciso di smettere. Di dire basta. Non è facile, come ci ha spiegato, per questo molte persone non ci riescono. Se non a smettere del tutto, almeno a sapersi moderare nel gioco. Qui di seguito, come detto, a raccontarvi la sua storia è Francesco (il nome è puramente di fantasia), un giocatore che trascorreva gran parte del suo tempo libero, dopo il lavoro o nella pausa pranzo, davanti ai video poker. A Francesco, le ‘macchinette’ hanno ‘rubato’ la vita: “Ho iniziato a giocarmi il resto delle sigarette, così, per tirare un po’ il tempo. Nel giro di 6 mesi mi giocavo 50 euro alla pausa pranzo ed altri 50 euro appena uscivo da lavoro - continua - Mentre lavoravo non vedevo l’ora che suonasse la sirena per poter correre a giocare!”. Alla domanda se c’è un trucco, o una metodologia di gioco per avere risultati sicuri, risponde : “Niente di garantito, ai giocatori assidui sembra esserci un sistema che però è solo una loro convinzione utopica. Si guarda la macchinetta che non paga da più tempo, e secondo l’ipotesi dei più, dovrebbe pagare. Inizi a mettere 10 euro, se dopo quelli non ottiene risultati, ne metti altri 10, e via dicendo fino a quando incassi. Guai a chi vuole rubartela se non ha ancora pagato!”. Quindi un metodo reale non c’è, ma si guadagna? “Sembra di sì, ma, invece, vinci 50 e sei talmente entusiasta che non ti accorgi di averne messi dentro 80, e così per un giorno, due, tre…”. Francesco è riuscito a uscirne grazie all’aiuto di famiglia e amici, ma molti non possono contare su questo vantaggio: “A 36 anni stavo buttando tutto quello che di buono avevo costruito fino ad allora - prosegue - Dello stipendio che guadagnavo mi restavano a malapena pochi spiccioli, e non fosse stato per i litigi con la famiglia e le continue alternative propostami dagli amici, sarei probabilmente ancora oggi a mangiarmi il futuro”. E ora Francesco quando entra al bar, cosa pensa della gente che gioca? “ Spero che non si trovino nelle condizioni in cui ero io, e che se devono giocare lo facciano con distacco e coscienza, giocati 1, 2, 5 euro, ma non la tua vita. Io di certo non metterò più neanche un centesimo!. Spero che la mia storia possa essere da esempio per le altre persone. Da questa esperienza ho capito tante cose, molto importanti e significative”. Un racconto che deve far riflettere e che non può lasciarci indifferenti. Come Francesco, infatti, tante altre persone si sono trovate o si trovano ancora in situazioni simili. LA PAROLA AI GESTORI: Se qualcuno gioca alle macchinette, vuol dire che qualcun’altro le offre alla clientela. E così, per completare la nostra inchiesta, ci siamo soffermati presso alcuni esercenti della zona (tabaccherie, ricevitorie e bar) per ascoltare il punto di vista di coloro che ‘offrono’ le macchinette alla clientela. La prima osservazione doverosa è che tutte le macchine non sono di proprietà dei gestori, ma soprattutto che tutti ci hanno confermato che “i minorenni non posso giocare con queste postazioni - ci commentano - su questo è giusto essere rigorosi e precisi”. Ma chi sono i giocatori tipici? “Bene o male son sempre gli stessi - ci commenta il titolare di una ricevitoria - però direi che quasi tutte sono persone equilibrate che se giocano 10 euro è giusto per lo sfizio di divertirsi. In generale si differenziano dai giocatori di lotto e superenalotto, ma parlare di persone che rischiano di rovinarsi forse è eccessivo”. Con una bella metafora ci sintetizza il suo parere: “In fondo è come il vino - ci dice - se si beve un bicchiere è buono e ci si diverte, se si esagera si rischia di stare male”. Il consiglio a questo punto è non farsi influenzare dai mezzi di comunicazione e avvicinarsi al gioco con le dovute cautele. Cercare l’aiuto della fortuna è una buona cosa, non lo è il rischiare di perdere tutto.

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