Milano / Malpensa
In casa o fuori per tifare 'Yama'
- 02/03/2011 - 17:22
- Bar sport
In questo mondo sono appena entrati, ma nonostante ciò le emozioni sono, già, tantissime. Paolo di Buscate, neo supporter, insieme a Matteo, della Yamamay di Busto Arsizio (una delle tifoserie più organizzate e numerose del volley femminile italiano), ci racconta la sua esperienza. “Per me, grande appassionato di calcio – dice – accostarmi alla pallavolo è stato come scoprire una realtà completamente nuova. E’ tutto diverso: non esistono i classici sfottò alla squadra avversaria, non si tifa contro, ma si sostiene la propria formazione fino alla fine e qualunque sia il risultato”. Paolo ha gli occhi lucidi nel raccontare la sua nuova e straordinaria esperienza. La gioia e le soddisfazioni sono enormi, sia durante le varie gare che, in occasione dei preparativi, prima di una sfida o nel corso del viaggio per andare a seguire la squadra in trasferta. Ed è proprio di una trasferta (quella di Pesaro di domenica scorsa) che abbiamo parlato con il buscatese. “Siamo partiti sotto l’acqua battente da Busto alle 13 per arrivare sul posto dopo oltre quattro ore di viaggio – continua – Un viaggio stancante, ma molto divertente durante il quale abbiamo mangiato tutti insieme, condividendo ciò che ognuno aveva portato”. “Il nostro gruppo è formato da persone di tutte le età – ribadisce Paolo – A differenza del calcio, nel volley non esiste il timore di portare la propria famiglia allo stadio”. Paolo si ferma qualche istante, ripensa alla trasferta dello scorso fine settimana e, poi, riprende nel racconto: “Arrivatii al palazzetto della Scavolini, abbiamo srotolato striscioni, sventolato bandiere e gridato incessantemente nei nostri megafoni per tutti i 5 set”. La prima esperienza di Paolo come tifoso in trasferta di pallavolo si è conclusa con una sconfitta, ma a detta sua rifarebbe tutto, anzi... è pronto a rifarlo già tra due domeniche a Conegliano”. Il racconto è, ormai, giunto al termine, ma prima un commento sul rientro: “E’ difficile da ricordare perché abbiamo dormito gran parte del tragitto, ma quando siamo arrivati a casa stava per sorgere l’alba…”.
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