Milano / Malpensa
Quando si “sgretola” la famiglia si può chiamare il “coordinatore genitoriale”
- 03/07/2021 - 14:00
- Legale
Quando una coppia in crisi non riesce a superare la conflittualità i primi a risentirne sono proprio i figli: accade non di rado che i conflitti divengano cronici ed il distacco incolmabile.
Se dunque marito e moglie non sono in grado di cooperare e porre fine ai contrasti esistenti, al punto tale da non avere una lucidità adatta per la gestione della prole, può essere utile ricorrere ad un aiuto esterno, ovvero il coordinatore genitoriale, un soggetto terzo ed imparziale rispetto alle parti che cercherà un punto di incontro tra le stesse sì da evitare pregiudizi ai figli e garantirne, così, l’equilibrio ed il benessere psicofisico.
Si tratta di una figura che, benché non disciplinata da apposita norma di legge, è stata oggetto di vari dibattiti soprattutto alla luce di svariati provvedimenti che hanno introdotto il supporto del coordinatore nei casi in cui vi fossero genitori particolarmente litigiosi che presentavano difficoltà nel mettersi d’accordo nella gestione della prole.
Di recente anche il Tribunale di Pavia ha ritenuto l’istituzione del coordinatore genitoriale non solo compatibile con la situazione di forte conflitto tra i genitori ma anche utile a risolvere situazioni che causano forte conflittualità nell’obiettivo di ristabilire una minima collaborazione.
In particolare, all’esito di un lunghissimo procedimento di separazione tra coniugi iniziato nel lontano 2014, il Collegio, pur prendendo atto della forte animosità delle parti, ha accolto la richiesta di affido condiviso dei minori vista la disponibilità delle parti ad essere seguite da un coordinatore genitoriale, reputando in tal modo possibile un nuovo tentativo di riprendere forme minime di dialogo e di collaborazione, secondo le indicazioni del coordinatore, che “dovrà intervenire in settori che hanno sempre visto i genitori inutilmente contrapposti”.
Nel caso in esame il Tribunale ha rilevato che le condizioni economiche delle parti non fossero tali da rendere difficoltoso il costo di un coordinatore genitoriale che ha ritenuto indispensabile per poter confermare l’affido condiviso dei minori ai due genitori.
Per il Tribunale, dunque, tale figura è stata ritenuta essenziale, sia per la risoluzione pratica dei problemi quotidiani che si verificano tra i genitori a causa della forte conflittualità, sia nell’ottica di stabilire un minimo di collaborazione reciproca, con la speranza che un giorno si possa fare a meno di tale supporto.
Tale pronuncia costituisce un chiaro esempio di come lo strumento della coordinazione genitoriale, pur in assenza di supporto normativo, si rivela di fertile potenzialità nelle dinamiche familiari conflittuali. L’auspicio, dunque, è che se ne faccia buon uso.
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