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giovedì 21 novembre 2024 | ore 20:40

Riconoscimento in Italia delle adozioni gay all’estero

La Suprema Corte dichiara l’importanza in Italia del principio di non discriminazione.
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Gli atti stranieri vengono riconosciuti in Italia attraverso la trascrizione degli stessi nei pubblici registri. Questa procedura, chiamata delibazione, viene, il più delle volte, lasciata alla completa discrezionalità dei Pubblici Ufficiali, demandati a decidere sul confronto tra l’ordine pubblico nazionale e l’ordina pubblico internazionale.
Difatti, è proprio l’ordine pubblico il fulcro centrale della recentissima pronuncia della Corte di Cassazione (sent. 9006/21 Cass. Sez. Un.) Il caso in esame nasceva diversi anni fa, quando il Sindaco di Samarate in carica nel 2017, rifiutava la trascrizione dell’atto nascita del figlio, regolarmente adottato a New York da una coppia omosessuale formata da un cittadino statunitense e un cittadino italiano neutralizzato statunitense. Questa circostanza avveniva nonostante il provvedimento emesso dalla Corte dello stato di New York che, a seguito del consenso dei genitori biologici e dell’indagine svolta sui genitori adottivi dai servizi sociali americani, autorizzava l’adozione.
Già la Corte di Appello di Milano, interpellata in prima istanza, stabiliva che la richiesta dei due genitori adottivi dovesse essere accolta al fine di “far valere i diritti del minore anche in Italia”. Ciononostante, la Suprema Corte veniva chiamata a pronunciarsi nel merito a seguito del ricorso da parte dell’avvocatura di Stato, in rappresentanza del Sindaco di Samarate.
Con sentenza pubblicata il 31 marzo 2021, la Suprema Corte dichiara, a riguardo, l’importanza fondamentale in Italia del principio di non discriminazione, ritenendolo addirittura patrimonio nazionale. I giudici dichiarano che l’omosessualità non può e non deve essere un ostacolo al riconoscimento dell’adozione. E non solo. La Corte dichiara che non devono essere ammesse disparità di trattamento nello status filiale dei minori poiché non è concepibile limitare la genitorialità solo sulla base dell’orientamento sessuale della coppia. Il mancato riconoscimento del provvedimento adottivo nel nostro paese comporterebbe gravi sacrifici per la posizione del minore e la natura omoaffettiva della coppia genitoriale non dev’essere un elemento discriminatorio, non esistendo alcun tipo di pregiudizio per lo sviluppo psichico e fisico di un minore che cresce in una famiglia composta da due genitori dello stesso sesso.
Anche se un passo in avanti verso una cultura più aperta nei confronti dei bisogni di tutti, la pronuncia della Cassazione non apre in alcun modo la strada alla maternità surrogata, che nella lunga sentenza, chiarisce la presa di posizione poiché non risulta alcun accordo di surrogazione di maternità ma che, anzi, l’adozione è il risultato di un procedimento che ha richiesto necessariamente il consenso dei due genitori biologici, il tutto risultando non contrario ai principi di ordine pubblico del nostro paese.

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