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giovedì 26 dicembre 2024 | ore 09:37

"Vogliamo vivere in presenza"

Studenti, insegnanti e genitori sotto il palazzo della Regione Lombardia per far sentire la loro voce sull'ennesima chiusura delle scuole. "Tante promesse non mantenute".
Scuola - Presidio sotto il palazzo della Regione (Foto Franco Gualdoni)

Si sono ritrovati sotto il palazzo della Regione: studenti, insegnanti, genitori ed anche semplici e normali cittadini. Un coro unanime, una voce sola e, poi, quei messaggi stampati su cartelli e striscioni. "State distruggendo la mia generazione. Fateci tornare a scuola", "Voglio vivere in presenza" o ancora "Non vogliamo date. Vogliamo certezze" fino a "La scuola è il futuro"; e sono solamente alcuni , perchè oggi i ragazzi ed il personale scolastico sono stanchi, delusi, amareggiati e arrabbiati. Non ce la fanno più ad essere sempre presi di mira. "E' un anno ormai che la storia si ripete - commentano - Capiamo l'emergenza Covid-19 e il periodo difficile con il quale ci stiamo confrontando, ma non è giusto che, ogni volta, ad andarci di mezzo dobbiamo essere noi". Già, un giorno, infatti, si dice che le Superiori possono riaprire, il giorno dopo, invece, ecco che puntuale arriva l'indicazione opposta e si va avanti, allora, con la didattica a distanza. "Non c'è una programmazione - spiegano - Sembra che non si vogliano trovare davvero delle soluzioni; meglio bloccare tutto e lasciarci a casa. Per questo abbiamo voluto venire qui, davanti alla sede della Regione, per un presidio statico, cercando di far capire alle istituzioni che così non si può continuare. Un'iniziativa promossa da 'Priorità alla scuola', movimento nato dal basso nel mese di aprile e che vede al suo interno, appunto, alunni, docenti e genitori". Quello che si chiede, insomma, è di far ripartire le attività scolastiche. "Si sarebbe potuto benissimo riprendere - affermano - invece... niente. Soltanto in altre Regioni è accaduto, mentre da noi, dove ci era stato confermato che sarebbe successo, all'ultimo ci hanno fermato di nuovo. E' dalla primavera scorsa che ribadiamo la necessità di mettere in campo azioni specifiche per permettere proprio alle scuole di tornare a svolgere la loro funzione in presenza. Abbiamo più e più volte evidenziato come sarebbe fondamentale effettuare tamponi e test sierologici su tutto il personale, quindi il ripristino delle infermerie scolastiche che in ogni plesso ci sono e la presenza di un medico negli istituti, fino agli Usca. Eppure, ad oggi, ecco che ci troviamo con i ragazzi costretti ancora a stare lontani". Mesi e mesi, alla fine, di 'Dad' e continue limitazioni e privazioni, senza tenere conto della complessità e delle conseguenze sia a livello gestionale sia umano. "I giovani in questo modo non possono crescere - concludono - Viene tolta loro, infatti, la dimensione della socialità e si creano grandi disuguaglianze (tenete conto, ad esempio, che una percentuale altissima di ragazzi e bambini in Italia non possiede un computer in famiglia; bene, ditemi voi come si può pensare, allora, alla didattica a distanza con simili scenari). Certo, una parte delle strumentazioni sono state fornite dal Ministero, ma, poi, non c'è la banda larga e i collegamenti diventano praticamente o quasi impossibili. Fino al fatto che in molte abitazioni, non ci sono nemmeno gli spazi adeguati dove mettersi per seguire una lezione. Tante promesse e basta, perché chi dovrebbe lavorare sulla scuola, non l'ha fatto. Gli unici che davvero si sono impegnati e molto sono stati i presidi: è dall'estate che sono in campo, cercando di seguire le varie indicazioni che venivano fornite, per trovarsi però, purtroppo, ancora con le aule e i corridoi vuoti". (Foto e video Franco Gualdoni)

"NON VOGLIAMO DATE; VOGLIAMO CERTEZZE"
La parola che tutti ripetono è una: delusione. Già, è così che si sentono i tanti studenti delle scuole Superiori di Milano e del nostro territorio, perché, ancora una volta, sono stati proprio loro ad essere penalizzati. "Sembra che Regione e Governo ci stiano prendendo in giro - dicono - Prima, infatti, è sì, poi no, quindi forse e, alla fine, ecco che ci troviamo di nuovo a dover rimanere a casa. E' passato ormai un anno da quando è scoppiata la pandemia, ma fino ad ora non si è fatto nulla per garantire la sicurezza di noi alunni e del personale scolastico". Dove sono le istituzioni, insomma? La domanda risuona forte e chiara nelle loro teste. "Capite che la didattica a distanza non è la stessa cosa che fare lezione in presenza - continuano - Speravamo davvero che, almeno adesso, qualcosa sarebbe cambiato e invece nulla. Si è chiuso, punto e stop e chi ne paga le conseguenze sono i giovani e le stesse scuole". Non un piano preciso e dettagliato; non una programmazione; nemmeno delle certezze su ciò che avverrà in futuro. "Questo quello che abbiamo di fronte, purtroppo - concludono - Istituzioni e autorità preferiscono scaricarsi le colpe a vicenda, piuttosto che ragionare sulle soluzioni. Capite che la 'Dad' non è come stare in classe, tenendo conto anche e soprattutto del fatto che in molti casi non ci sono neppure le strumentazioni necessarie e adatte per utilizzarla. Bisogna cambiare il modello di scuola, servono azioni mirate e investimenti, quelli che ad oggi, però, sono mancati o non si sono voluti fare. Le promesse sia a livello regionale sia statale sono state tante, però, alla fine, sono rimaste soltanto, appunto, delle semplici promesse".

"SERVONO AZIONI SPECIFICHE E MIRATE; VOGLIAMO TORNARE IN CLASSE..."

STUDENTI: "SIAMO DELUSI, AMAREGGIATI E ARRABBIATI"

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