Milano / Malpensa
Comunicare la crisi
- 04/03/2020 - 17:29
- Comunicaré
Esiste un ramo della comunicazione che, con un termine inglese, viene chiamato crisis management - ovvero: gestione della crisi. La ‘crisi’ in questione può essere molte cose diverse: può essere lo sversamento nel Golfo del Messico di un’ingente quantità di petrolio, oppure il disastroso naufragio di una nave da crociera per colpa di una manovra azzardata da parte del capitano. Oppure, ancora, può essere un virus potenzialmente letale, nuovo, poco conosciuto che si sta diffondendo nel Paese che si governa.
Conte il prezzemolino
Nei giorni scorsi è stata duramente criticata la strategia di comunicazione scelta da Rocco Casalino, portavoce del premier Conte, per rispondere alla diffusione del contagio da Covid-19 in Italia. Ospitate tv molteplici, che hanno reso il Giuseppe nazionale un prezzemolino - da ‘Live Non è la D’Urso’ a ‘Che tempo che fa’ di Fazio, alla stregua di un opinionista qualsiasi o di una soubrettina sulla cresta dell’onda. E, per di più, toccando tematiche e corde ben poco scientifiche, emozionali, che non hanno di certo aiutato a rasserenare tutti gli italiani bloccati dal virus davanti alla tv.
Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità
Cosa avrebbe dovuto fare, allora, il nostro Casalino? Seguire la prima e più importante regola della comunicazione di crisi attuale: evitare in tutti i modi di dire falsità o, addirittura, di non rispondere. Esiste un libro che si intitola ‘Fidatevi, sto mentendo: confessioni di un manipolatore di media’ scritto dallo specialista della comunicazione Ryan Holiday, che racconta le malefatte di un professionista delle relazioni con i giornalisti. Si tratta di una comunicazione improntata alla falsità che ormai non esiste pi. Perché non può più esistere: ai tempi dei social network, qualsiasi cosa tu dica ci sarà sempre qualche utente pronto a smentirti in tempo reale.
Oltre alle bugie, ‘no’ anche alle mezze verità
Partiamo dai dati di fatto: il Covid-19 è un virus recente, poco studiato, di cui ancora non si conoscono le origini precise. L’unica strategia possibile, alla vigilia della chiusura totale delle scuole e della messa in atto di stringenti misure di prevenzione e sicurezza (probabilmente tardive), da un punto di vista comunicativo, era affidarsi ai dati scientifici. Mettere la popolazione davanti agli unici dati di fatto disponibili: i numeri. E spiegare i motivi medico-scientifici delle misure prese - ovvero: un contagio di massa impedirebbe al sistema sanitario nazionale di fornire a ciascuno le cure adeguate. Non certo impelagarsi in un balletto con Barbara D’Urso sul darsi del ‘tu’ o del ‘lei’.
Quindi, in questo momento di crisi nazionale e di velato panico, il consiglio è: affidatevi a testate di informazione affidabili e andate direttamente alla fonte delle notizie, consultando i dati dei Ministeri e dell’Istituto Superiore di Sanità.
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Una doverosa precisazione:
Una doverosa precisazione: non esiste nessun ramo della comunicazione che si chiama crisis management (gestione di crisi). Esiste nell’ambito della comunicazione la comunicazione di crisi (crisis communications) che è cosa diversa. La gestione di crisi è il processo attraverso il quale si governa o cerca di governare la crisi. La comunicazione di crisi, elemento fondamentale del processo di gestione, permette di mantenere ed eventualmente rafforzare le relazioni con gli stakeholder. Spesso le due cose vengono confuse. Nella gestione di crisi - dico sempre - la comunicazione non è l’azione del comunicare ma comunicare l’azione ovvero comunicare le azioni che si è deciso di intraprendere. Patrick Trancu
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