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giovedì 26 dicembre 2024 | ore 13:11

Dove la natura diventa arte

La meraviglia di una Cattedrale Vegetale, dove l'architetto è prima di tutto la natura.
Fanne pARTE - Cattedrale Vegetale.04

Una meraviglia dell'uomo in armonia con la natura... Quando la si scorge da lontano, in riva all'Adda a Lodi, appare come un insieme ordinato di file di alberi, avvicinandosi si svela invece la grandiosità e la particolarità di quest'opera. La cattedrale occupa un'area di 1.618 metri quadrati ed è costituita da 108 pilastri di quercia. Ecco le cifre che raggiungerà: pilastri di 1,20 metri di diametro, avrà una lunghezza di 72 metri, una larghezza di 22,5 metri e un’altezza variabile tra i 14 e i 18 metri. Ma non sono le dimensioni di questo originale duomo gotico ad impressionare (è stato concepito secondo le proporzioni originali di una vera Cattedrale), quanto il fatto che essa sia stata realizzato interamente con gli alberi, a formare una vera e propria Cattedrale Vegetale. Costituita interamente da alberi di quercia, cresce lungo il fiume, lentamente, in linea con i tempi necessari a un’opera d’arte monumentale (sarà la più grande opera in Italia nel genere Art in Nature). L'architetto principale? La natura stessa.
“La Cattedrale rappresenta un'idea di magnificenza, un ordine e una sacralità del luogo: ho sempre voluto dare corpo a questa fratellanza che esiste tra il luogo e la sacralità della terra e degli elementi che si innalzano, che sono gli alberi – raccontava l'artista Giuliano Mauri - In questo c'è dentro tutta la filosofia del mio lavoro. Il luogo non mi dimentica e questo mi fa felice... mi piace pensare che la gente attraverserà questo luogo pensando al perché è stata costruita, al perché si è fatta, una domanda che la gente si farà da sé, rendendosi conto che l'opera vale il luogo”.
La ideò dal letto d'ospedale l'artista e scultore lodigiano, Giuliano Mauri, morto nel 2009, come omaggio a Expo 2015. A causa di ritardi per difficoltà finanziarie e soprattutto tecniche, per il rischio di piene dell'Adda (fu costruito un enorme terrapieno su cui poggiare l’opera di Mauri, innalzandola al livello dell’argine e proteggendola da alluvioni), l'opera fu realizzata lì, lungo il fiume, in quanto l'artista “non volle prendere in considerazione altri luoghi. La sua cattedrale doveva sorgere lì, in una zona in cui la natura non era contaminata dalla città e che avrebbe lasciato intatta la potenza evocativa dell’opera”. Inaugurata il 23 aprile del 2017, essa ha preso forma successivamente alla sua morte, nel luogo da lui scelto.
Un'opera postuma e un luogo di culto naturale imponente... “destare meraviglia, questa è la molla di tutto il mio lavoro. Immaginare che un giorno, da qualche parte, qualcuno possa provarne meraviglia”, spiegava l'artista. Nato a Lodi Vecchio l'11 gennaio 1938, artista internazionale del movimento Art in Nature, soprannominato dal critico d'arte Vittorio Fagone "Il tessitore del bosco", ha costruito nella sua vita diverse architetture vegetali, con l'intento di recuperare un dialogo profondo con i luoghi. In questa direzione si è sempre collocato il suo lavoro, attento a lasciare i segni minimi, essenziali, lievi, nella prospettiva di una sorta di continuità, o di reciproco completamento, tra arte e natura.
Colonne di rami intrecciati e, all'interno di ogni colonna, una pianta messa a dimora: con i tagli e le potature gli alberi saranno adattati a formare negli anni una vera e propria 'Cattedrale Vegetale'. La Cattedrale è stata costruita con una realizzazione complessa e delicata, secondo l'antica arte dell'intreccio, che prevede l'uso di legno flessibile, picchetti, chiodi e corde; tutti materiali utilizzati secondo le libere e articolate manipolazioni creative dei tempi passati, nel rispetto del ciclo naturale ed econaturale di nascita, rigoglio e marcescenza.
Pensato e voluto da Mauri come omaggio ad Expo 2015, ma soprattutto per lasciare un testamento artistico alla sua Lodi, la cattedrale vegetale (momentaneamente non visitabile, per questioni di sicurezza, a causa del crollo di due colonne e di un necessario intervento di manutenzione) è oggi seguita dalla famiglia dell’artista scomparso: la nipote Francesca Regorda è la curatrice del progetto, mentre i figli si occupano della direzione dei lavori (per informazioni Francesca Regorda, regordafrancesca [at] gmail [dot] com ; www.giulianomauri.com). E' la nipote stessa, contattata telefonicamente, che ci racconta: “E' un'opera che fa pensare ed entrare dentro se stessi, soprattutto attraversandola, in silenzio (come avviene nel silenzio delle cattedrali). Un'opera in continuo movimento: l'opera è viva e cambia la sua percezione a ogni ora del giorno (ogni colonna ha una luce e l'opera risulta molto particolare anche di sera; generalmente l'area è infatti aperta 24 ore su 24) e a ogni stagione. La caratteristica principale è proprio questa: l'opera si muove, le piante sono state posizionate piccole ed è la natura a far crescere l'opera. Ciò è in grado di emozionare, osservandone l'intero ciclo di vita: nascita, crescita, morte... Le piante crescono con l'opera e poi la fanno morire. Ma le sue opere sono eterne: la forza dell'artista è rappresentato dal significato delle sue idee e le sue realizzazioni rimarranno nel ricordo. Un artista incredibile: la prima idea di cattedrale venne a Mauri negli anni 80 e dei suoi progetti sono state realizzate tre cattedrali. Il suo sogno, nell'immaginare la Cattedrale come un luogo di incontro magico che alla città non appartiene, era l'idea di costruire, o meglio regalare, una cattedrale in ogni città del mondo (nell'archivio sono stati ritrovati una settantina di progetti). Un regalo che la famiglia Mauri ha voluto donare alla città di Lodi, ma non solo. Oltre alla visita personale, vengono organizzati laboratori con le scuole, visite guidate e racconti della vita dell'artista. Anche se in realtà, sono soprattutto le sue opere a parlare di lui”.
“La Cattedrale Vegetale - raccontava l'artista - è l'opera che meglio rappresenta la mia idea, è un luogo di grande fatica, ma anche di grande felicità, è uno scolpire con la natura, di cui io, uomo, lavoro la materia come secondo scultore. Alla fine, come sempre, la natura prenderà il sopravvento”.
Quando la struttura scomparirà, infatti, rimarranno gli alberi a testimonianza dell'opera dell'uomo.

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