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venerdì 27 dicembre 2024 | ore 06:09

La speranza di Medjugorje

Il reportage dei nostri amici e colleghi di Corriere Altomilanese.com. In quei posti dove ogni giorno sono centinaia e centinaia i pellegrini che arrivano per pregare.
Attualità - Il santuario di Medjugorje

Una terra bella, ricca di storia, cultura e anche di contraddizioni. Era il 1993 quando partivo per la Bosnia Erzegovina insieme ad altre persone, per portare aiuti ad una popolazione martoriata dalla guerra. Ci sono tornato 25 anni dopo ed è stata, ancora una volta, una grande emozione. Questa volta come CorriereAltomilanese.com insieme al collega Graziano Masperi. Abbiamo alloggiato a Medjugorje, il paese della Madonna e delle apparizioni. Precisamente all’Hotel Mercì dell’amico Gregorio. A Medjugorje sono centinaia i pellegrini che arrivano quotidianamente da tutto il mondo per pregare, per raccogliersi, per chiedere una grazia alla Madonna. Per percorrere, con grande fatica, il monte Krizevac della Via Crucis (molti pellegrini lo fanno a piedi scalzi) o la collina delle apparizioni e per visitare la Comunità Cenacolo, quella Territorio - Francesco Maria Bienati (a sinistra) e Graziano Masperi di madre Elvira. Un luogo speciale, dove chi ha perso ogni speranza la può ritrovare. Tossicomani scartati dalla società sono letteralmente rinati alla Comunità Cenacolo, dove si comincia la giornata prestissimo pregando e si continua lavorando intensamente. Ma la Bosnia Erzegovina non è solo Medjugorje. A una ventina di chilometri di strada c’è la città di Mostar. Teatro dei bombardamenti che un quarto di secolo fa distrussero il ponte vecchio, poi riscostruito anche grazie all’Italia. A Mostar le divisioni e le contraddizioni balzano all’occhio. C’è la parte croata dei Cristiani e quella Musulmani. Le chiese accanto alle moschee. Abbattute e poi ricostruite. Siamo saliti sul minareto più alto di Mostar: si ammira un panorama eccezionale sul fiume Narenta e sul ponte vecchio. Abbiamo parlato con don Krešo Puljić, il parroco della parrocchia di San Tommaso. Ci ha detto che i mali della Bosnia oggi si chiamano mafia e corruzione, ma c’è la speranza di tanti giovani dal cuore d’oro. Non ci sono parole di odio nei ragazzi, solo di speranza. Molti però vogliono andarsene per cercare una vita migliore, perché la politica in Bosnia non c’è. Non pensa all’uomo, solo ai soldi. E poi c’è il museo del genocidio, luogo da vedere. Fa venire la pelle d’oca. Come i palazzi sventrati dai bombardamenti e mai ricostruiti. Come gli immensi cimiteri di Mostar ricavati dai parchi. Pieni di ragazzi morti nel 1993. Abbiamo visitato anche gli antichi villaggi di Blagaj e Počitelj. La moschea, l’acqua sorgiva che forma un fiume e le fortezze ottomane. La Bosnia è storia, cultura e tante contraddizioni.

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