Milano / Malpensa
"Fate squadra, sempre"
"Signor Cruz, sono sbalordito dalla tua impresa, ma non hai raggiunto la meta. Mi devi 80 suicidi e 500 piegamenti. Puoi uscire dalla palestra”. “Farò io i piegamenti per lui. Noi siamo una squadra: si sforza uno ci sforziamo tutti. Un giocatore trionfa, tronfiamo tutti, giusto?”… La scena del film ‘Coach Carter’ da il via all’incontro. Da una parte gli studenti della scuola ‘Baracca’ di Magenta, prima, e quelli della ‘Don Milani’ di Robecco sul Naviglio, poi; dall’altra l’arbitro di serie A, Fabio Maresca. Ma non è stata una semplice lezione, perché ci si è confrontati, si è interagito, si sono condivisi episodi, esperienze dirette ed esempi concreti. Tutti protagonisti, insomma, con il direttore di gara che ha aperto la discussione e con gli alunni che, superata la timidezza iniziale, hanno cominciato ad intervenire. “Ragazzi, qual è per voi il significato di questo video?” – li ha incalzati; e le interpretazioni sono state differenti. Ognuno si era fatto una propria idea, tutti però accomunati dalla stessa parola “comportamento”. “I giovani nel filmato hanno messo in luce il significato più profondo di squadra, dove c’è posto per tutti e dove si ha attenzione per tutti – ha continuato Maresca – Ma il concetto di squadra non esiste solamente nello sport; è qualcosa che vale nella quotidianità. La vostra classe a scuola, ad esempio, è una squadra. Con gli amici, siete una squadra. Con i genitori (e chi ce li ha, anche con uno o più fratelli e sorelle) formate una squadra. Ci deve essere, quindi, unione e collaborazione, come hanno fatto i ragazzi del filmato con il loro compagno”. Un’ora circa di confronto, spiegazione, in modo particolare condivisione appunto di esperienze dirette. Nel mezzo, poi, un secondo video (#parlachetipassa), stavolta incentrato sul bullismo (perché l’incontro rientrava proprio nelle iniziative che l’istituto secondario di primo grado ICS ‘Carlo Fontana’ sta promuovendo per il contrasto a tale fenomeno). In una palestra ci sono un gruppetto di giovani, due di questi si spintonano, uno cade a terra e da quel momento c’è chi inizia a prenderlo in giro (qualcuno filma la scena e qualcuno gli attacca sulla tuta dei foglietti con vari insulti) e chi assiste immobile alla scena con la mano sulla bocca (a voler ribadire, io non parlo), fino a quando quelle stesse mani si tolgono, la voce esce e una ragazza si avvicina al compagno aiutandolo a rialzarsi e andando via assieme. “So come vi sentite – ha ricordato Fabio Maresca – ai miei tempi quando ero uno studente come voi sono stato pure io in alcuni casi vittima, in altri artefice di simili episodi. Dopo ho capito, mi sono reso conto che stavo sbagliando, però io a differenza vostra purtroppo non avevo persone esperte con le quali parlarne. Non state in silenzio, siate invece da esempio facendo capire agli altri qual è il giusto comportamento da tenere. Si certo, i modi sono differenti, non c’è un unico modo che vale per tutte le situazioni, ma ricordate sempre che è fondamentale (e torniamo al primo concetto) essere una squadra, dove ognuno deve sentirsi parte e dove assieme ci si completa e si cresce”. “Ho notato grande sintonia tra lo spirito della nostra scuola e l’attenzione al più debole, al più fragile che Fabio Maresca è riuscito a trasmettere agli studenti – ha ribadito il dirigente scolastico, Davide Basano”. “La presenza di un arbitro di serie A – ha concluso il professor Giuseppe Garavaglia, organizzatore e coordinatore dell’iniziativa – si è concretizzata solo negli ultimi giorni, però è davvero importante non perdere queste opportunità per noi adulti, per l’istituto e soprattutto per gli alunni che, anche grazie a simili testimonianze riescono a sviluppare un senso critico e a valutare meglio i comportamenti propri e altrui”.
...DOMANDE E CURIOSITA' CHIUDONO L'INCONTRO
L’ultima parte dell’incontro... via alle domande e curiosità. E qui gli studenti si sono davvero sbizzarriti con una serie di interventi, molti dei quali particolari e singolari, per conoscere meglio e più da vicino Fabio Maresca. “Anche gli arbitri tifano per qualche squadra?”. “Ognuno di noi da bambino ha avuto una simpatia per questa o quella realtà calcistica. Ti piace una formazione o l’altra, magari perchè è la società della tua città oppure perchè tuo papà, tua mamma oppure un tuo familiare la segue”. “Quando sei in campo ad arbitrare ti trovi a doverti confrontare con calciatori di differenti nazionalità: come fai? In che lingua parli?”. “Tanti giocatori parlano inglese, pur non essendo questa la loro lingua ufficiale. Moltissimi, poi, dopo un periodo in Italia capiscono la nostra lingua e quindi puoi comunicare proprio in italiano. Diciamo che con gli atleti che arrivano dai Paesi del Nord Europa, si parla principalmente in inglese, mentre con i sud americani ci si alterna tra spagnolo e appunto italiano”. “Capita spesso che voi arbitri siate vittime di sfottò da parte dei tifosi durante una partita; ancora che sul terreno di gioco nascano discussioni accese da parte dei calciatori nei vostri confronti: serve tanto autocontrollo”. “L’autocontrollo è certamente una prerogativa fondamentale per chi fa il direttore di gara. Quando indossi la divisa, sai che tu sei il primo che dovrà far rispettare le regole ed il primo a doverle rispettare. Devi essere da esempio e questo non lo devi dimenticare mai”. “Ti sarà capitato di aver preso una decisione e poi di aver capito, magari conclusa la gara, che era sbagliata?”. “Mi riguardo sempre le partite che arbitro. Voglio capire comeho diretto e, se ho commesso qualche errore, non cerco giustificazioni, ma mi rendo conto di ciò che ho fatto per non ripeterlo più e migliorarmi”.
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