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venerdì 22 novembre 2024 | ore 10:29

Kabul: una tragedia annunciata

Attualità - Attentato a Kabul

Sull’opportunità o meno che truppe italiane siano nella coalizione delle 42 nazioni impegnate nella battaglia afghana ‘Enduring Freedom’ c’è e ce ne sarebbe da parlare e discutere. Quel che invece era facile prevedere era un violento episodio capace di annientare in pochi millesimi di secondo i sogni, i progetti e le vite di alcuni nostri soldati. Troppe le tensioni e le paure che hanno circondato il recente voto in Afghanistan, troppi i tentativi di attacco sferrati al nostro contingente. Ma quanto successo giovedì probabilmente è solo un diversivo dal presunto vero obiettivo: l’ambasciata italiana. E invece... Sei militari sono morti e altri quattro sono rimasti feriti in seguito ad un attentato kamikaze che ha colpito un convoglio della Nato sulla strada che porta dal centro cittadino all’aeroporto della capitale Kabul. Nello scoppio sono rimasti coinvolti due blindati italiani di scorta al convoglio, colpiti in pieno dall’esplosione di un veicolo imbottito di esplosivo condotto da un attentatore kamikaze. “Gli effetti dell’attentato sono stati devastanti”, ha sottolineato una fonte militare. Successivamente il ministro La Russa ha spiegato in Parlamento che per l’attentato sono stati utilizzati 150 kg di esplosivo. Oltre ai sei soldati italiani, vanno registrate una decina di vittime tra i civili, a cui si aggiungono 55 feriti. L’attentato è avvenuto alle 12.10 locali, le 9.40 in Italia, nei pressi della rotonda Massud, dove il traffico è rallentato per i controlli sul traffico diretto verso l’ambasciata Usa, il comando Isaf e l’aeroporto. Sui due lati delle strade sono stati distrutti case e negozi. Secondo le prime ricostruzioni, un automezzo civile con a bordo il kamikaze e con un notevole carico di esplosivo sarebbe riuscito ad infilarsi tra i mezzi prima di esplodere. E il bilancio di vittime italiane in Afghanistan sale così a 21, in un conteggio di oltre 1300 morti tra le file della coalizione. Così come per il ‘pantano Irakeno’, anche nella repubblica a lungo controllata dai talebani la situazione appare difficile dal risolversi. E come spesso accade, solo ora ci si ricorderà e si dibatterà sul nostro impegno nell’area.

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