Milano / Malpensa
Alitalia: l’ultimatum di Air France
- 21/03/2008 - 13:38
- Inchieste
La politica è tante cose. Ma è, prima di tutto, decisione. Se la classe dirigente italiana imparasse questa elementare regoletta, ci risparmieremmo tanti indecorosi spettacoli. L’ultimo in ordine temporale si chiama Alitalia. Già, perché ci sono cose che davvero si fatica a comprendere nel dibattito, in corso da mesi, sui destini della compagnia di bandiera. Tutti parlano, rilasciano dichiarazioni, tracciano percorsi, fanno ipotesi, inventano, minacciano, chiedono moratorie, s’immaginano investitori inesistenti. Tutti, da destra a sinistra, sono diventati esperti di scali, vettori, piani finanziari, slot e rotte. Beato chi ci crede. Intanto, Air France consegna l’offerta di acquisto per Alitalia e scoppia il finimondo. E’ vero, la compagnia francese fa il minimo sindacale: mette simbolicamente sul tavolo 130 milioni di euro (in pratica nulla, ma teniamo presente che Alitalia è indebitata fino al collo), oltre a svelare il piano di rilancio, anche se sarebbe meglio chiamarlo ‘piano di ridimensionamento’, almeno nell’immediato. Il numero uno di Air France-Klm, Jean Cyrill Spinetta, non è uno di quei manager che arriva in un posto di responsabilità per nomina politica. Questo succede in Italia, dove più un manager è strapagato più riesce a fare danni. E quando ha distrutto una compagnia, i suoi padrini lo mandano subito a distruggerne un’altra. Spinetta, invece, è l’uomo che ha fatto crescere Air France, l’uomo che ha scommesso sulla fusione con l’olandese Klm, vincendo una sfida tutt’altro che facile. Come ci riesce? E’ bravo, è capace. Soprattutto, è realista. I numeri, dunque. Il piano di Air France ne contiene molti, così riassumibili: un taglio di 2100 dipendenti (cioè gli esuberi in Alitalia), un debito di un miliardo di euro (a tanto ammonta quello della nostra compagnia di bandiera) che il vettore francese è pronto a sobbarcarsi, un altro miliardo di euro che Air France è disposta a investire. I tagli alla flotta, infine. Si prevede che Alitalia subirà una riduzione di 37 aerei passeggeri (dagli attuali 174 a 137), mentre per il disastroso settore cargo Air France propone una moratoria per 3 aerei dall’estate 2008 a tutto il 2010, giusto il tempo per trovare soluzioni economiche adeguate. Va precisato che l’offerta Air France non è flessibile. E qui attaccano i ragazzi del coro. Apre le danze il segretario Cgil Guglielmo Epifani parlando di ricatto (immemore che su quel numero esorbitante di esuberi i sindacati hanno non poche responsabilità), segue il governatore lombardo Roberto Formigoni che accusa Spinetta “di voler affossare Malpensa perché fa concorrenza a Parigi”, chiude il cerchio Silvio Berlusconi rimettendo in campo Air One affiancata da nuovi soci (tra cui lui stesso oppure i suoi figli). Non è una battuta. Anzi, è il sogno segreto del cavaliere: più un’impresa è disperata, più l’uomo ne prova fascino. In questo modo però l’Italia dei Valori, per bocca del coordinatore nazionale Felice Belisario, accusa il cavaliere di conflitto d’interessi, una cosa nuova insomma. Poche certezze all’orizzonte. Due, in particolare. La prima: il governo di Romano Prodi, al di là dell’attivismo del ministro Tommaso Padoa Schioppa, non è titolato per prendere una decisione, dal momento che non ne ha l’autorevolezza. Spetterà a chi vince le elezioni politiche ogni decisione in merito. La seconda: se Air One, Berlusconi, i suoi figli o qualcun altro hanno un’alternativa, la rendano nota. Il piano Air France sarà pure severo e rigido. Ma è l’unico che c’è. L’altra soluzione è portare i libri di Alitalia in tribunale, dichiarando fallimento.
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